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Un blog creato da francescodil_3 il 04/09/2007

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INSEGNARE

Quando avrai trascorso trent’anni della tua vita a mettere a punto dei fini metodi psico-pediatrici, medico-pedagocici, psico-pedo-tecnici, alla vigilia della pensione prenderai una buona carica di dinamite e farai discretamente saltare qualche isolato di un quartiere di catapecchie.

E in un solo istante avrai fatto di più che in trent’anni di lavoro.

 (Fernand Deligny)

 

 

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Antonio Porta

Post n°209 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da francescodil_3

 

“ Della mia vita, in un certo giorno,

non seppi più nulla, soltanto quello

che rivelò il barbiere domandando dei

miei figli e m’accorsi di non averne mai

saputo, guardandomi bene negli occhi sopra

la schiuma e i riflessi del rasoio.

Uscii e impolverai le scarpe tra le

pietre, e proseguii, le stringhe

slacciate, sulla via di casa, il

gocciolìo del sudore: entrando qualcosa

accadde, non ricordo, dietro il portone,

immobile tra i cristalli, l’ostilità di

mia moglie e mi chiesi chi era.

Per togliere la polvere, chinato, si recidevano

le stringhe, la fronte mi sanguinava, tra i

cristalli spezzati, le stringhe tra i capelli,

e premevo, frugando tra le schegge, scrivendo

nella polvere, la lingua mi si tagliava,

lambendo, il sangue colava dagli occhi, sulle tempie,

i figli non sanno nulla…”.

 

 
 
 
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GIOVANI E SOCIETÀ

Provate a  dare uno sguardo a come i giovani proletari vengono formati in strada dalla mancanza di riferimenti e di interessi, dall’essenza di dialogo con la società, dalla ghettizzazione rotta solo con la violenza o con la partecipazione al consumo, da quanto si potrebbe fare in termini di spazi, strutture, educazione e cultura e da quanto invece non si fa. (M. Braucci)

 

L O STILE

 

Io sono così. Nei miei libri racconto i fatti, che sono la vera cosa importante. Tutto accade in modo crudo e semplice. Sono le persone che ci ricamano intorno. Certamente questo stile riflette anche il mio modo di essere. Ho faticato molto per trovare il mio stile, quello che meglio mi si adattava. I miei primi scritti erano poesie, ed erano totalmente differenti, meno tristi anche.  Non ne ero soddisfatta però, ritenevo di scrivere come tutti gli altri, che nel mio modo di scrivere non ci fosse niente di originale. Ero anche stanca di quel linguaggio così enfatico e sentimentale. Volevo scrivere in modo più asciutto e più oggettivo. Così sono arrivata a questo stile, meno lirico, più scarno, ma che mi rispecchia anche di più.

(Agota Kristof)

 

PREVÉRT E LA POESIA

L’intelligenza non aiuta affatto a scrivere belle poesie; essa può tuttavia evitare di scriverne di brutte. Se Jacques Prévert è un cattivo poeta è soprattutto perché la sua visione del mondo è piatta, superficiale e falsa. Era già falsa ai suoi tempi; oggi la sua nullità appare lampante, al punto che l’intera opera  sembra lo sviluppo di un gigantesco luogo comune. Sul piano filosofico e politico, Jacques Prévert è innanzitutto un libertario, cioè, fondamentalmente, un imbecille.

 

Michel Houellebecq

 

 
 
 
 

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