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Post n°83 pubblicato il 18 Marzo 2013 da imagomentis
e penso al tempo in questa notte impeciata
così per celia e per dimenticanza voglio centellinare di zibibbo
(uno affrescato in fretta ti protendi sul profilo del sole)
dopo il secondo cincin oppure mozart a raccattarmi così ti voglio bene
ed è forse apparenza di un eros senza appoggio quasi mistico in tralice ed è forse improvviso dischiudersi di un fiore
(ma non ho voglia né vaghezza di disquisizioni stanotte che mi abbevero con questo vino dolce della mia terra e ricordo il sapore antico dal giallo chicco ondulato sotto quel sole caldo che spostava una bionda fragranza nei campi arati percorsi da me adolescente incontaminato)
eppure ogni mattina l’ammiccare sorpreso all’ennesimo sole sopra vetri spruzzati e inumiditi dal brusio di un abbaglio
e sento l’alito non visibile di un’aura accastellata sull’iride
(niente mano di bianco dagli occhi stanchi che mi incanta)
di suoni e segni assiepati nel nulla ed è persino prendersi cura di memoria viziosa sregolata
la dimenticanza e ricomporla mentre il reale è altrove anche se vortica e nel cervello come uno sciame in viluppo confuso e in ogni caso esisti
(ti immagino
e in un sogno)
uno schizzo irreale di immagini e di suoni sui polpastrelli e non si decidono
alla tua forma dell’occhio in cambio di niente farla sgorgare piano dentro una goccia rossa o bianco neve pestata
trapuntate nella danza di suoni)
così nel buio aspetto il prossimo tramonto col verme lì sul fondo a galleggiare intimidita dalla bocca
impreciso su scogli solido di sinonimi
zigzagante femmina inzuppata a pelle viva sbucciata
(a catinelle e zampilli in una notte virata seppia)
oltre la via della seta a ricercarsi nei paraggi increspati di una luce di luna in scontro di nitore e di vaghezza con un bagliore lontano di finestre
riscritto 23 ottobre 2004
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Post n°82 pubblicato il 26 Dicembre 2011 da imagomentis
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Post n°81 pubblicato il 22 Agosto 2011 da imagomentis
è una notte bislacca che s’accartoccia ai sensi, imbambolati all’alba da un dormiveglia ruvido, di congiunzione fragile al torpore, scarnito al sole in bilico sui vetri che si farfugliano specchi
da qualche parte un corpo a conca nudo di femmina forse rimasto incavo sgombro, impalpabile, sgusciante, acceso in un rimando di sogni da mente a mente
perché nell’aria c’era un buon odore di eros, chiaro al suo occhio che si scriveva a margine voci di cose e gesti, quasi a cornice di uno scorcio pittato da mani inquiete, indocili, arruffate sul giaciglio e sul muro
così, sorpreso da quel sentire vago d’inconsistenza, ha preso a meditare coi chakra mossi, uno alla volta, dal suo respiro lento sparso nel corpo,
reminiscenze magiche con un soffio a convergere sul terzo occhio, quasi pura energia mentale a percepire il vortice di luci sparpagliate fino all’imago, tenue
come si fa in poesia, intaglio di un mosaico d’inconsistenza sorto dal nulla e rigettato al mondo, in forma di parole, forse di versi, ma in questo caso in foggia di pensieri, sbrigliati all’essere e dalla mente sciolti d’immaginario
qualcosa ha visto, in quelle docili anse del meditare a cuore riconciliato e pieno, ed ha pensato che era il tuo tornare, spirituale, incorporea nella sua anima monca, troppo legata ancora alla mancanza, all’assenza sciocca dimora all’esistere, senza di te che adesso evanescente, eterea gli parli dentro e canti e danzi e ridi e voli dal tuo altrove vicino al suo qui ed ora, quando nella sua mente ti fa accorrere
e la scrittura salmodia su questa terra a pezzi un po' di roba imperfetta, da ricercare nel suo tao divagante coi sensi vigili ai tratti d’impermanenza o nella testa docile dove il silenzio si addice, quieto, immenso, sconfinato come in un mantra muto, senza vocaboli, parafrasando il logos, che a lui lemmi inesatti ridanno simboli e segni, a volte prodigiosi, noncuranti del nostro dire approssimato, incerto, chiuso nella caverna che proietta l’ombra d’impermanenza alle idee, confuse, rischiarate da torce fioche ai dorsi e tremolanti in aura, che le riflettono dalla parete all’anima di roccia e vento
e fino all’alba insistere, ad incalzare il vuoto, con gli occhi chiusi e immobili, ammonticchiando immagini di fiato, con il respiro a cerchio del suo corpo, costante, esteso all’attimo, all’eterno
poi il primo sole, timoroso e sobrio, con i suoi raggi tiepidi, in un bocciolo fragile di albore, porta i pensieri sminuzzati al vivere, con un salto nei sogni, di rimbalzo all’esistere, fino al crepuscolo ed alla prima luce,
figlia del sonno a togliere materia e forma, in questa veglia stramba, che s’accartoccia ai sensi
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Post n°80 pubblicato il 19 Agosto 2011 da imagomentis
come sarebbe bello sbatacchiare insieme l’aria scheletrica di questa nuova mattina tra il fumo confidente di una pipa accesa e il fiato appiccicoso di un sonno impreciso
un demone cromatico occultato tra muri ingarbuglia grovigli pettinati dal tempo
non dimezzare i rumori e le voci tra le scalfitture dei gesti resta appoggiata alla mia finestra in rivoli di pioggia immaginata
senza avvenire un punto incustodito tra i nostri corpi è la cuna del sole
gorgogliano di giustizia e di verità i vecchi compagni
non saprei recitare la ragione del mio silenzio
poesia e musica si sovrappongono nel dormiveglia
le idee boccheggiano in una boscaglia di foglie gialle e mucchi di memoria si accatastano nelle piazze vuote
da lontano sulla cima di un monte rosso un vessillo sventola e lo sguardo si inumidisce al ricordo
eppure questo bicchiere dall’alba ha soltanto le tracce delle mie labbra perciò continuo a scrivere questi schizzi affrettati
frugare tra le parole è una fatica inutile
puoi metterti controluce solo di spalle?
nel portacenere di terracotta azzurra bucce di arancia e cicche si ammonticchiano
e non parlatemi di una rivoluzione in occidente perché probabilmente non saprei come abbigliarmi
questa musica intanto mi si appiccica agli occhi e non c’è spazio per l’immaginazione
ma claudio monteverdi mi riconcilia col mondo e mi accompagna tra i rumori del giorno a puntellare
non so nemmeno se la sua musica t’incanterebbe
posso nel frattempo preparare un caffè senza difetti con una sola goccia di liquore lasciata negli anfratti della mia cute spoglia di ideologia non di passione mentre nel disincanto immagino il tuo scrollarti irrequieto in questo giorno disabitato e lento?
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Post n°79 pubblicato il 02 Agosto 2011 da imagomentis
e tra le mani scorre il dhammapada sotto gli occhi inattesi della mente che vagolava inquieta tra le cose di una memoria generosa al tatto prima dell'eremo
rompono gli argini pensieri d'arrembaggio su ciò che fui per farne una poltiglia d'inconsistenza e sciogliere gli ormeggi di questo luogo di ponente sconfortato detto occidente almeno nel pensiero e togliersi dagli occhi ipocriti e usurai di libertà non vera e consumista
restano i libri a togliere muffa allo sguardo e un po' di musica manda via la canaglia
il bicchiere è in esilio nel repulisti ideologico e troppa calma in giro tra le idee che a nulla servono prive del referente appiccicato all'essere che è sempre altrove a masticare anime irrequiete
oh sì l'amore o il sesso in un contesto essenziale che mitiga l'assenza d'intelligenza al bivio dottrinale con sinonimi a coda come quel piano vecchio sopra il palco della mia pantomima
ed è un persino divertissement loquace guardare i polpastrelli zoppicare sul corpo docile che ti ricopre l'incavo della coscienza e quella luce a tratti dalla finestra sembra l'occhio bislacco di una divinità che si diverte a sfotterci
ma quando chiudo gli occhi nel mio sogno tornano i pezzi sparsi del passato tra le parole che scrivo come missiva all'aria del crepuscolo fitto d'immaginario e di reale
e in quella crepa dei sensi prima dell'alba la geometria del tempo come i pezzetti a colori di un calembour dentro l'iride si suddivide al tocco dello sguardo
e tutto il resto se ne va a ramengo giocherellando
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Inviato da: StregaM0rgause
il 31/07/2013 alle 07:33
Inviato da: StregaM0rgause
il 02/07/2013 alle 07:56
Inviato da: o3radovicka
il 01/07/2013 alle 21:32
Inviato da: manuela
il 26/04/2013 alle 12:15
Inviato da: StregaM0rgause
il 23/03/2013 alle 07:33