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Un futuro nero per i giovani lavoratori italiani.

Post n°215 pubblicato il 08 Luglio 2011 da cavallo140
 

Generazione mille euro (film)

Trama

Matteo è un trentenne, neolaureato e geniale matematico, che lavora per una importante azienda di marketing, e divide il proprio appartamento con il suo migliore amico Francesco, appassionato di cinema e playstation. La vita dei due giovani sarà sconvolta e rivoluzionata dall'arrivo di Angelica, nuova direttrice dell'azienda di Matteo e della nuova coinquilina Beatrice. In brevissimo tempo una serie di eventi si abbatteranno su Matteo, che lasciato dalla fidanzata, sfrattato ed a rischio licenziamento sarà posto per la prima volta nella sua vita davanti alle responsabilità.

Generazione 1000 euro è diretto da Massimo Venier che in conferenza stampa si stizzisce quando si parla di precari: "non amo molto la parola precariato perchè abusata e televisiva: uniformando la questione con questo termine/marchio si finisce per nascondere anzichè mettere in luce il problema".

Alessandro Tiberi, protagonista, parla del suo Matteo come di un ragazzo che "si rapporta a tutti gli altri personaggi come se fossero uno specchio che lui cerca di decifrare: è intelligente, vorrebbe fare ciò per cui ha studiato una vita e invece si ritrova in una multinazionale senza sapere cosa farà domani. L'unica arma che gli rimane è quella del sarcasmo, dell'ironia".

Ed è proprio l'ironia il piatto forte di Generazione mille euro che fa sorridere facendo riflettere e permette a tutti di pensare di non essere, in fondo in fondo, solo dei "luoghi comuni".

Realtà...............................

Inquietante fare due calcoli sulla pensione che si dovranno aspettare milioni di italiani. Troppo pericoloso diffondere certe notizie. Meglio parlare di piccoli fatti di cronaca nera, del pinguino Frizz, del cane Bill, del delitto di Cogne, di Elisa Claps, di Sarah Scazzi, di black block, maretta in maggioranza, calciopoli o gossip estivo. La stampa italiana, la stragrande maggioranza delle testate che la costituiscono, nega di trattare un argomento che, pur essendo una non notizia, dovrebbe essere posto a conoscenza di tutti. Se non è la stampa a innescare una rivoluzione, intesa come cambiamento del sistema, chi altro potrà mai fare questo? Qualcuno ne parla. Oggi l’ANSA ha diramato una notizia in merito a un recente studio Censis-Unipol. Che ci sia qualcosa di politico o no in tutto ciò non importa, quel che conta sono i numeri che caratterizzano lo studio.

Il 42% dei giovani lavoratori di oggi avrà pensione sotto mille euro a mese

Risultati progetto Censis-Unipol su Welfare

“Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andra’ in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. E’ quanto emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto ‘Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali’ di Censis e Unipol.

La ricerca – sulla base di una stima del Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato – sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. “Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera”, spiega l’indagine. E ricorda che “la previsione riguarda i più ‘fortunati’, cioé i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano”.

In Spagna li chiamano da anni ‘milleuristas‘, coloro i quali percepiscono 1000 euro. In Italia ancora molti li sognano, restando con disponibilità mensili inferiori (es. 800 euro, quando oggi il canone mensile di locazione di un misero monolocale nella periferia di una città medio grande costa non meno di 600 euro, escluse spese).

1000 euro nel 2050 potrebbero essere paragonate a meno di 200 euro di oggi, quindi una situazione di assoluta povertà, mentre equitalia e le banche continuano a pignorare per le insolvenze rispettivamente di fiscalità e mutui. le sofferenze bancarie crescono, i titoli di stato si moltiplicano sino alla soglia critica del default (impossibilità di restituire il capitale con conseguente perdita dell’intero investimento – sono soprattutto le fasce più deboli a investire nei titoli di stato, ritenuti i più affidabili del mercato).

Si parla di lavoratori dipendenti, i privilegiati, pochi. E i precari, recentemente definiti la parte peggiore d’Italia da un ministro in carica?

Dopo i lavoratori dipendenti infatti è bene ricordare che al sud, dove una donna su due non lavora, gran parte dei giovani vive una situazione lavorativa di costante precarietà, con un reddito medio stimato di appena 400 euro mensili. Le statistiche del lavoro parlano di occupati solo perché i criteri per definire un occupato sono molto larghi. Vogliamo parlare della qualità dell’occupazione? Non pretendiamo i super stipendi dei dirigenti pubblici o dei rappresentanti politici. Basta qualcosa che consenta di fare una famiglia, prendere in locazione un piccolo appartamento, acquistare un’automobile anche da pagare a rate, mantenere i figli a scuola, concedersi un paio di settimane di vacanza all’anno. Una vita normale, banale, che per molti tuttavia resta un miraggio, oggi, in Italia, dove l’economia è retta dal reddito di padri e nonni, figli di un’altra epoca e del sistema pensionistico retributivo. Si stava meglio quando si stava peggio.

Ricordate qualche mese fa cosa stava per venir fuori, poi è stato magistralmente insabbiato? Ecco un estratto da un articolo comparso su Wired:

Inps, è ufficiale: i precari saranno senza pensione

La notizia è arrivata e conferma la peggiore delle ipotesi. Rimarrà sotto traccia per ovvi motivi, anche se in Rete possiamo farla circolare. Se siete precari sappiate che non riceverete la pensione. I contributi che state versando servono soltanto a pagare chi la pensione ce l’ha garantita. Perché l’Inps debba nascondere questa verità è evidente: per evitare la rivolta. Ad affermarlo non sono degli analisti rivoluzionari e di sinistra ma lo stesso presidente dell’istituto di previdenza, Antonio Mastrapasqua che, come scrive Agoravox, ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l’INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale“. (…)

Ancora oggi, infatti, sul sito INPS, a differenza degli altri lavoratori, per i precari (gli iscritti alla c.d. ‘gestione separata’).

Qualcuno come Paolo Attivissimo parla di una bufala e interpreta le parole del presidente INPS a sfavore dei precari, quasi a dire che anch’essi riceveranno una degna pensione, solo che ora non è il caso di calcolarla pena svenimenti precoci. L’antibufala non è altro che una strenua difesa dello stato costituito, resta la verità: con la miseria versata da lavori peraltro sottopagati (in parte dichiarati e per giunta stagionali, in larga parte in nero), il futuro di milioni di italiani non vedrà neppure il miraggio di una pensione.

Riflettete e diffondete, perché altri possano farsi un’idea sul proprio presente e, soprattutto, sul proprio futuro.

 
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