Post n°30 pubblicato il 18 Marzo 2011 da anyony
Ciò che sta succedendo in Giappone è davvero sconvolgente, alla catastrofe naturale si è aggiunta quella nucleare. Viene spontaneo domandarsi dove ci stia portando il troppo progresso. L’uomo vuole gestire l’ambiente pensando di ottenerne dei vantaggi per la sua sopravvivenza, ma è sempre la natura che comanda e spesso dopo troppo sopportare si ribella, al che saggiamente dovremmo fare un passo indietro. Speriamo che sia così per quanto riguarda il nucleare.
QUESTA NOSTRA TERRA
Quante imprevedibili catastrofi Uniscono nella sofferenza Estremi opposti di una vita Sotto mutevole stella Tormentata e dilaniata Ad ogni volgere di tempo!
Nubi tossiche distruggono Ostentate sicurezze: Siamo vittime di noi stessi! Tramiamo il nostro destino Ribelli alla bella natura Affascinati dal progresso.
Trema la nostra terra, Esterna con furie d’acqua Rabbie al suo interno sopite, Ridimensiona la sfrenata Ambizione dell’essere umano.
Anyony
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Post n°29 pubblicato il 10 Marzo 2011 da anyony
L’ho incontrato due volte nel centro di Roma, la prima a via Nazionale, la seconda vicino piazza del Popolo: è un uomo anziano dagli occhi azzurri e profondi. Si annuncia con il melodioso suono dei campanacci che diffonde melodie montane nel traffico della città. Ho sempre avuto un’attrazione particolare per il bestiame al pascolo, mi dà tanta pace. L’ho fermato e gli ho chiesto se li vendeva. In un primo momento mi ha risposto di no, poi mi ha detto che li vende solo a chi ama la montagna. Mi ha spiegato che sono diversi di misura e di suono a seconda se li ha portati una capra, un caprone, un cavallo o una mucca. Me ne ha dati alcuni in mano perché li ascoltassi e sentissi la poesia che emanano. Mi ha detto che provengono dalla Sardegna, un suo amico li restaura e glieli manda. Ogni giorno l’uomo dei campanacci viene a Roma da Tivoli e cammina senza nessun itinerario, portando in città i suoni delle montagne. Anche un giornalista del Messaggero l’ha notato, mi ha fatto leggere un ritaglio di giornale in cui si parla di lui. Non sapeva di essere diventato un personaggio, un passante gli ha fatto notare l’articolo. Roma è sempre piena di sorprese. Prima di salutarci ha accettato di farsi fotografare insieme a me, naturalmente con i campanacci!
SUONO DI CAMPANACCI A ROMA
Scampanio di mandrie montane Ubriaca la mente ed il cuore, Odore di prati e di monti Nel centro affollato di Roma Odo arrivare distinto.
Delicato e soave motivo Invita ad arie boschive.
Compaiono bucoliche scene Accordo di mie fantasie: Montagne assolate e Pascoli verdi e sereni. Autore è un piccolo uomo Nell’aria diffonde le note Accende nel cuore i ricordi. Campanacci di ogni misura dai Collari consunti dall’uso Invita all’ascolto e a comprare.
Accade nel cos dell’Urbe!
Ritorna la mente all’estate Ondata d’effluvi gioiosi. Mi fermo a parlare con lui e Acquisto una nota e un ricordo…
Antonia
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Post n°28 pubblicato il 01 Marzo 2011 da anyony
Nelle corso delle mie passeggiate romane ho spesso incontrato dei clochard. Percorrendo sempre le stesse strade ho iniziato a conoscere i loro visi, le loro abitudini, i luoghi dove preparavano i giacigli fatti di cartoni. Ho finito col considerarli quasi familiari anche se loro, tra tanta gente che passa e presi dalle preoccupazioni di una vita ai margini della società, sicuramente non mi avranno mai notata. A volte alcuni sono spariti nel nulla e invano li ho cercati nei luoghi dove di solito li vedevo. In particolare qualche anno fa avevo notato due donne bionde che dall’aspetto mi sembravano straniere e, poiché si assomigliavano, ho pensato che fossero sorelle. Quando passavo all’imbrunire le vedevo preparare il loro letto fatto di cartoni sulla soglia di uno di quei negozi che vendono souvenir per i turisti vicino San Pietro. Di mattina poi le notavo tra le colonne del Bernini a prendere il sole, si erano anche abbronzate e avevano quasi un aspetto florido anche sei loro occhi si perdevano nel nulla. Per diverso tempo non le ho più viste, poi, due giorni fa, le ho incontrate a Piazza di Spagna. Sono stata felicissima di rivederle, nell’incrociare il loro sguardo ho sorriso, ero felice di averle ritrovate, ma di certo, non conoscendomi, non avranno capito il perché…
GLI INVISIBILI
Giacigli fatti di cartoni La strada come domicilio Invisibile popolo di clochard!
Indefinibile è la loro età Nascosta dai patimenti. Vivono miseramente Ignorati e bistrattati. Spesso spariscono nel nulla Inghiottiti dall’egoismo, Borderline di una società Indifferente e accentratrice. Lanciano sguardi eloquenti Implorano una moneta ed un sorriso…
LE VEDEVO A SAN PIETRO
Le vedevo ogni giorno Esiguo barlume d’umanità.
Vestivano miseramente E di sera preparavano Dimesso un giaciglio Espiando colpe non commesse. Vivevano vicino San Pietro Ombre tra torme di turisti.
Accettavano serene il loro destino.
Sparirono improvvisamente, Agnelli sacrificali della vita! Non le rividi per anni…
Per caso stamattina le ho Incrociate a piazza di Spagna: Evanescenti fantasmi Tra una folla ignara. Rinnovata la speranza Ora so che ci sono ancora… Antonia |
Post n°27 pubblicato il 24 Febbraio 2011 da anyony
Pubblico qui di seguito due poesie in acrostico: la prima è della poetessa e pittrice Daniella Pasqua, la seconda è composta da me. Nella sua bella poesia Daniella esprime il sentimento per una persona che le è di grande sostegno ed è al suo fianco in modo molto discreto, insomma un angelo custode. Quest'amore è talmente alto che va oltre la vita terrena. Nel mio acrostico, racconto una mia passeggiata sul mare dove l'elemento acqua, con la sua immensità, ricarica le mie energie cancellando delusioni e dispiaceri, "macchie" che inevitabilmente il quotidiano ci propone.
PENSANDO A TE…
Presenza discreta
Eppur costante;
Nutri il mio spirito
Sapendo il bisogno mio.
Attendi …
Non ti offendi,
Dolcemente conservi
Ogni segreto mio.
Amore ultraterreno!
Ti aspetterò…
E tu ben sai perché.
Daniella Pasqua
CAMMINANDO SULLA SPIAGGIA... Combino i miei pensieri Armonizzando i passi col Mare che compiacente M’ accompagna in Inebriante concerto. Naviga la mia barca Assaporando la brezza Novella ed eccitante D’un mattino di giugno Odoroso e spumeggiante.
Sulla molle battigia Umida d’aurora Lascio impronte di vita Lavo ogni macchia e Aspergo l’anima nell’acqua.
Sfiorando la rena, il mio Piede avido assorbe Impenetrabili energie. Attorno c’è l’infinito! Gorgoglia la barca Giocando con l’onda e Immerso nell’immenso Arriva il cuore fino a Dio…
Antonia |
Post n°26 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da anyony
AMO IL BATITITO DELL’ONDE
Ascolto un’onda pigra che Metodica e puntuale si ripete Offrendo schiumose scie
Impronte lasciate ad ogni Lento rientrare nell’immenso.
Battigia e onda si baciano e All’infinito s’incontrano Teneramente s’attendono in Tacito e amorevole accordo Inseguendo il loro idillio. Tutt’a un tratto il moto cambia in Oscuro presagio di tempesta:
Domina un flusso improvviso Elargendo spruzzi spaventosi; Liquida forza inaspettata! L’ascolto smarrita e pensierosa.
Onde simili si susseguono Nell’altalenarsi dei mie giorni: Diffondono amorevoli sereni E…d’improvviso scatenasi tempesta!
Antonia
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Un acrostico (dal greco tardo ἀκρüστιχον, composto di ἄκρον, «estremo» e στßχος, «verso») è un componimento poetico in cui le lettere o le sillabe o le parole iniziali di ciascun verso formano un nome o una frase, a loro volta denominate acronimo. Da tempo mi diletto a scrivere poesie, ultimamente compongo acrostici, in questo blog vorrei trattare argomenti culturali o di attualità concludendo sempre con questa forma letteraria. Se qualche lettore vorrà inviarmi un acrostico di sua composizione sarò felice di pubblicarlo.
LE MIE IMMAGINI SUL LAGO DI COMO
LA MIA TERRAZZA SUL LARIO
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