Creato da Faccio_le_capriole il 13/04/2009
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Credo che la primavera abbia il nauseante scopo di farmi incazzare.
In questa stagione, quando esco dalla mia cripta, non so mai come e quanto vestirmi. Così, finisco sempre con l’essere troppo poco coperto e con i polmoni putrefatti.
C’è chi addirittura osa sostenere che siano le quaranta sigarette che mi fumo quotidianamente ad avere un certo peso in tutta questa mia etisia. Chissà perché tutti coloro che possiedono un opinione su di me si sentono sempre autorizzati ad esprimerla.
Ieri, stufo del mio Jaguar, praticamente impossibile da usare per andare in montagna a sciare, poco amato dagli altrui paraurti, ma idolatrato dai carrozzieri cittadine, mi sono presentato dal concessionario.
- Buongiorno
Mi saluta formalmente un mezzo busto in tailleur scollacciato con un ottimo paio di argomenti.
- Chough coff coff cough Buongiorno cough cough cough…
- Mi dica
- Coff coff cough vorrei parlare con un coff coff cough commerciale coff coff cough
- Ha un appuntamento?
- Certo che coff coff cough coff coff cough…… no
Mi guarda come se le avessi appena detto che ho pestato una enorme cacca di cane prima di entrare nello show room. Cosa che potrebbe anche essere vera, ma non trovo necessario approfondire.
- Allora le devo chiederle di fissarne uno, al momento tutti i nostri responsabili commerciali sono impegnati.
Alzo gli occhi e vedo quattro omini ingiacchettati chiusi dentro ad un ufficio che chiacchierano troppo allegramente: evidentemente gli argomenti sono il calcio, l’evasione fiscale o le baldracche.
- Coff coff cough, non c’è problema, coff coff cough… io coff coff cough aspetto coff coff cough
Incassa senza nemmeno una smorfia.
- Si accomodi
- Coff coff cough grazie coff coff cough
Mi siedo in un salottino elegante in similpelle probabilmente di vera mucca. Mi soffio rumorosamente il naso una mezza dozzina di volte e sfoglio qualche opuscolo rilasciando lasciando microbi come un untore medioevale.
Dopo mezz’ora non si fa vivo nessuno, nemmeno nessun cliente, nonostante i quattro omini ingacchettati continuino a cazzeggiare allegramente.
Mi annoio a morte e nemmeno lo smanettare sull’Ipohne mi è di consolazione. Sarà perché c’è troppo poco porno sull’iphone.
Così mi avvicino ad un GL che visto così, sarebbe proprio quello che fa comodo a me. Me lo guardo un po’, sotto gli occhi attentissimi del mezzo busto. Mi sento scomodo come un extracomunitario a Lampedusa.
Mi siedo, do uno sguardo alla plancia. Schiaccio un po‘ di tasti a caso. Guardo il bagagliaio. Se non fosse per il colore da uomo anziano (grigio chiaro metallizzato) potrebbe andare bene.
Finita la mia ispezione ed ormai certo di non poter ricevere risposte in un tempo ragionevole mi appropinquo ad uscire per fumare almeno un paio di sigarette. Una per placare la fame di nicotina, una seconda per farne un po’ di scorta: non sia mai che il mondo finisce improvvisamente ed io vado all’inferno in piena crisi di astinenza.
Appena mi avvicino alla porta, mi ritrovo il mezzo busto alle spalle che sfodera inaspettatamente un ottimo paio di gambe ed un aria da gendarme. Ottima immaginata con frustino e corsetto in pelle.
- Mi scusi, sta andando via ?
- coff coff cough… No… coff coff cough… fumo un po’
- Ah…
- coff coff cough Può però dire a quei 4 marmittoni che se coff coff cough non si degnano di parlarmi entro coff coff cough 5 minuti me ne vado davvero.
- Sono impegnati in riunione, mi dispiace.
- coff coff cough sarà coff coff cough come dice lei coff coff cough.
Fumo, rifumo per sicurezza e mi svuoto le tasche da una trentina di fazzoletti sporchi. Poi rientro e mi risiedo quieto, che tanto non so mai farmi rispettare. Dei quattro marmittoni ingiacchettati non c’è traccia.
Entra il titolare.
Mi lancia uno sguardo.
Mi stringe la mano e mi abbraccia.
Ricambio un po’ imbarazzato.
- Coff coff cough ciao Antonio coff coff cough
- Ma ciao!!! Che ci fai qui CARISSIMO!!!!
Carissimo è un epiteto che mi fa veramente cagare. Preferivo se mi dava del cretino, l’avrei trovato anche più approrpiato.
- coff coff cough Volevo comprare una macchina, ma i tuoi coff coff cough mi fanno soffrire coff coff cough con una lunga attesa coff coff cough coff coff cough.
- Ma sei malato?
- No, coff coff cough coff coff cough… Perchè?
- Tranquillo, adesso ci penso io.
- coff coff cough
Non appena sparisce sento due bestemmie echeggiare in lontananza.
Un minuto dopo mi ritrovo ricoperto di attenzioni e ben due cerebrolesi mi avvolgono di cure ed attenzioni. Anche il mezzo busto bipede diventa improvvisamente gentilissima e mi porta il caffè. Alla fine me ne fotto baldanzosamente dei loro consigli e firmo per il GL da vecchiotto, perché in pronta consegna.
Oggi, per l’ultima volta, proverò a rompere il muro del suono viaggiando in autostrada alla velocità della luce con il mio con il mio “vecchio” XK valutato poco più di una Punto di con duecentomila chilometri.
Ed esattamente come stai pensando, questo post è inutile, più o meno come sono io.
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Sono parecchi i fantasmi che albergano nella mia mente.
Albergano proprio intendo dire. In piccole suite dotate di tutti comfort, aria condizionata, vasca idromassaggio, sauna, ADSL, servizio in camera ed anche la tv satellitare di Sky, su maxischermo a led e con i porno gratis.
Devono trovarsi così bene lì, nella mia mente, che stentano ad andarsene. Non ci pensano proprio.
Stanotte dormivo, credo.
Poi d’un tratto suona il telefono. Quello di casa. Quello che non suona mai se non per vendermi un abbonamento a Fastweb o l’olio extravergine biologico, o la macchinetta del caffè con le cialde, o il depuratore dell’acqua ad osmosi inversa, o l’abbonamento di un anno a “Caccia e pesca”. “Caccia e pesca?” “CACCIA E PESCA”!?!?!?!?!??
Ma ti conto? Propormi l’abbonamento a “Caccia e pesca” !! a me !!!! Io che ho pianto una settimana quando il mio pesce rosso si è suicidato buttandosi fuori dalla palla di vetro. E quando è successo non avevo 6 anni, ma ne avevo 23.
Suona, suona, suona.
I telefoni “fissi” moderni, sono sempre più simili a cellulari ed il mio cordless non fa eccezione.
E’ uno dei miei tanti feticci tecnologici con tasti a sfioramento, vivavoce con surround, non prende il segnale anche se stai facendo il palombaro a mille metri di profondità ed ha trecento suonerie diverse prememorizzate, dalla mazurca di Chopin ad un assolo, in puro stile “speed matal” come lo farebbe K. K. Downing dei Judas Priest.
Dannazione il mio telefono suona. E non la smette più. E’ notte è buio, sono solo, ho paura e sono avvolto in un sudore gelido, abbracciato ad un cuscino ortopedico sgonfio. Continua a suonare.
Ma come diavolo fa a suonare? E come diavolo fa a suonare come facevano i telefoni bigrigio. L'S62 della Siemens, quello grigio con la rotella ed il correttone, per intenderci.
Ve lo ricordate il suono di quei telefoni? Nessun suono di sintesi, ma un vero campanello comandato da un piccolo e semplice sistema elettromeccanico. Drinnnn Drinnn…
Mi alzo di scatto. Seduto sul letto.
Drinnnn Drinnn…
Io dormivo e voglio ancora continuare a dormire. Voglio dormire e sognarmi ancora per un po’ con i superpoteri, con la faccia pulita e senza erpes. Temuto ed amato da tutti, allegro e sprezzante, ricco e povero, bello ed intelligente.
Voglio dormire, sognare e non voglio rispondere.
Il telefono suona. Drinnnn Drinnn…
Scendo le scale del soppalco. Il legno scricchiola.
È buio. C’è solo la luce della luna che entra dalle finestre senza tende.
E’ la luce bianca della luna. La luce giusta per i vampiri, lupi mannari, demoni, mostri e fantasmi.
Ma i vampiri li ammazzo a cazzotti, se li vedo. I lupi mannari a sganassoni, i demoni non vengono che han paura e per i mostri ho posto nel congelatore, tra il petto di pollo ed i Findus. Ma solo dopo averli squartati per bene.
I fantasmi no. Quelli no. Non li so affrontare. Fan paura, io ho paura.
Drinnnn Drinnn…
Il telefono sta in un angolo. Posizionato proprio sul tavolino su cui è sempre stato con sotto un bel centrino bianco ingiallito.
Su quel tavolino che stava nel salotto dei miei e che non ho idea di dove sia finito dopo la loro morte. Forse in pattumiera come molto altri mobili e monili. Non lo so, so solo che il telefono suona iniinterrottamente standosene su quel tavolino, che non dovrebbe trovarsi a casa mia, ma in qualche discarica da almeno 18 anni.
Drinnnn Drinnn…
Che faccio rispondo?
Drinnnn Drinnn…
Ieri sera ho mangiato un felafel. Solo un felafel? Sì. Solo quello ed anche un po‘ di fretta, prima di andare a teatro a sentire il concerto n. 3 in do minore di Beethoven. Oddio la filarmonica della Scala. Odio la filarmonica della Scala è noiosa, ma per la mia amica era troppo importante così importante che eccomi lì a sganciare qualche cento euro in beneficenza.
Nel felafel ci sono i ceci? … oppure le fave? Poi come lo cuociono? In forno ? No, è fritto. Ecco deve essere proprio fritto. Forse è per quello che non l’ho digerito: perché è fritto. Devo ricordarmi di non mangiare più la roba fritta che poi faccio sogni strani e vengono anche i fantasmi. I fantasmi, quelli sì che fan paura, non come vampiri, lupi mannari, demoni o mostri.
Drinnnn Drinnn…
Mi guardo addosso e son nudo. Io non dormo nudo. Ho i reumatismi e quest’anno mi metterò il pigiama di flanella anche a ferragosto se no la mattina mi sveglio tutto rotto che cigolo come una porta vecchia. Poi nudo faccio proprio schifo: che schifo, sono nudo!
Allora che faccio rispondo ?
Dio dio dio dio DIO DIO DIO… ci sarà? Chi può essere?!?! Perché chiama a ques’ora.
Sono sempre più sudato, di un sudore gelido. Faccio quasi la brina. Sono nudo, schifoso, sudato e faccio anche la brina.
I fantasmi chiamano sempre a quest’ora. A che ora vuoi che chiamino i fantasmi? A mezzogiorno quando hai il sole bello stampato in faccia e la produzione di vitamina D ai massimi biologicamente possibili e l’elioterapia mi fa sembrare meno schifosa ed inutile la mia vita schifosa ed inutile? NO SCEMO!!!!! I fantasmi chiamano di notte.
Sarà perché le interurbane costano meno.
Drinnnn Drinnn…
Su avanti, dai, adesso rispondo.
Drinnnn Drinnn…
D’un tratto la casa è avvolta da una spessa coltre di nebbia. O forse è fumo. Dovrò chiamare i pompieri? Minchia mi va a fuoco la casa!?!?!?
NO !!!! Scemo!!!! Dannazione quanto sei scemo !!!! Sei più scemo di uno stupido. E non parlo di uno stupido qualsiasi ma di uno più stupido di uno scemo.
Questa che vedi è la nebbiolina che precorre l’arrivo degli ectoplasmi. Prima arriva la nebbiolina, poi arrivano gli ectoplasmi.
Funziona proprio così: “nebbiolina” –> “ectoplasmi”, dannato stupido scemo stupido.
Drinnnn Drinnn…
Allora rispondo?
Sì, muoviti, rispondi.
Allungo il braccio. La mano trema.
Cazzo i fantasmi.
Cazzo i fantasmi.
………
………
D’improvviso il telefono tace.
Non suona più.
Sono sul letto, in cima al soppalco. Solo con il mio cuscino.
Poco fa dormivo, credo. E sognavo anche.
Dio mio, che sogni terribili che faccio.
Devo assolutamente risolvere questo problema: devo assolutamente rimettermi a bere.
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Sì lo so, è abbastanza evidente che dal povero vedovino sfigatino che ero, mi stia mano mano trasformando in un pessimo “ piezz’e popo’ “. Pure appropriatamente odorante.
Ma che ci volete fare, la mia vita è così profondamente cambiata nel suo corso, e non per volontà mia, che ora sono decisamente incazzato, ma così decisamente incazzato che non mi faccio più troppi problemi. Anzi direi che non me ne faccio più alcuno.
Mi invitano ad una cena a Milano, organizzata in uno di quegli attici lussuosi in centro, ricavati abusivamente negli anni 80 in qualche sottotetto e poi risanati in uno dei vari condoni.
Tutto fantastico, luminosissimo, curatissimo. Dalle tartine disposte a forma di fiori, alla disposizione in tavola dei flûte a semiellissi concentriche.
Lei, la padrona di casa è una “giovane imprenditrice di successo” (ha quasi cinquant’anni ed è decisamente una figlia di papà), che non mi ha mai visto (e mai più mi vedrà).
La persona che mi accompagna e che in realtà ha ricevuto l’invito trascinandomi a faticoso rimorchio è una mia concittadina, pendolare per lavoro nella bolgia milanese, aspirante direttrice del marketing dell’azienda della giovane imprenditrice di successo (ossia di suopapà).
Credo che abbia scelto di portami dietro, nella stolta speranza di fare bella figura visto che, ultimamente, a suon li lampade, di palestra e di cremine esfolianti additivate con guano del uccellino dell’orologio a cuccù, il mio aspetto è decisamente migliorato (non sono più verde ed mio tessuto muscolare non ha più la densità di un caco troppo maturo). Poi insomma qualche lingua la so e, nella ambiente giusto (in un circolo per sordomuti) il mio sarcasmo riesce ad essere pungente affascinante ed allegro.
Ammetto che lei un po‘ mi piace, ma ammetto anche che è un po’ troppo agitata per i miei gusti. Fa troppe cose, salta balla, e corre su e giù. Per questo conservo con lei un certo distacco, sinonimo della grande maturità raggiunta dal mio ego, che mi consente di limonicchiarci un po’, ma senza impegno.
Comunque sia, dopo essermi spaccato la testa per trovare un posto sicuro dove parcheggiare il mio Jaguar, camminiamo per un tempo enorme alla ricerca dello stabile. Nel dubbio in cui, fumare sigarette di tabacco non sia più di moda e vi sia il rischio di non avere accesso ad un luogo adeguato per consumare le mie solite 30 cicche serali, fumo come un turco (voi che sapete i turchi fumano molto?) per addensare abbastanza nicotina nel mio sangue.
Quando finalmente siamo prossimi ad entrare in questa splendida dimora, lei mi guarda per controllare se sono ordinato, poi mi da una mentina Frisk (così forte che quasi mi scioglie un dente) come se fosse una medicina, nel vano tentativo di diminuire l’odore di posacenere che mi porto dietro.
Quando finalmente entriamo in casa, dopo aver aspettato l’ascensore per un quarto d’ora (sarà stata l’ora di punta? Sai qua a Milano con la tangenziale non si sa mai), ho la lingua insensibilizzata e la stessa sete di un dromedario alla fine di una traversata del deserto. Peccato che da bere ci siano solo delle bollicine (champagne e francicorta) che oltre a farmi schifo, causano un effetto davvero poco felice al mio percorso gastroenterico.
Vedo che sono tutti molto glamour, uno ha pure un pellicciotto addosso (io che no me ne intendo affatto dico che quasi certamente si tratta di pelo di nutria del fiume Sesia) e la padrona di casa brilla quasi dorata in mezzo a tutti.
Tirata e gonfiata come solo un chirurgo estetico può fare dispensa abbracci e baci, anche a me. Effettivamente, l’artifizio di quella quinta o sesta di reggiseno non sfigurano nel complesso dei soggetti.
Finiti i convenevoli, la padrona di casa ci molla a chiacchierare con uno vestito come un Elton John sgualcito, che fa il responsabile del marketing (ma tutti con sto marketing? Ma qualcuno che lavora davvero c’è ?) di una “nuova e dinamica software house” e la sua fidanzata, una cerbiattona bionda ed altissima, che, considerate le enormi dimensioni di quello che sembra essere il suo pomo di Adamo, potrebbe dover firmare le ricevute della carta di credito con il nome di Alfonso.
Parliamo di molti argomenti ma io stupisco tutto il mio piccolo pubblico (ma soprattutto Clara, la persona con cui sono venuto qui, che già temeva di vedermi sbiellare pubblicamente), mostrando una discreta cultura relativa al software sviluppato da questa “nuova e dinamica software house”, tanto che mi permetto di lanciare anche qualche idea che viene definita “intrigante”. Elton coglie così l’occasione per chiedermi il numero di telefono, per potermi chiamare per discutere più “agiatamente” delle mie idee (agiatamente un cazzo!!!).
Io tentenno un po’, poi chi mi accompagna mi sfonda un rene con una gomitata ed io consegno il mio biglietto da visita.
Quindi, visto che le mie idee sono delle cagate pazzesche, che anche il geco di mio nipote potrebbe avere e la accoppiata piuttosto androgina ora vivo nel terrore di sentire squillare il telefono.
Ma torniamo alla cena. Finito il Tête-à-Tête con Elton ed Alfonso, io mi procuro un bagno per ovvi espletamenti (sono già pieno di Franciacorta e se non rutto liberamente per un po’ poi finisce che faccio altro, di peggio. Mi devo spiegare od avete capito?).
In bagno, grosso come un trilocale, c’è un bel gruppetto di giovanotti di più sessi, perfettamente sconosciuti, ma molto amichevoli, che a mio avviso nasconde in tutta fretta una bella pista di coca da sniffare.
Ovviamente la cosa non è affar mio, ma il troppo affollamento mi impedisce di dare il meglio di me ed il rutto bitonale che tanto aspettavo è rimandato. Chiedo se qualcuno sa dove si può andare a fumarsi una gran bella sigarettona.
Lo sbigottimento generale si placa solo quando mostro la purezza delle mie intenzioni esponendo il pacchetto di Camel Light.
Il messaggio è abbastanza chiaro, in questo ambiente sociale che si fa le canne è condannato. Solo coca.
Mi indicano la presenza di un balconcino che si raggiunge salendo di qua e poi scendendo di là. O si scendeva di qua e si saliva di là?
Così mi perdo almeno un paio di volte. Poi riconosco la padrona di casa che limona con una specie di ragazzotto che probabilmente viene retribuito a tassametro (forse penserò male, ma faccio davvero fatica a pensare ad un colpo di fulmine nei confronti dell’imprenditrice un po’ incartapecorita) e le chiedo indicazioni.
Così trovo subito il posto: Un metro per uno, popolato da sette persone che fumano a ritmo serrato senza spiccicare parola.
Mi sento già a mio agio. Resisto sul posto per un po’, almeno sino a che il freddo non attiva un po’ dei miei affidabili e salubri reumatismi.
Quando torno, Clara mi fulmina con lo sguardo. È inchiodata al muro con due di quelli che stavano in bagno a sniffare coca, che le stanno ad un millimetro di distanza, probabilmente dediti al baccaglio pesante. Mi introduco nella conversazione con un savoir faire garbato, elegante ed abbagliante: la abbraccio e la limono un po’, così senza spiccicare parola. Così i due mi guardano e se ne vanno facendosi reciprocamente spallucce. Scopro che uno è il figlio della padrona di casa e l’altro il figlio del secondo ex marito della padrona di casa. Ovviamente entrambi anche loro imprenditori di successo.
Poi finalmente arriva il pastasciuttone con la polpa di granchio scolato all’istante da un cuoco vestito tutto colorato con un marcato accento veneto. Uno piatto davvero interessante della serata. Serata che continua ancora per un bel po’. Diciamo pure troppo per i miei gusti, soprattutto perché le cose interessanti da vedere si erano esaurite in quanto ho già raccontato. Più che qualche noioso discussione di lavoro e di commenti banali, non accade nulla.
In macchina mentre torniamo lei è un po’ appisolata, io invece sono stracolmo d’aria di Franciacorta. Si addormenta quasi subito e la porto a dormire da me. Solo che dorme tanto pesantemente che non riesco nemmeno a fare un po’ di petting.
Alla prossima, va.
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Non mi chiamo ma mi sento una Caccola.
Sono un bell’ometto di chiappa soda ormai inderogabilmente prossimo ai trentasei anni.
In realtà la chiappa non è poi così tanto soda e lo specchio non mi rende più giustizia. Questo accade perché sono molto più bello, ma molto molto più bello, dentro che fuori. Ragion per cui vado in giro con una mia radiografia come sfondo del telefonino. Come unica possibile testimonianza della mia bellezza interiore.
La mia esistenza ha dell’incredibile.
Me lo dice sempre la mia prostituta di fiducia, tutte le volte che, mentre mi fumo una gran bella e meritata sigaretta, le racconto qualche mio recente accadimento. Fa poca differenza il fatto che non la abbia mai pagata, neanche una volta e soprattutto non abbia nemmeno mai fatto sesso con lei.
Ma la mia vita ha davvero dell’incredibile. Infatti oltre ad essere inutile, spaziosa, insignificante, banale, empia, dissoluta, e… inutile l’ho già detto? È anche piena di stranezze, eventi balordi, situazioni stravaganti e non pochi cazzi amari.
Ad esempio, prendiamo in considerazione questo piccolo cameo di Gianpiero, nella mia vita:
Ci conosciamo per caso, mentre lui fa il CTU ed io il perito di una altra parte contrapposta. Invece che litigare chiacchieriamo un po’, ci piacciamo subito e decidiamo di unire le nostre forze per metter su una bella società con un interessante progetto comune (ogni tanto, giusto per ingannare il tempo, lavoricchio anche io). Allora scatta qualche cena insieme, anche a casa sua, la domenica vado giocare con i suoi due figlioletti e capita che mi presenta pure sua cognata, molto single ed ancor più oca giuliva (e pensare che se non fosse stata così giuliva, ma soltanto molto oca, una piccola limonatina gliela avrei anche data, che altro non riesco a fare)
Quindi ci attiviamo e troviamo un ufficio nuovo, bello, grande e luminoso, con addirittura il posto auto in cortile.
Per non farmelo scappare io mi ci trasloco subito, carte cartacce segretaria e scrivania. Pensate che faccio anche qualche colloquio per trovare una tonica e capace segretaria, indispensabile in ogni ufficio che si rispetti. Pertanto seleziono crocchi di giovani ragazze ben attento a che siano intelligenti, titolate, laureate, esperte, poliglotte, dattilografe, cordiali, ma soprattutto sensuali, tettone e, perché no, molto, ma molto porche. Operando in questo modo, l’elenco delle candidate resta lunghissimo senza che riesca ad abbreviarlo in alcun modo.
Poi un pomeriggio la moglie di Giampiero passa dall’ufficio nuovo e mi chiede : “Mi scopi?”. Già, proprio così, telegraficamente, con una sintesi che non lascia spazio a dubbi o perplessità.
Io rifiuto, abbastanza imbarazzato ed impotente come sono. Tre giorni dopo lui mi dice che della società non se ne fa più niente. Così litighiamo anche e ci scatta parecchio vaffanculo.
Ed io, che ora mi trovo un ufficio enorme ed inutile in affitto per due anni e trenta ragazze che mi telefonano quasi tutti i giorni per sapere se ho scelto loro come segretarie, ogni tanto mi chiedo se vale la pena di telefonargli per dirgli che mi sono scopato sua moglie, anche se non è vero. Però, visto il tipo di moglie che ha, credo che qualcun altro lo abbia già fatto e quindi formalmente cambia poco.
Ecco, la mia vita è proprio così ma di certo è un po’ colpa mia, come mi dice sempre la mia prostituta di fiducia, anche se credo di essere l‘unico uomo della provincia a non averla ancora vista nuda ed a gambe all’aria e che mai ci riuscirà.
Vi state chiedendo chi è la mia prostituta di fiducia?
Abita nell’appartamento al piano rialzato e non ho la certezza matematica che faccia la troia di alto (o medio, o basso) bordo, ma ne ho il concretamente il sospetto.
So che, considerato l’amichevole rapporto che ci unisce, probabilmente dovrei chiedere delucidazioni, ma mi sembra poco carino farlo… insomma che le dico: “Ciao Carla (il suo nome di battesimo dovrebbe essere quello anche se sul camapanello c’è scritto Monia che potrebbe essere quello d’arte), ma tutto sto via vai di uomini diversi da casa tua a cosa è dovuto ? Farai mica la bagascia?”
Insomma magari si offende, anche se qualora sia vero.
Insomma mi limito a fare delle domande un po’ meno circostanziate tipo “Che fai nella vita?”. Così lei mi racconta che lavora nel mondo dello spettacolo e che quando sparisce per un paio di giorni senza dare notizie è per una qualche manifestazione artistica o teatrale e non perché aveva un appuntamento per una cavalcata mercenaria ed express in qualche motel sparso per l’Italia.
Poi, insomma, la questione più evidente è data dal fatto che vive sola ed in casa ha due camere da letto. Una abbastanza normale, da ragazza disordinata, con tutte quelle creme e monili inutili sparsi dappertutto, ed un'altra in cui mi ha fatto entrare un paio di volte per montarle per montarle qualche diamine di mobile dell’IKEA, ed un'altra, che non ho mai visto se non di sfuggita, perché sempre chiusa, ma mi è parsa arredata in modo decisamente kitsch. Io non chiedo lei non dice.
Comunque sia, per me, quasi certamente fa la prostituta, che forse è davvero un lavoro come un altro, e mi è abbastanza simpatica.
Ogni tanto capita che mi citofona per fare una passeggiata, ogni tanto condividiamo la mia cena. Ogni tanto ci facciamo una bevutina. E’ venuta a casa mia a vedere le partite della Champions dell’Inter. Il calcio mi è intollerabile, diciamo pure che mi fa proprio cagare, mentre lei è una determinata tifosa. Insomma, si comporta come un buon amico maschio.
Insomma, come vedete la mia vita è strana. Le persone che frequento sono strane, io sono strano, ed oggi, che è un giorno come un altro io sono un po’ più depresso del solito.
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La mia vita mediocre, prende strani abbrivi.
E poi piove sempre. La primavera è stata forse stuprata ed uccisa dal riscaldamento globale ?
Dovrei guardare se su porntube ne hanno messo il video…
Dovrei anche programmarmi un po‘ di vacanze.
Prima che mi venga la muffa lungo tutta le schiena, tra coccige e scapole.
D’altronde sono sempre qui, al massimo mi distanzio di due passi da casa. Sempre che abbia senso chiamare “casa mia” questo posto che mi diviene sempre più alieno.
Ho pensato ad una crociera perché mi piacerebbero i mari del nord, tra fiordi e magari anche la Groenlandia.
Lo so che sarebbe meglio un po’ di sole, magari dei Carabi, giusto per stimolare la melatonina.
Comunque la crociera ha dei rischi intrinseci, dei momenti di comunità che potrebbero creare uno stress che non cerco affatto.
Come ad esempio il mangiare tutti insieme in un solo stanzone. E’ una cosa che non potrei sopportare.
Comunque mi tranquillizzo che non c’è nulla che parta per i mari del nord, prima di metà maggio, mentre io vorrei davvero uscirmene da questo ambientino mefitico che mi circonda.
Dunque c’è un amico (bha… di chi sarà amico ?) che una sera tra un whisky ed un altro, mi ha suggerito le crociere per single.
Non sapendo nemmeno della loro esistenza ho dato un occhiata su internet e sono rimasto sbalordito: c’è ne è un mondo intero lì fuori.
Scartate anche queste ed escluso qualunque tipo di spiaggiamento in qualche villaggio turistico (mi trito i coglioni) o gite di fatica in qualche città europea (avete mai provato a girare soli come dei dementi in mezzo a città sconosciute?), mi resta poco altro da fare da solo.
Quindi o mi cerco una qualche gattamorta per di farmi compagnia, offrendo io non dovrei nemmeno temere il rischio di un rifiuto, ma non vorrei creare aspettative in nessuno, anche perché pare che la mia quasi totale asessualità tenga ancora banco tra i più pettegoli dei gruppo di idioti che frequento.
Lo so, è un problema mio il fatto che esca con dei dementi, ma apparentemente, tutti quelli e quelle intelligenti e cari che conosco o conoscevo, sono quelli che ora sono felicemente spostati o comunque premurosamente attaccati alla loro prole tanto che non trovano occasione per perdere tempo con un cazzeggiatore come me.
Insomma quelli che restano e che frequento appartengono tutti, senza eccezioni ad una di queste categorie:
- Mariti/mogli segretamente fedifraghi
- Mariti/mogli desiderosi di essere un giorno segretamente o pubblicamente fedifraghi
- Mariti/mogli piantati dalle rispettive mogli/mariti in quanto calciodipendenti, fedifraghi o semplicemente inetti.
- Zitelle/scapoloni congenite ed incalliti
- Donne/uomini semplicemente impossibili ed insopportabili
- Oche/tacchini giulivi
Insomma niente da poter scegliere per portartelo in giro per una qualunque conversazione più lunga di 8 minuti, ma solo mentre sei pieno di alcol.
Io invece, probabile unico caso di vedovanza, privato anche della prole, presente in città mi ammazzo le balle di noia.
Insomma dove vado in vacanza ?
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