Il Tempio di Murphy

L'ORACOLO

A volte capita di dire la cosa giusta al momento giusto ed in virtù di questa fortuita coincidenza di essere considerate persone molto sagge e riflessive.

A me questa esperienza è capitato di viverla proprio in questi giorni.

Giusto un week end fa, con un amico, si era finito con il discutere, chissà come, dei coniugi Berlusconi.

Avevo detto la mia senza rifletterci granchè, e mi era parso normale evidenziare come il loro rapporto fosse molto strano. Una first lady discreta, mai al fianco del marito, e mai appariscente. Quasi una reclusa. Per questo avevo insinuato che ci fosse del malessere che prima o poi sarebbe venuto a galla. Detto....fatto...!!

Ma il caso più clamoroso, in realtà, si presentò in occasione del terremoto in Irpinia.

All'epoca ero un giovane studente di scuola superiore (ITIS Molinari - Milano) e non godevo di alcun credito all'interno della mia classe, immagino perchè mi trovassero "strano", "introverso" e in ogni caso diverso dal modo di ragionare della media dei ragazzi di allora.

Si usciva dai grandi movimenti studenteschi degli anni settanta, eredi stanchi del sessantotto, e ogni occasione era buona per "fare casino ed evitare le lezioni".

Qualcuno tra i "benpensanti" e più in vista della classe propose di organizzarsi per andare sul posto e dare una mano. Lo stimolo era tanto forte che tra i più si era iniziato a parlare di cose pratiche del tipo come reperire tende e sacchi a pelo. Qualcuno chiese d'improvviso la mia opinione ed io, spinto dal solo desiderio di non essere coinvolto e timoroso di affrontare situazioni che non conoscevo, me ne uscii con un discorso che sorprese anche me. In breve affermai che una società si può considerare tale solo se strutturata sulla base di compiti che ognuno di noi deve assolvere sulla base delle proprie capacità e conoscenze. Pertanto, trenta studenti impreparati ad affrontare quell'emergenza, avrebbero finito per rappresentare un peso, un'ostacolo, più che un valido aiuto. In tali frangenti a noi la società poteva solo chiedere di continuare a studiare. Ci fu il gelo ma nessuno approvò o smentì la mia affermazione, anche perchè nel frattempo aveva fatto ingresso nell'aula la professoressa Crovetti. Era una donna prossima alla sessantina, insegnava Italiano e lo faceva con grande carisma. Ogni suo pensiero, ogni sua valutazione erano considerati dogma dall'intera classe. Nel corso della lezione i soliti "benpensanti" e più in vista della classe segnalarono alla professoressa il desiderio di organizzare il gruppo di soccorso e lo fecero, naturalmente, perchè ci fosse un sigillo ufficiale da parte della mitica prof. Purtroppo per loro il risultato non fu quello sperato. Ed infatti lei stessa precisò che una società si può considerare tale solo se strutturata sulla base di compiti che ognuno di noi deve assolvere sulla base delle proprie capacità e conoscenze. Pertanto, trenta studenti impreparati ad affrontare quell'emergenza, avrebbero finito per rappresentare un peso, un'ostacolo, più che un valido aiuto. In tali frangenti a noi la società poteva solo chiedere di continuare a studiare.

Ci fu il gelo in aula e molti si girarono ad osservarmi. La professoressa Crovetti notò il gesto ma non credo capì quanto stesse accadendo. Per alcuni giorni vissi di rendita su quell'episodio per rientrare, in seguito, nell'assoluta normalità del quotidiano.

G.P.