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Un blog creato da francescodil_3 il 04/09/2007

iocheamosolote

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INSEGNARE

Quando avrai trascorso trent’anni della tua vita a mettere a punto dei fini metodi psico-pediatrici, medico-pedagocici, psico-pedo-tecnici, alla vigilia della pensione prenderai una buona carica di dinamite e farai discretamente saltare qualche isolato di un quartiere di catapecchie.

E in un solo istante avrai fatto di più che in trent’anni di lavoro.

 (Fernand Deligny)

 

 

edoardo sanguineti

Post n°218 pubblicato il 23 Maggio 2010 da francescodil_3

1.

che dolore l’amore!

                            ho visto un  sacco di tipi ridursi come mosche

d’inverno, come flaconi crepati, come gomme da masticare masticate:

                                                                                                                                             e io

(io che ho gridato, una volta: questa volta non mi freghi più), che mi sono

strappato mani e piedi (nemmeno fossero stati  guanti e ciabatte, guarda),

sono disposto a sputarti la mia lingua,  ancora,

                                                                         a  gentile richiesta:

 

 

2.

un ungherese con il naso storto ( un eccellente poeta, pare) mi ha interrogato

in piena notte, in piena Terrazije, dicendo: come hai fatto, tu, che non sei ancora

impazzito? ( perché diceva ho tutta l’aria di un Artaud) : e io ho risposto, allora:

ma ci aiutano le donne, un po’:

                                                era d’accordo ( anche se ha precisato subito

che fu omosessuale, e che adesso non chiava niente):

(ci aiutano con la loro pazzia,

proprio, se aveva ragione quella specie di ristampa aggiornata di un’Elisa,

lassù, nella sede di Politika, che mi lasciò dicendo: divertiti e ama):

 
 
 

Canzone

Post n°217 pubblicato il 20 Maggio 2010 da francescodil_3

 

 

È tutta una vita che passo da qua

e ancora rischio di perdermi

magari è questione di troppa sensibilità

o  sono soltanto motivi tecnici

 

E tu dici,  una bussola

dovevi almeno portarla con te, una bussola,

potevi almeno spiegarmelo

come si usa una bussola, scusa.

 

Ci sono amori che non si ricordano

e baci che non si dimenticano  

persone che passano e non si salutano, e sputano

e cani bianche che a volte ritornano

 

E tu dici,  la vita

dovevi almeno capire perché

la vita

 

Il tempo che cambia col vento che arriva

quest’anima stanca che pure respira

quest’angolo piatto che gira

quest’anima dolce e cattiva

 

che dice,  guardami

dice perché non parli?

 

Dice sbrigati prima che sia troppo tardi

 

guardami

perché non parli?

Fermati prima che sia troppo tardi…

 

(f. de gregori)

 

 
 
 

frammenti

Post n°216 pubblicato il 07 Maggio 2010 da francescodil_3

 

Di quanto sento la mancanza

non ti saprei dire

Ma la domenica mattina,

non essere chiamato e richiamato

dagli amici di sempre

o non sentire l’odore di caffè del bar

con chi hai fatto questi  gesti

per trent’anni di seguito

è dura da sorbire

 

e intanto cammino  in cerca

di qualcuno che

riesca a rendere meno amaro

questo caffè insapore, o

almeno una parvenza di sensazione…

 

 

Perdonami se ti sto vicino, alcune volte anche troppo,

sappi, però,  che è un’illusione,

io non c’entro, non ci sto.

Tu cercami lontano

più lontano che puoi e

mi troverai perso

nei vicoli della città incompresa

Ridente e infelice mentre

assaggio il sapore di niente.

 

Sarò sempre inquieto e deluso

Avrò, per riconoscermi,  

un  grammofono appeso  al

collo che non suona più.

 

Il motivo?

 

È finita la corsa, c’è sciopero

o solo  per  noia.

Scegli tu quale.

 

 
 
 

frammenti

Post n°215 pubblicato il 02 Maggio 2010 da francescodil_3
 

 

Dall’ombra costruita di un albero

virtuale

mi proponesti  un senso.

Dietro il mio  stupido diniego,

per ripicca,

abbandonasti  me e  te…

e  tutto il resto.

 

 

‘ tu sola hai conosciuto

lo smontabile altare da campo di tutte le mie donne’,

è un vezzosissimo verso,

ma non l’hai concepito tu

e neanche capito.

 

Ho voglia di sentire

riecheggiare dentro di me

una sensazione antica

 

un’ora di pace

dei miei vent’anni,

senza troppo pensare.

 

Eppure,  non so che dirti…

 

la sensazione forte

strana  possibilità inesplorata

non mi dà nessuna gioia,

non mi fa né caldo né freddo.

Mi rende, se possibile,

ancora più triste.

 

 

Le vibrazioni del cuore

ti portano  fuori  strada

e  fanno  mancare  la meta.

 

Scriverò forse di  te

sapendo che non lo saprai

scoprendo ancora  i tuoi occhi

per smontare  pian piano il mio ricordo.

 

 
 
 

Bohumil Hrabal

Post n°214 pubblicato il 18 Aprile 2010 da francescodil_3

Piove.

Lacrime gocciolano sulle palpebre delle finestre

e il fumo

inonda la città di un pudore azzurrognolo.

Ho voglia di dormire. Ma guarda!

Un carro scorre silenzioso per la strada tagliata in due,

come una barca in uno stretto canale,

e i cavalli

due macchie marroni,

remano al ritmo dei colli dondolanti,

mentre il contrappunto

del piovigginante singhiozzo

tamburella per la noia.

 
 
 

francesco di lorenzo

Post n°213 pubblicato il 03 Aprile 2010 da francescodil_3

Sai che ti ho voluto molto bene

anche se non te l’ho mai detto?

E che quando, ormai,  ti vengo  a cercare sulla tomba

non riesco mai a parlarti.

Sono sempre distratto dai rumori e dalle cose

e mi arrabbio. E allora mentre cammino

per i viali,

ti chiedo  di aiutarmi, nella vita.  Sono come un  bambino

che vuole il  gelato.

E siccome non ti muovi  a farlo,

penso che sia colpa tua. Tutto.

Tutto ciò che di cattivo mi succede

tu potresti non farlo accadere.

Vedi quanto potere che ti do?

E quanto ti considero.

 

E che stupido, che sono!

Mio caro papà.

 
 
 

Frammenti

Post n°212 pubblicato il 25 Marzo 2010 da francescodil_3

Il passato non  esiste.

Ora come ora

è solo un’omelette  bruciata

ed indigesta.

 

Al limite, volendo, 

un passato

lo potrei cercare

in alcune ore di letto soffice

o in interminabili discussioni

dentro stanze bianche

con i muri vuoti

dove si parlava di tutto

 

di patate, di spiriti

di cipolle, di  pianti

 

poi,

niente.

 

 

 
 
 

frammenti_5

Post n°211 pubblicato il 23 Marzo 2010 da francescodil_3

Sai,

la tristezza passerà domattina

o tra una settimana forse,

forse

passerà,

se spunterà il sole

se il cuore del  nostro ‘bene’ senza cuore

smetterà di  confondere

se capirà, ma chissà.

 

 

E se poi  anche noi capiremo   i tasti 

che abbiamo toccato

se ci saremo ancora

se le ali non ci  faranno più male

(Quelle fragili sono più resistenti

si è sempre saputo).

 

Intanto resteremo  attaccati a qualcosa

che ci inchioda

ad una fantasia di niente

alle nostre scale senza  età

che molti, normalmente,

prenderanno  per infanzia.

 

E rideremo ancora

di una poesia,

forse,

non so, chissà.

 
 
 

francesco di lorenzo

Post n°210 pubblicato il 14 Marzo 2010 da francescodil_3
 

 

Anna e Mauro, nella loro bella villa costruita con il sudore di una vita, si svegliarono non sapendo che quella sarebbe stata la giornata peggiore della loro esistenza. Mauro non riusciva, non ci era abituato, ad alzarsi con comodo. In inverno alle sette e mezza massimo lo trovavi giù in cucina che preparava il caffè. Stava lì quando bussarono alla porta e l’inferno ebbe inizio. In campanello non era una novità a quell’ora, sarà un conoscente… invece erano due brutti ceffi. Appena Mauro aprì fu scaraventato a terra, gli misero un cerotto alla bocca e lo legarono ad una sedia. Anna scese le scale mentre i due in evidente stato di agitazione stavano prendendo suo marito a schiaffi e pugni. Voleva tornare indietro su per le scale, ma fu afferrata da uno dei due uomini che la prese per la gola, la trascinò giù sul divano e le puntò una pistola alla tempia. Al suo pianto l’uomo rispose con una botta in testa con il calcio della pistola. Anna dovette vedere come Mauro veniva lentamente massacrato per tutta la mattina, li dovette accompagnare alla cassaforte e prendere soldi e oro. Poi la legarono ad una sedia imbavagliandola. Verso le 13 finalmente se ne andarono. Poco dopo non sentì più il respiro di Mauro, per lui, menomale, era finita.

 
 
 

Antonio Porta

Post n°209 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da francescodil_3

 

“ Della mia vita, in un certo giorno,

non seppi più nulla, soltanto quello

che rivelò il barbiere domandando dei

miei figli e m’accorsi di non averne mai

saputo, guardandomi bene negli occhi sopra

la schiuma e i riflessi del rasoio.

Uscii e impolverai le scarpe tra le

pietre, e proseguii, le stringhe

slacciate, sulla via di casa, il

gocciolìo del sudore: entrando qualcosa

accadde, non ricordo, dietro il portone,

immobile tra i cristalli, l’ostilità di

mia moglie e mi chiesi chi era.

Per togliere la polvere, chinato, si recidevano

le stringhe, la fronte mi sanguinava, tra i

cristalli spezzati, le stringhe tra i capelli,

e premevo, frugando tra le schegge, scrivendo

nella polvere, la lingua mi si tagliava,

lambendo, il sangue colava dagli occhi, sulle tempie,

i figli non sanno nulla…”.

 

 
 
 
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GIOVANI E SOCIETÀ

Provate a  dare uno sguardo a come i giovani proletari vengono formati in strada dalla mancanza di riferimenti e di interessi, dall’essenza di dialogo con la società, dalla ghettizzazione rotta solo con la violenza o con la partecipazione al consumo, da quanto si potrebbe fare in termini di spazi, strutture, educazione e cultura e da quanto invece non si fa. (M. Braucci)

 

L O STILE

 

Io sono così. Nei miei libri racconto i fatti, che sono la vera cosa importante. Tutto accade in modo crudo e semplice. Sono le persone che ci ricamano intorno. Certamente questo stile riflette anche il mio modo di essere. Ho faticato molto per trovare il mio stile, quello che meglio mi si adattava. I miei primi scritti erano poesie, ed erano totalmente differenti, meno tristi anche.  Non ne ero soddisfatta però, ritenevo di scrivere come tutti gli altri, che nel mio modo di scrivere non ci fosse niente di originale. Ero anche stanca di quel linguaggio così enfatico e sentimentale. Volevo scrivere in modo più asciutto e più oggettivo. Così sono arrivata a questo stile, meno lirico, più scarno, ma che mi rispecchia anche di più.

(Agota Kristof)

 

PREVÉRT E LA POESIA

L’intelligenza non aiuta affatto a scrivere belle poesie; essa può tuttavia evitare di scriverne di brutte. Se Jacques Prévert è un cattivo poeta è soprattutto perché la sua visione del mondo è piatta, superficiale e falsa. Era già falsa ai suoi tempi; oggi la sua nullità appare lampante, al punto che l’intera opera  sembra lo sviluppo di un gigantesco luogo comune. Sul piano filosofico e politico, Jacques Prévert è innanzitutto un libertario, cioè, fondamentalmente, un imbecille.

 

Michel Houellebecq

 

 
 
 
 

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