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e sono sobrio in un’alba
Post n°76 pubblicato il 17 Luglio 2011 da imagomentis
e credo che sia stato walter benjamin nel suo angel novus o forse adorno in minima moralia ad affermare che il vuoto a volte è colmo di cattivo pieno
poi si lasciava andare in altre frasi che non rammento ma che potrei cercare tra le mensole
te le risparmio perché da sobrio al mattino non capirei il motivo della faccenda
la luce bianca è sparsa nel cortiletto in coccio
forse sono le nuvole che impallidiscono
oppure è davvero l’autunno che ritorna
questo però non è importante
non è il momento di fare arcadia da circo equestre
perché voglio far cenni disimpegnati con minimi aggettivi di quel vuoto che ci separa e unisce in quel pieno ammassato dal tempo osceno del disincanto incanto nell’esistere monco di aggiustamenti e sconti sentimentali
c’è chi nel vuoto mette persino un figlio
come se fosse facile prendersi cura di un’altra essenza
sarà perché l’allegoria del rispecchiarsi mi annoia io nel mio vuoto non ho messo un figlio
c’è chi ci mette il dovere e chi un consorte oppure un gesto di preghiera infinita di bestemmia o di sesso e chissà cosa ancora a riversare
ho fin troppa ironia disincantata per prendere sul serio gli uni e gli altri
e infatti non ce li ho messi
certo ti piacerebbe che ti narrassi un po’ di più di me per darmi il benvenuto nel tuo vuoto
dovresti cogliermi ebbro di chiaroscuri così potrei riempire quello spazio
sarebbe divertente per una volta mettermi in mostra e fare puleggia di pavone
ma tu non reggeresti all’urto del quotidiano mio
quest’estate ad esempio vennero le formiche giù in cucina a spingersi sul pavimento e sul muro in fila indiana per scompigliare la zuccheriera e raccogliere le mollichine sparse sui ripiani
ci crederesti se ti dicessi che le ho lasciate libere di muoversi senza schiacciarne alcuna che non si fosse per caso trovata sotto il mio piede scalzo sul pavimento?
era felice il geco che scorrazzava nella sera sul muro a rimpinzarsi
ed erano felici le formichine
ed io mi divertivo a spifferare sulla mia pelle quando con le zampette mi stuzzicavano
tu le avresti ammazzate tutte quante
e questo cosa c’entra con il cattivo pieno?
se vuoi puoi ridere ma nel tuo vuoto ci sguazzerei come un luccio tra i gorghi di un torrente o dove il fiume sfocia e mischia schiuma dolce e salata in mulinelli sul mare
quando però il sole si accinge alla caduta e si scompone nella luce impalpabile del balzo sull’emisfero concede un vuoto per un istante al cielo in una foggia riflessa messa a rovescio ai bordi di un confine scarlatto all’orizzonte
perché direbbe un altro tra gli scaffali
ciò che conta di un vaso è il vuoto che esso contiene
e sono sobrio in un’alba che ricomincia dall’incavo dei sensi a raccontare
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Inviato da: StregaM0rgause
il 31/07/2013 alle 07:33
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il 02/07/2013 alle 07:56
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