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le cosce della femmina sotto un ripiano messo a soqquadro dai fogli
con indolenza si affinano in una loro causa formale sgomberata all'inizio
dai passi doppi dell’apparenza colta a lato dell’occhio a rosicchiare
quel poco di sostanza tracannata in gola e un maschio tocco munifico
all’indietro è squilibrato da moto un coniugato di accuratezza ancillare
di spalle è simile ad una tana erosa alle chiusure da mani confacenti
e dondola ai suoi contorni serpeggiando sulla propria anca amatissima
in sintonia col picchiettio di brocche in vicinanza di fronzoli viziosi
che a conti fatti sopra un bancone di calcare corvino sono trattabili
postillatori di un malessere da orifizi a piombo a bizzeffe sfamato
e bagattelle che sistema all'aria fatta di sole mare e cuore a perdifiato
poi con motteggio senza proporzioni si dilunga in un’ansa a belvedere
che si frastorna nell’ego mezza manica coi lineamenti in forma di poggiolo
e se non fosse a prima vista un tacito mostrarsi all’essere con l’occhialino
sarebbe pausa uggiosa di commedia tra le fattezze di polpastrelli ruffiani
l’altra metà del mondo scivolato in un pallido rosa oltraggio non si procacci
da queste frasi in bilico di strafottenza perché ho dato ed ora mi distendo
pigro nell’enunciato di un bagliore sciolto in un calice gremito di recessi
tortuosi in spigoli da buon uso smodato proprio sull’uscio a recintare vuoti
per farne orpelli con i nodi scarlatti tenuti insieme da due arbusti notturni
per sillogismo a tinta unita d’abbagli ci combiniamo in chiose di fraseggi
a conteggiare moti oscillatori senza difetti in rilevanze parallele all’iride
dipinta per due lemmi analoghi scompaginati da colpi a scatti efficienti
tra due profili scomposti e un sopracciglio di tettoia gialla in tempo tolta
all’attimo sporgente e non vietata dal crollo perspicace di un flashback
in trampoli disimparati siamo soltanto brutte copie rinviate su un filo teso
di lucentezza a tratti sbilanciati dai riverberi sconci di razziatori forsennati
unti di simboli ingorgati da un reale rimesso in piedi senza alcun pudore
sopra un giaciglio che scricchiola al modo di uno strato di fronde asciutte
sminuzzate imperfette sotto una pioggia senza fine di estremità seminude
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