Creato da single_sound il 30/03/2015

Verso il Fronte

Alla ricerca della linea del fronte

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

clausmorganabertrand4acer.250m12ps12single_soundMarion20cupidotscassetta2marabertownavighetortempoiltuocognatino1silvano.minoliprefazione09igor_2007giovanni80_7
 

ULTIMI COMMENTI

Una storia di eroismo e sacrificio che non conoscevo. Grazie
Inviato da: Marion20
il 08/09/2023 alle 01:18
 
Bello leggere ancora di partigiani. Grazie
Inviato da: marabertow
il 12/05/2023 alle 22:20
 
Il mondo č pieno di ciechi dagli occhi aperti.
Inviato da: cassetta2
il 21/05/2019 alle 14:01
 
Possono segnalarsi molti altri brani dei Jam veramente...
Inviato da: Igor
il 13/11/2016 alle 17:24
 
Ottimo post. complimenti da Artecreo
Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 20:08
 
 

CHI PUņ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Il no alla riforma costi...Il neoliberismo »

I 100 anni della nascita di Aldo Moro

Post n°108 pubblicato il 31 Luglio 2016 da single_sound
 
Foto di single_sound

Tra qualche settimana, più precisamente il il 23 settembre, ricorre il centenario della nascita di Aldo Moro.

Purtroppo, la sua figura è stata sempre accostata alla sua tragica fine. Di qui il fatto che molto poco spazio sia stato dedicato, sfortunatamente, al suo pensiero. Del resto, basta fare un salto in libreria per vedere quanti libri sono dedicati al suo rapimento e quanti invece alla sua storia personale e culturale. Di testi di quest'ultimo tipo non pare esservi traccia.

Forse, specialmente oggi, non molti sanno almeno due cose della sua parabola esistenziale. Anzitutto, Aldo Moro fu professore di diritto e procedura penale. Si trattava dunque di un giurista. E poi, si trattava di un giurista che partecipò all'Assemblea Costituente, tra i membri della Commissione dei 75 che scrissero il progetto di Costituzione.

Quindi, due sono le tracce di lavoro che potrebbero essere esplorate. La prima, il pensiero giuridico di Moro in materia penale. La seconda, il lavoro di Moro alla Costituente ed eventualmente come la sua formazione giuridica abbia inciso sul suo lavoro alla Costituente.

Naturalmente, non è un lavoro che si può svolgere in questa sede, troppo angusta per questi scopi. Senonché, qui forse si può tentare di fare un paio di commenti (modesti, beninteso) a proposito di alcune frasi di Moro che sono facilmente reperibili on line e che suscitano qualche riflessione.

La prima frase che si può commentare è la seguente:

"Se fosse possibile dire saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a domani, credo che tutti accetteremmo di farlo. Ma non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso. Si tratta di vivere il tempo che ci è dato vivere con tutte le sue difficoltà".

Questa frase suscita un primo, semplice interrogativo: quale Moro sta parlando? Colui che pensa o il politico quotidiano? Qui si ripropone la questione che pure attanaglia il tempo di oggi. Cioè, il politico quotidiano, colui che agisce concretamente tutti i giorni, può sentirsi legittimato a non aver bisogno di un pensiero alle spalle che lo sorregga e lo indirizzi e, soprattutto, il politico quotidiano è esonerato dal pensare, dallo studiare e dall'agganciare queste attività alla sua azione?

La risposta è evidente: no. Non è possibile, se non al prezzo di assistere a ciò che stiamo assistendo oggigiorno, con una classe politica sempre più scadente e con tutto ciò che ne consegue e su cui non vale la pena soffermarsi.

Per cui, tornando a Moro, la frase sopra citata non va, con ogni probabilità, letta in termini di alternativa, ma in termini congiuntivi. Chi parlava, a suo tempo, era persona che sia studiava e pensava sia agiva quotidianamente nel concreto. E la sua azione nel concreto era il derivato del suo modo di vedere le cose, non era il frutto di improvvisazione.

Moro ci invita, dunque, a una assunzione di responsabilità. Bisogna agire nel tempo presente, perché il tempo presente è quello che ci è dato di vivere. In questa prospettiva, Moro sembra estraneo anni luce alla cultura politica di oggi in cui tutti lamentano la c.d. visione di short term perché invece dobbiamo essere lungimiranti e forward looking.

A parte l'ipocrisia che si nasconde dietro questi atteggiamenti perché spesso nascondono la volontà di effettuare "riforme" che oggi invece producono effetti negativi (basti pensare alla riforma delle pensioni del 1995 e poi alla flessibilità e precarietà introdotte negli anni successivi), il presente e il futuro si intrecciano ed è a questo nesso che dobbiamo pensare. Moro non ci dice di non pensare al futuro, ci dice che non si possono saltare le tappe e che dobbiamo agire nel presente. D'altronde, sarà la costruzione del presente a impostare il futuro.

Proviamo a fare un esempio concreto: il debito pubblico. Si potrebbe dire molto a proposito del debito e non è questa la sede. Ma, in riferimento alla frase di Moro, una cosa si può dire. Se il debito aggrava le generazioni successive, è parimenti vero che le generazioni successive si troveranno in una condizione nettamente migliore delle precedenti che sono partite da condizioni nettamente inferiori. E' pertanto fuori luogo la polemica contro le generazioni precedenti che hanno lasciato il fardello alle generazioni successive. Perché, oltre al fardello, dei benefici sono stati lasciati. Ora, è evidente che restituire questo fardello è pesante e provoca scontento. Ma appunto i mezzi oggi sono superiori e possiamo forse ingegnarci a trovare soluzioni, senza dover far polemica con le generazioni precedenti ignorando grossolanamente peraltro le condizioni che esse si trovarono ad affrontare.

Appunto, oggi è questa possibilità. Si tratta di non sprecarla.

La seconda frase di Moro è la seguente:

"Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell'uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l'uno all'altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo".

Qui i filoni su cui il pensiero di Moro si dipana sembrano incardinarsi su tre binari:

1) libertà di pensiero e tolleranza verso l'altrui pensiero;

2) fede di ciascuno nei propri ideali da fondarsi su un'esperienza di verità;

3) interdipendenza dell'uno dall'altro, a partire dal rispetto della libertà altrui.

Anche qui, nella frase di Moro sembra esserci una contraddizione. Vi è, da un lato, l'esigenza di "salvare il mondo", esigenza straordinariamente attuale all'epoca in cui Moro viveva e che peraltro scaturiva da una visione cristiana del mondo e dell'esistenza. Dall'altro, l'esigenza che questa fede di ciascuno non porti alla morte della fede degli altri.

Guardiamo al presente. Questa esigenza di "salvare il mondo", comunque essa si configurasse, non ci sta più. Ne consegue molto semplicemente l'indifferenza di ciascuno verso gli altri e il loro destino, come se questo non ci riguardasse più.

L'affermazione del capitalismo (ma non della democrazia e dei fondamenti del liberalismo e oggi lo si vede benissimo) ha prodotto la sconfitta di ogni altra esperienza di fede e di verità. Con quale conseguenza? Che neanche più questo sistema è facilmente governabile e anzi dà segni di notevole difficoltà.

L'insegnamento della frase di Moro, e che va finanche aldilà del suo significato strettamente testuale, è che ogni visione tesa a salvare l'uomo e il mondo, i.e. a migliorarlo, ha una sua legittimità e andrà combinata con quella degli altri.

E, volenti o nolenti, questa combinazione avviene molto più naturalmente di quanto vogliamo noi e di quanto siamo portati a credere. Prima o poi, è la storia che ci chiama a questo sforzo di unità con persone che pure ritieniamo distanti in termini di "fede" ma con cui, a un momento dato, a fini di "salvezza", saremo chiamati a collaborare.

D'altronde, Moro non parlava a caso. Essendo nato nel 1916, egli aveva visto l'esperienza del Comitato di Liberazione Nazionale dal 1943 al 1945, quando forze diverse si erano riunite in funzione del raggiungimento di uno scopo comune a quelle stesse forze e al nostro Paese. E d'altronde Moro, conscio dei pericoli che il blocco della situazione internazionale creava all'interno del nostro Paese che così non riusciva a progredire rimanendo indietro sul piano sociale, si fece portatore di una politica che era volta proprio ad aprire alle ragioni dell'altro allo scopo di trovare e raggiungere equilibri più avanzati.

In definitiva, è la storia che ci chiama e ci obbliga a questo sforzo di sintesi nei modi e nelle forme originali che la situazione del presente consente.

Questo era il messaggio di Moro, intrinsecamente attualissimo in tutta la sua estrinseca inattualità.

E questo era il piccolo contributo che si poteva offrire alla condivisione da questa modesta pagina online, nella convinzione che non mancheranno contribuiti più originali e più significativi di quello di oggi.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963