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Progetto di una “mnemoteca” (archivio della memoria) degli anziani della Lomellina

Post n°21 pubblicato il 19 Dicembre 2009 da legambientelomellina

 

 

Le motivazioni del progetto sono essenzialmente tre:

La prima quella di documentare la vita e la cultura della gente comune, normalmente esclusa dalla produzione di documenti, talvolta oggetto di citazione, ma sempre attraverso fonti indirette, che filtrano e adattano ai loro fini le testimonianze dei “senza voce”.

La seconda è più che un’esigenza, un’urgenza, cioè quella di arrivare in tempo a documentare e quindi salvare il patrimonio folklorico locale, ormai non più in funzione, e quindi destinato a scomparire con la morte degli anziani depositari di quella cultura, non più trasmessa alle generazioni più giovani.  Infatti i fenomeni di acculturazione esterna hanno instaurato forme di egemonia sui meccanismi di inculturazione tradizionali.

Infine è importante un’opera di valorizzazione del territorio, che vi realizza ovviamente anche salvaguardando la memoria di chi lo abita e lo ha abitato. Anche la memoria  dei contadini, è un “ambiente da conservare”, perché è ricco di esperienze, di diversità, di rapporto con la natura e con i cicli naturali, specie nelle generazioni più anziane che, anche per necessità, erano ecologhe ante-litteram. Bisogna imparare dal passato, senza ritorni nostalgici, ma con la consapevolezza di dover lasciare un ambiente il più possibile conservato alle nuove generazioni.

Per raccogliere fedelmente il racconto della propria vita e del proprio patrimonio linguistico e folklorico non si può fare a meno della registrazione.

Scriveva Gianni Bosio nel lontano 1970: “L’ingresso del magnetofono sembra coincidere con il momento di trapasso tra la cultura di tradizione orale a quella di tradizione scritta (...) Il registratore è strumento di molti e diversi confronti, pegno di nuove possibilità anche nell’ambito delle tradizionali discipline culturali. Accumula in maniera netta enormi quantità di materiale (realtà) e le fissa in modo permanente così come appaiono nel momento della fissazione (...) il magnetofono restituisce alla cultura affidata ai mezzi di comunicazione orale lo strumento per emergere”.

Ci si porta l’informatore “a casa”, non si può aggiungere nulla a quello che ha detto, ma lo si può risentire svariate volte, trascrivere le sue parole, fare un montaggio, ecc.

Con la possibilità attuale delle video-camere si aggiunge valore, anche didattico alle registrazioni.

La registrazione visiva aumenta la fissazione di particolari essenziali dell’intervista. La mimica del volto e la gestualità del corpo rimangono anch’esse “agli atti” e permettono successivamente di apprezzare la quantità di informazioni non verbali che fluiscono in doppio senso tra intervistatore e intervistato. Inoltre fissa particolari dell’ambiente che è opportuno registrare: mobili, suppellettili, le fotografie, i quadri appesi alle pareti contengono un’informazione comunque valida. Permette di incrociare il codice verbale con quello visivo per ottenere un supplemento di informazione. La stessa cosa vale per le immagini di mediatori, familiari o amici spesso presenti silenziosi o loquaci ma sempre importanti per l’attenzione giudicante che prestano al racconto di chi parla.

Consente di intervistare più persone contemporaneamente perché l’immagine permette di identificare i parlanti che spesso si interrompono l’un l’altro e che si sovrappongono. Se registrato solo audio il documento rimane dopo l’intervista quasi sempre inutilizzabile perché lo studioso non riesce a identificare la provenienza di molti racconti ed ancor meno le sovrapposizioni di voci.

La video-registrazione infine rende possibile l’uso dell’immagine fotografica nell’intervista.

Le vecchie immagini permettono a chi fa le domande di farlo partendo da un passato individualizzato e non astratto, permettono al testimone di essere “in contesto”, lo aiutano a superare la barriera che lo separa dal passato, le foto gli pongono domande che l’intervistatore non saprebbe neppure formulare. Gli stessi informatori anziani rivivrebbero così un momento collettivo per comunicare il patrimonio di cultura popolare a loro tramandato, che oggi trova sempre meno occasioni per poter essere trasmesso alle nuove generazioni. Ecco il mio progetto che attende un segnale istituzionale di interesse  per poterlo realizzare.

 

 

 

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