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INVECCHIARE...

Post n°219 pubblicato il 16 Settembre 2011 da cavallo140
 

La paura d'invecchiare

Le varie fasi della vita, il loro modo di viverle, il corretto rapporto con l'idea della morte sono fattori che influenzano in maniera sensibile la qualità della vita e quindi è giusto che abbiano un posto rilevante nelle nostre riflessioni. Nel De Senectute Cicerone diceva che "nessuno è tanto vecchio da non sperare di vivere ancora un giorno né alcuno tanto giovane da essere sicuro di vivere ancora un giorno". In questa frase, che ricorda quella del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno che ci consente di distinguere ottimisti da pessimisti, è racchiusa la propensione al timore di invecchiare e al panico che l'idea della morte può generare.
La paura d'invecchiare non sempre è collegata al concetto di morte; ci sono individui che non temono la morte, ma sono terrorizzati dall'idea di diventare vecchi. Sono cioè privi di una ricetta chiara che distrugga questa paura, assicurando loro che si può vivere "da giovani" l'età avanzata. Non a caso molti uomini attempati cercano di sconfiggere la paura degli anni che avanzano accompagnandosi a donne molto più giovani: la loro ricetta è la ragazzina sempre diversa con cui ogni sera escono a cena. Funziona finché una delle compagne non ha il coraggio di dire loro la verità!
In realtà per invecchiare bene e quindi non avere paura di invecchiare, una volta maturi, si devono fare sempre le stesse cose. Questo consiglio è la risposta implicita alla domanda: come si devono vivere le varie fasi della vita? È ovvio che nessuno riesce a seguire alla lettera il consiglio perché è insito nella natura umana cambiare, possibilmente in meglio. Il punto è che il consiglio va visto al negativo: quando non si fa più qualcosa che si è sempre fatto, senza che il nostro atteggiamento sia dovuto a un cambiamento positivo, o prima si era immaturi o si sta diventando vecchi. Il cambiamento è cioè la linea di demarcazione fra le varie fasi della vita: l'adolescenza, la maturità e la vecchiaia.
Non esistono altre fasi, come la giovinezza, la terza età o simili: si tratta di degenerazioni delle tre fasi succitate. Ormai è lampante che un uomo di cinquantacinque anni può fare le stesse cose di uno di trenta; il fatto che molti cinquantacinquenni non ci riescano non è perché hanno imboccato la terza età: è perché hanno gestito così male la loro vita che ormai sono vecchi! Analogamente un ragazzo di venticinque anni che non ha ancora la maturità di un adulto è ancora un adolescente; pensiamo a tutti i giovani che passano le loro serate in discoteca, non perché amano il ballo, non perché amano la musica, ma solamente per aderire al loro cliché di giovani. Dieci anni più tardi quanti ci andranno ancora? Forse il dieci per cento. Vuol dire che l'altro novanta per cento si comportava così solo perché era ancora immaturo. Non hanno significato frasi del tipo: "Ora ho una famiglia", "Torno stanco dal lavoro" ecc.

 

 

I vecchi sulle panchine dei giardini
succhiano fili d'aria a un vento di ricordi
il segno del cappello sulle teste da pulcini
i vecchi mezzi ciechi i vecchi mezzi sordi
I vecchi che si addannano alle bocce
mattine lucide di festa che si può dormire
gli occhiali per vederci da vicino a misurar le gocce
per una malattia difficile da dire
I vecchi tosse secca che non dormono di notte
seduti in pizzo a un letto a riposare la stanchezza
si mangiano i sospiri e un po' di mele cotte
i vecchi senza un corpo i vecchi senza una carezza
I vecchi un po' contadini
che nel cielo sperano e temono il cielo
voci bruciate dal fumo
e dai grappini di un'osteria
i vecchi vecchie canaglie
sempre pieni di sputi e consigli
i vecchi senza più figli
e questi figli che non chiamano mai
I vecchi che portano il mangiare per i gatti
e come i gatti frugano tra i rifiuti
le ossa piene di rumori e smorfie e versi un po' da matti
i vecchi che non sono mai cresciuti
I vecchi anima bianca di calce in controluce
occhi annacquati dalla pioggia della vita
i vecchi soli come i pali della luce
e dover vivere fino alla morte che fatica
I vecchi cuori di pezza
un vecchio cane e una pena al guinzaglio
confusi inciampano di tenerezza
e brontolando se ne vanno via
i vecchi invecchiano piano
con una piccola busta della spesa
quelli che tornano in chiesa lasciano fuori bestemmie
e fanno pace con Dio
I vecchi povere stelle
i vecchi povere patte sbottonate
guance raspose arrossate
di mal di cuore e di nostalgia
i vecchi sempre tra i piedi
chiusi in cucina se viene qualcuno
i vecchi che non li vuole nessuno
i vecchi da buttare via
I vecchi i vecchi
se avessi un'auto da caricarne tanti
mi piacerebbe un giorno portarli al mare
arrotolargli i pantaloni
e prendermeli in braccio tutti quanti
sedia sediola oggi si vola
e attenti a non sudare
e attenti a non sudare ..

Claudio Baglioni

 
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