Messaggi di Ottobre 2007

I Conti di Clemente Mastella

Post n°306 pubblicato il 05 Ottobre 2007 da monari

Blog510 Non ha tutti i torti il ministro Clemente Mastella quando distingue le persone che (come suol dirsi) si sono fatte da loro stesse, da quelle che hanno sangue blu o discendono da magnanimi lombi. I quali garantiscono rendite di posizione e di prestigio pure in una società democratica o presunta tale come quella italiana del 2007. Anzi Mastella ha ragione da vendere.



L'occasione per il suo politico distinguo, è stata la conferenza stampa di stamani con cui ha criticato la trasmissione di «Annozero» di ieri sera. Che ho non  visto, avendo preferito ascoltare  Rai.News.24 (sul digitale), dove si è parlato a lungo ed approfonditamente di due libri. Uno sui finanziamenti di Stato alle aziende editoriali, significativamente intitolato «La casta dei giornali» di Beppe Lopez. E l'altro sul lavoro precario.



Mastella stamani alludeva alla co-conduttrice di «Annozero», la contessina Beatrice Borromeo, che il ministro ha definito una «velinista», termine nuovo che farà scorrere fiumi d'inchiostro. E che credo possa spiegarsi come un incrocio fra la «velina» che balla nel tg satirico di Antonio Ricci e la cronista che guida una trasmissione d'attualità.



Se è così, c'è del genio e della serena perfidia da parte del ministro, in quella sua «velinista» sbattuta in faccia alla graziosa signorina Borromeo.



Mastella ha poi rincarato la dose, spiegando che  il governo deve impegnarsi «per quei 7 milioni di italiani, soprattutto al sud, che non hanno come la signorina Borromeo ville di famiglia, isole su qualche lago...».



Bella battuta, bel programma politico talmente spinto a sinistra, che forse nelle prossime ore qualche rimorso verrà al ministro.



Mastella ha aggiunto: «Io ho il dovere, a differenza di altri, di badare a questi che a differenza di altri non hanno natali illustri, che si sono fatti da sè, che non hanno cognomi di case reali, di conti, di marchesi. Penso a questi giovani anziché a signorine di buona famiglia che evidentemente, non so con quali concorso, sono diventate veliniste di trasmissioni...».
Forse il ministro sa che in certi ambienti si diventa qualcosa o qualcuno senza bisogno di concorso.
Questa coda finale Mastella poteva risparmiarsela, lasciarla a chi critica lo strapotere della casta politica.



Mastella è uomo di mondo, sa essere spiritoso, ha diritto a sentirsi offeso, ma su questo aspetto non posso giudicare perché ho accuratamente evitato Santoro che mi provoca accenni di turbe psico-somatiche con quel suo affannoso dire per ore ed ore.

Oggi si è parlato tanto anche del termine «bamboccioni» usato ieri da un altro ministro, il famoso TPS, a proposito dei giovani che non escono dalle famiglie di origine neppure con i primi capelli bianchi.



Battuta infelice, ha commentato Veltroni. Battuta inevitabile, direi, in un Paese in cui la verità delle notizie nascoste emerge soltanto dal tg satirico di Antonio Ricci.



TPS è vittima di quest'Italia che è stata scossa recentemente da un comico come Beppe Grillo, e che crede di potersi salvare imitando il modello apparso sulla scena mediatica. Ma il modello sperava che i politici seri non imitassero i politici per scherzo come appunto lo stesso Grillo.

Ma... Ma c'è sempre un ma nella storia e nella vita.
Ma, come ha spiegato Veltroni oggi per via radiofonica: «La politica italiana ha perso la capacità di capire la vita reale delle persone».
Ma, come ha scritto concludendo il suo editoriale Lucia Annunziata sulla «Stampa» di oggi, le liste del Pd «sembrano straordinariamente poco nuove. Più un’operazione per portare dentro un pezzo di politica che era in attesa di entrare, che l’annuncio di un rigoglioso nuovo organismo».



Ma, di quanto accaduto nel grembo del Pd, non è però colpa né di Santoro, né di Mastella né della graziosa signorina Borromeo.

 
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Veronica, ci ho pensato prima di Veltroni

Post n°305 pubblicato il 04 Ottobre 2007 da monari

Larioberlusconi Il capo dell'opposizione Silvio Berlusconi raccoglie orgoglioso ma con cauta freddezza, la «stima» esplicitata verso la propria consorte, e mette le mani avanti: l'aspirante segretario del Pd non avrà mai la signora Veronica tra i suoi fans, perché la signora non ama le occasioni mondane da «first lady». Bene. La signora evita di mostrarsi troppo in pubblico fra i politici forse perché non sempre è d'accordo con il consorte.

Ricordate la lettera del 31 gennaio scorso al direttore di «Repubblica»?
«Egregio Direttore, con difficoltà vinco la riservatezza che ha contraddistinto il mio modo di essere nel corso dei 27 anni trascorsi accanto ad un uomo pubblico, imprenditore prima e politico illustre poi, qual è mio marito. Ho ritenuto che il mio ruolo dovesse essere circoscritto prevalentemente alla dimensione privata, con lo scopo di portare serenità ed equilibrio nella mia famiglia. Ho affrontato gli inevitabili contrasti e i momenti più dolorosi che un lungo rapporto coniugale comporta con rispetto e discrezione. Ora scrivo per esprimere la mia reazione alle affermazioni svolte da mio marito nel corso della cena di gala che ha seguito la consegna dei Telegatti, dove, rivolgendosi ad alcune delle signore presenti, si è lasciato andare a considerazioni per me inaccettabili: " ... se non fossi già sposato la sposerei subito" "con te andrei ovunque"».

Credo che la signora Veronica sia per il Cavaliere uno spauracchio costantemente presente, per cui quando si tratta di parlare di lei, lui ci va con i piedi di piombo, dopo quella lettera...




Ho la massima stima della signora Lario. Di lei ho scritto soltanto una volta nel febbraio del 2006: «La signora Lario (al secolo Miriam Bertolini, ex attrice conosciuta da Berlusconi a teatro nel 1980 mentre recitava non troppo vestita ne «Il magnifico cornuto» con Enrico Maria Salerno), dimostra una pacatezza che ci suggerisce un'ipotesi. Nel caso in cui il suo consorte a conclusione delle operazioni elettorali risultasse vincitore ma faticasse a formare un governo, potrebbe scendere in campo lei stessa, incontrarsi con la signora Flavia Franzoni in Prodi e dare inizio ad un giro di consultazioni informali, per formare un innovativo "governo delle donne"». Sono arrivato prima di Veltroni a mettere gli occhi politici sulla signora Lario...



E tanto per vantarmi (cercando la signora Veronica ho trovato anche un vecchio Grillo...), ho riletto con segreto gusto un mio post del 25 novembre 2005: «Beppe Grillo ha dichiarato a Sebastiano Messina di Repubblica (ieri 24 novembre, pag. 15): «"Su Internet nasce la nuova democrazia". Aprendo questo mio blog (il 19 novenbre, avevo scritto: "Internet è strumento di democrazia. Speriamo che la democrazia faccia progressi non con la ragione delle armi ma con le armi della ragione. Ed auguri anche per un uso consapevole di Internet. Un uso rivolto non ad offendere ma a difendere le ragioni di tutti. Un uso intelligente al servizio del bene comune".»

 
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Fassino ingrassa

Post n°304 pubblicato il 03 Ottobre 2007 da monari

Trio03102007
Mentre Veltroni invita Veronica Lario (signora Berlusconi) a militare nel Pd, Fassino ingrassa le stime per il voto del 14 ottobre. Infatti prevede due milioni di partecipanti alle primarie.
Si sa che la soglia minima di un milione è stata variamente considerata. Per la Bindi sarebbe un flop, per Prodi un successo.
Il gioco dei numeri di qui alla data fatidica è forse destinato ad avere altre sorprese.
Forse Fassino è al corrente di sondaggi riservati, come quelli che ama il marito della signora Lario.
Forse Fassino confida nel fatto (indubbiamente matematico) che l'alto numero di candidati e di addetti all'organizzazione dei seggi, riuscirà a raccogliere una buona percentuale di parenti grati e lusingati.
Insomma una roba fatta in famiglia, dove i problemi del Paese conteranno meno delle voci in capitolo di portaborse, addetti alle segreterie, portavoce e suggeritori vari.
Insomma una roba di quelle che sarà più importante sapere chi non c'era, per poter dire di lui: oh, finalmente uno che pensa con la sua testa, e non la china davanti agli ordini di scuderia.

 
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Per Veltroni ci vuole un flop benefico

Post n°303 pubblicato il 02 Ottobre 2007 da monari


Pd01g
Come il lettore Bruno Vergano di Asti (ne leggo la lettera nella «Stampa» di oggi), anch'io sono «tra quelli che due anni fa votarono per Prodi candidato del centrosinistra» e sono come lui uno che non andrà a votare il 14 ottobre.

L'operazione condotta da Veltroni (o per suo conto) è stata puramente di vertice.

Le liste sono nate nei segreti delle segreterie di partito con l'antichissimo metodo della spartizione dei posti.

Sono state oltretutto imposte (con solenne ipocrisia) non figure nuove ma figure blindate. Ovvero personaggi che alla politica sono stati spinti non da motivi ideali, ma dagli interessi dei gruppi che li hanno non proposti soltanto ora bensì inseriti prima in esperienze locali, poi (adesso con la nascita del Pd) a livello più alto. Perché continuino a fare gli interessi dei gruppi che stanno alle loro spalle.


 


Voterà un solo milione di persone per il Pd, il 14 ottobre?

Per la democrazia, per l'esperienza dell'Ulivo, per il futuro dell'Italia, auguriamoci che siamo meno, molto meno, per riuscire a svegliare i dirigenti degli ormai ex-partiti di centrosinistra, per realizzare quelle riforme che sono necessarie al Paese, per dare speranza a tutti che veramente si possano cambiare le cose.


 


Immagino che mi si dirà che sono un illuso. Pazienza. Ma la soglia minima del milione di voti che Rosy Bindi giudica un flop e Prodi un successo, non deve essere raggiunta per dimostrare a Veltroni che la gente non è tanto credulona come «loro» se la immaginano.


 


Fabio Fazio ha ricordato sulla «Stampa» del 29 settembre che Veltroni nella sua trasmissione gli aveva dichiarato l'intenzione di abbandonare la politica per sempre per andare in Africa.

Maurizio Crozza in un'intervista a «il Venerdì» ironizza sul fatto che che il pensiero di Veltroni ha una novità assoluta, il «ma-anchismo». Il sindaco di Roma cerca infatti di abbracciare e sostenere ogni cosa che esiste, anche le coppie di realtà in contrasto fra loro. L'ironia parodistica di Crozza forgia questo ragionamento 'veltroniano': «Siamo per la libertà ma anche per la schiavitù... non possiamo lasciarla alla destra».


 


Dietro l'ironia di Crozza, dietro il rimprovero di Fazio, c'è un reale disagio provocato dal trionfo della solita retorica molto berlusconiana che non avremmo mai voluto rivedere e riproporre anche nel centrosinistra. Quella retorica alla quale chi, appunto da centrosinistra come il lettore Bruno Vergano di Asti, crede nei fatti dovrebbe opporre la lontananza della urne il 14 ottobre prossimo.

Per dare «un segnale forte» alla classe politica con tale orientamento, circa la «mancanza di idee e progetti convincenti». Rubo la citazione a Joaquìn Navarro-Valls che ieri in lungo articolo su «Repubblica» usava queste parole riferendosi però a tutta la classe politica italiana.

Navarro-Valls ritornava sul tema dell'antipolitica, parlando di una «dissacrazione qualunquistica» avvenuta per colpa di Grillo.

Davanti ai pareri autorevoli ci togliamo il cappello, ma restiamo della nostra idea. La denuncia di una crisi, non è la causa di una crisi.

 
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