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Terroristi e zingari

Post n°31 pubblicato il 23 Luglio 2007 da il_viaggiatore_pa

Dal sito di Repubblica leggo un fatto che mi fa riflettere, che mi fa venire voglia di esprimere un pensiero. In breve, un bosniaco e un marocchino si sono gettati in acqua per salvare due bambini in difficoltà e il bosniaco è morto dopo averli salvati. In realtà questa è solo metà della notizia, l'altra  metà riguarda il fatto che i genitori dei bambini si sono allontanati prima ancora di sapere se il soccorritore dei loro figli sarebbe riuscito a salvarsi, ma non voglio soffermarmi su questo aspetto. Chiaramente non mi sembra un bel comportamento ma non voglio giudicare due genitori che hanno rischiato di perdere i figli, e comunque non la ritengo una cosa da mettere al centro dell'attenzione.

Quello su cui voglio soffermarmi è il fatto che due stranieri qualunque non hanno esitato a mettere a rischio la loro vita per salvare due bambini, i figli di persone a loro sconosciute. Due stranieri di Paesi che spesso ci suscitano diffidenza. Due stranieri che magari uno quando li vede pensa "... oddio, attenzione che questo ruba i bambini ..." oppure "... 'mazza quanto è grosso, avrà mica una cintura esplosiva? ...". Due stranieri che quando qualcuno del loro Paese fa qualcosa di male fa felici i giornali che possono uscire subito con titoloni sul "pericolo islamico" o sugli "zingari ladri".

E' umano, è normale, è semplice spirito di sopravvivenza provare timore, diffidenza per chi è diverso da noi. E però, però, dobbiamo anche essere capaci di ragionare, riflettere. Per un terrorista, per un ladro di bambini, nel nostro Paese ci sono centinaia di migliaia di Dragan o H. R. (il giornale non riporta il nome del marocchino) disposti a fare senza esitazione quello che ognuno di noi farebbe (spero). Magari hanno abitudini diverse dalle nostre ma vivono i nostri stessi problemi. Sono molto diversi da noi ma ciò non implica che siano "cattivi". Anzi, dall'incontro, dalla reciproca conoscenza possiamo forse tutti imparare qualcosa, soprattutto imparare a vivere insieme in pace.

Non cediamo alla tentazione di vivere nella paura del diverso da noi, sentimento questo che si augura e anzi fa di tutto per provocare chi vuole manovrarci per fare i suoi comodi. E non cediamo a questo sentimento di paura prima di tutto per non ingrigire la nostra stessa vita, per non rinchiuderci in uno spazio piccolo piccolo che magari ci sembra tanto sicuro, ma che in fondo non è altro che una prigione.

Ciao a tutti!

 
Rispondi al commento:
il_viaggiatore_pa
il_viaggiatore_pa il 24/07/07 alle 15:15 via WEB
Ciao armega. In effetti la nostra incapacità di instaurare un normale rapporto di convivenza sia tra italiani che nei confronti degli stranieri ci fa andare da un eccesso all'altro: un momento ci fa paura chiunque sia diverso da noi, un altro lasciamo calpestare quei valori sui quali è (o meglio dovrebbe essere) fondata la nostra società. E' vero quello che scrivi: quando ti trovi in certe città del mondo respiri una bellissima aria cosmopolita e multietnica, un'aria che nelle città italiane è difficile trovare. A me hanno fatto questo effetto New York, Londra e Sydney, e un po' anche Parigi. Gente di tutte le etnie e di i tipi, di tutte le più svariate abitudini e modi di vestire in giro senza che nessuno giudichi nessun altro, anzi, nella più totale indifferenza generale. E' una sensazione che trovo molto bella, affascinante. (PS Ottima memoria! mancavano solo artisti, pensatori e trasmigratori)
 
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