Eppur si muove...
il lento incessante movimento della vita-riflessioni e azioni
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Ieri sono stato a trovare mio zio. Sta male. Un male incurabile che lo mangia dentro. Lo incontro su di un letto di un'ospedale, un ricovero quasi annunciato, voluto, sebbene fra qualche giorno, credo, lo dimetteranno. Non so quanto riesca a riposare alla notte - mi ha confessato che dorme poco o nulla - quanto i dolori lo facciano rimanere ancora la persona vitale che è sempre stata. Un volto un pò scavato, non so se più dal dolore o dal non riposo. Oltre a mia madre, c'era accanto a lui sua moglie (mia zia) e un suo conoscente che con la sua simpatia e i suoi tanti racconti ha rallegrato un pò l'ambiente.
Mio zio ride, sorride con gusto e piacere, scorgo in lui ancora quella voglia di vivere, di lottare, che è insita nel suo carattere forte. Solo che questo male non riuscirà a sconfiggerlo. Oramai siamo un pò tutti demoralizzati, mia zia per prima. Era uscito quasi indenne da un ictus cerebrale undici anni fa, rimanendo un pò offeso a una gamba e a un braccio, ma sempre stringendo i denti dopo il dolore che tale evento drammatico gli aveva lasciato. Lo vedo sorridere quando parliamo della sua squadra del cuore - il Genoa - con le sue imprese, i suoi giocatori simbolo, l'essere genoani fin dalla nascita, una fede che sicuramente lo aiuta.
E noi presenti a far buon viso a cattivo gioco, a mascherare ciò che già sappiamo, a sperare che la fine per lui giunga il più lontano possibile nel tempo. Poi i soliti discorsi, le solite spietate speranze, che lui possa soffrire il meno possibile e nel più breve tempo possibile, discorsi di circostanza, lucidi...tra un male incurabile e un bene irrealizzabile, si cerca che giunga al termine il male, con ogni sua conseguenza. Discorsi che a me non piacciono: infatti, in un mio post, credo uno dei primi di questo blog, mi ero interrogato come uno possa sperare che una nostra cara persona possa morire il prima possibile, spazzando via, con quest'evento, un mare di stanchezza fisica e mentale per chi assiste il malato, e un male...maligno, per il degente.
Non è una situazione facile. Non è un periodo facile per me, e non solo per me.
Posso solo tenere dentro a me tutte quelle situazioni in cui sono stato a contatto con mio zio, ammirando sempre i suoi sorrisi spontanei, le sue espressioni di mimica facciale dove meraviglia e stupore facevano da padroni sul suo volto. Ascoltare i suoi discorsi sulle statue lignee, i Cristi, che si portano in processione durante le feste religiose...lui che aveva un passato da aiutante portatore di Cristi, e ora era da molti anni un organizzatore di tali eventi.
Non aggiungo altro. La mia mente è tutta un fluire di ricordi, e di speranza di vederlo sorridente.
Un abbraccio, zio.
by inagguato
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