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Ferrara, risse rosa ed elezioni

Post n°398 pubblicato il 03 Aprile 2008 da monari

Ferrara00
Giuliano Ferrara ha razzolato male 40 anni fa, ed adesso pretende di predicare bene. Se la prende con ragazzi molto giovani, e li accusa di essere gli stessi che tre decenni fa spaccavano le vetrine.
Suvvia, uno come lei, egregio Ferrara, non può cadere in questi tranelli retorici che da solo si prepara per difendersi, chiedendo ascolto dopo averlo negato a quanti dissentono da lei e dopo non aver voluto dialogare con nessuno.
A 17 anni, nel marzo 1968 a Valle Giulia, Ferrara aveva il loden ed un bastone in mano. Non era la "giannetta" da passeggio. Se avesse trovato la testa di un "avversario" da colpire, l'attrezzo sarebbe stato pronto per l'uso.

La lezione di Ferrara nel "mitico" Sessantotto, gli si è rivoltata contro. Faccia un mea culpa per allora, senza tanti timori. Soltanto così può acquistare credibilità come punto di partenza per quel dialogo che è indispensabile in una società che voglia essere democratica non soltanto a parole.
Ha ragione Achille Occhetto a sottolineare che anche Giuliano Ferrara è stato violento contro le donne. Come quelli che lo hanno zittito. Con l'aggravante, aggiungo, che Ferrara fa la vittima. Ma di che? Ha un giornale che vive con contributi pubblici, ed è di proprietà della moglie di un candidato leader alle prossime elezioni. Quindi l'avvenire è assicurato per il direttore del "Foglio". Non altrettanto si può dire di noi "semplici" cittadini, non garantiti da nessuno.
Mi sembra utile riportare al proposito il parere di Eleonora Gitto: "Per chi è schierato dalla parte della difesa della legge 194, della libertà delle donne e della laicità dello Stato, la contestazione a Ferrara non è letta come un attacco alla persona, ma come una manifesta contrarietà alla moralistica campagna antiabortista che criminalizza un atto di libertà consapevole e ragionato, una decisione difficile presa da ogni donna in considerazione di fattori personali, familiari, sociali ed economici".


[Anno III, post n. 101 (478), © by Antonio Montanari 2008]


Pizza
"Appartengo ad un partito che ha sempre dimostrato senso dello Stato". Giuseppe Pizza, segretario della Democrazia Cristiana, insomma si iscrive d'ufficio nelle liste dei benemeriti della Patria: "Rinuncio a far slittare le elezioni. Faremo una campagna elettorale simbolica e rinunceremo a correre alle prossime elezioni".
Forse ha ragione lui: non ne discutiamo né le ragioni di diritto né i meriti in teoria. Quello che è successo ci serve per dimostrare come il sogno veltroniano di cancellare 5.000 leggi con un colpo di bacchetta magica sia la più pericolosa utopia mai affacciatasi in una campagna elettorale.
Poteva bastare un ricorso e la messa in moto di tutti gli esperti ed azzeccagarbugli che affollano le nostre contrade, per coprirci di ridicolo: elezioni indette, elezioni bloccate prima di svolgerle secondo programma...
Suvvia, ma in quale altro Stato poteva succedere questa commedia strappalacrime, una specie di sceneggiata con il "perfido" che diventa "buono" per fare felici tutti, e che si accontenta di così poco: la campagna elettorale simbolica...
Simbolica, sì del degrado del diritto in un Paese che ha corso il rischio di avere come unico appuntamento non prorogabile il festival di Sanremo. Grazie, comunque, Giuseppe Pizza. Vedrà che la faranno senatore a vita, prima o poi.

[Anno III, post n. 102 (479), © by Antonio Montanari 2008]


Risse_rosa
Ieri sera all'Infedele di Gad Lerner, erano ospiti tutte signore della politica, a discutere più che dei problemi concreti del Paese, di un settimanale che ne ha intervistate altre appartenenti alla stessa categoria, per sapere segreti di seduzione e di comportamento nella vita d'ogni giorno.
Per un'oretta abbondante ho resistito al sonno, poi ho spento il televisore.
Caro Lerner, è vero che la definizione di "quote rosa" non piace a tutti od a tutte le interessate. Ma credo che serva ancor meno stare davanti al video per assistere a "risse rosa" di chi magari fa finta di non capire il nocciolo del problema.
In molti casi il nome di donna serve a mascherare le volontà dei capi-lista (ovvero dei capi-partito), tutti signori uomini. In altri il nome di donna serve per mascherare un rinnovamento che non c'è. E per accontentare poteri forti anche estranei alla vita politica, che impongono quella scelta.
Occorrerà riparlarne seriamente, ma prima bisogna modificare la legge elettorale, non potendo cambiare né costumi né usanze della vita del Paese.

[Anno III, post n. 103 (480), © by Antonio Montanari 2008]

 
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