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Il no alla riforma costituzionale e la legge elettorale

Post n°107 pubblicato il 09 Luglio 2016 da single_sound
 
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La minoranza del PD si sta incartando (senza che ci si debba sorprendere al riguardo) intorno alla questione del sì o no alla riforma costituzionale.

La questione riguarda in pratica la legge elettorale. Ora, non c'è molto bisogno di parlare del PD o delle sue pseudominoranze, perché altrimenti questo aspetto offuscherebbe il ragionamento. Proviamo piuttosto a vedere la questione nella sua essenza, oggettivamente.

Il problema, più o meno, sarebbe questo: la riforma costituzionale non va bene se la legge elettorale è questa, mentre potrebbe andar bene se si cambia la legge elettorale.

Qui ci sono due aspetti che vanno immediatamente sottolineati.

Si dice: la riforma costituzionale potrebbe andar bene cambiando la legge elettorale. Non si dice mai però quale sarebbe la legge elettorale che dovrebbe sostituire il c.d. italicum. Punto non irrilevante, verrebbe da notare.

Secondo aspetto: la legge elettorale è una legge ordinaria e non costituzionale. Con ciò si vuol dire, molto semplicemente, che questa è modificabile dalle maggioranze parlamentari a piacimento, perché il procedimento di revisione della legge elettorale non è assistito dalle garanzie che circondano le revisioni costituzionali. Il che significa che, una volta votato sì al referendum e modificata la legge elettorale in senso favorevole (ma non si è capito quale) alla minoranza del PD, il prossimo Parlamento in linea di ipotesi ben potrebbe nuovamente cambiare in senso peggiorativo la legge elettorale.

Bastano questi argomenti di per sé a rendere non credibile la posizione della minoranza del PD, che non è legata al merito delle riforme, tant'è vero che sul punto in fondo i vari Bersani e Cuperlo non si esprimono quasi mai se non ricorrendo ad artifici (il primo ha detto che dovrebbe votare sì, però non gli sta bene quello; l'altro ha detto ho votato sì ma potrei cambiare idea, intanto ragioniamo, la legge elettorale non va bene...). Il vero problema della minoranza PD non è la riforma costituzionale, ma il timore che con questa legge elettorale Renzi li faccia fuori dalle liste. Il lanciafiamme di cui ha parlato Renzi, in definitiva, è quello.

Non si tratta di un problema di merito. Si tratta, per loro, di un problema di posizionamento all'interno del loro partito.

Esiste al contrario un problema di merito che riguarda queste riforme e che è indipendente, comunque sia, dalla legge elettorale.

Volendo impiegare lo stesso metodo di ragionamento cambiandone il segno, si potrebbe dire che la legge elettorale non sarebbe un problema se la riforma costituzionale fosse diversa. Ma le cose non stanno così. Esiste un problema con le riforme costituzionali che è aggravato dall'attuale legge elettorale. Questo è il punto vero e che rivela l'insincerità della posizione della minoranza PD, la quale invece dice che il problema è la legge elettorale. Invero, due sono i problemi e si connettono tra loro. Dunque la riforma costituzionale va vista nella sua intrinseca valenza negativa e poi va valutata alla luce della legge elettorale. Non si può fingere che la prima non sia un problema e che lo diventi solo se la legge elettorale non va bene e per di più per mere questioni di partito. 

Per chi volesse legittimamente informarsi sul merito e non pensare ai problemi della "ditta", ci sono naturalmente documenti e pubblicazioni ben più autorevoli anche di quanto viene scritto su queste pagine online e che sono facilmente reperibili. Buona lettura.

 
 
 
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