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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
« L'accordo Renzi/Cavalie...Stanno cucinando per ben... »

L'ineludibile e radicale trasformazione dello Stato non può essere una casa che si comincia dal tetto

Post n°713 pubblicato il 21 Gennaio 2014 da r.capodimonte2009
 

 

Il fantasmatico “storico” accordo nasce mentre tutta una serie di allucinanti iniziative,  storture, scandali, scuotono il Governo, espressione diretta del PD e della pattuglia di centristi ormai fusasi con esso (e che per comodità chiamiamo NCD), che l’accordo stesso restituisce, guarda caso, a nuova vita, mentre il tormentone delle riforme va calendarizzandosi tra i mese di febbraio 2014 e le kelende greche, in modo che al popolo italiano sia definitivamente strappata di mano la possibilità di decidere autonomamente sul proprio destino.

In realtà l’accordo stipulato tra Berlusconi e Renzi, mancava di un importante convitato di pietra, Enrico Letta, che però era rappresentato dalla sua stessa proiezione diabolica, zio Gianni, e da un’altra presenza inquietante e ossessiva, la quale aveva già dato direttive in merito prima dell’incontro fatidico, Napolitano, proprio per assicurarsi che le pedine restassero al loro posto, anche se, formalmente, tutto sembrava essersi ribaltato, terremotato, rivoluzionato, travolto da quello “tsunami in carne ed ossa” che tutti incarnano nel sindaco di Firenze! Lo stesso che, a conclusione della sua concione alla Direzione PD, si presentava come il “novello legislatore”, quello citato dai codici con la “L” maiuscola, dando appuntamento ai suoi esterrefatti dirigenti, a nuove, straordinarie iniziative, relative ad altre “rivoluzioni”, sul lavoro, sull’Europa, e sulle nuove puntate di Peppa Pig. E’ stato a quel punto che il povero Gianni Cuperlo non ce l’ha fatta più, e contrariamente ai soloni pietrificati tipo La Torre, Franceschini, Epifani, Bindi, Veltroni, ecc. se n’è andato via, e forse prenderà altre strade, come probabilmente farà pure Pippo Civati.

Il vulnus di tutta questa faccenda, infatti, si ricollega proprio alla situazione del Governo, che, in un modo o nell’altro se l’è cavata bene, e naturalmente continuerà nello sfascio del Paese, ma sotto controllo del duo “nuovista”, di cui una faccia della medaglia è un criminale (perché ha commesso un crimine, evasione fiscale per miliardi!), l’altra è un “venditore di fumo”, però giovane e pieno di entusiasmo. Peccato, però, che i suoi entusiasmi tacciano di fronte a talune “querelle” che il Governo, che lui ha assolto con formula piena (checchè ne dica, quel che contano sono i fatti!), sta sminestrando in giro, con conseguenze nefaste.

Parliamo ad esempio, di economia, e in particolare, di banche: in due eclatanti interventi a distanza di pochi giorni, durante due Direzioni del PD, non abbiamo percepito una sola parola relativamente a questo argomento. E sì che di qualche “elegìa” dedicata a Saccomanni c’è urgente bisogno!

Parliamo, ad esempio, di Europa: silenzi-assensi, nessuno sa ancora, tranne noi (sic!) e pochi altri (sic+sic!) che il sindaco degli italiani non pronuncia sillaba, se non concordata con l’entità “minacciosa” che siede al Quirinale, la quale, a sua volta, è in contatto con altre “entità” che si apprestano a “cucinare” l’Italia su uno spiedo ben oleato. Perciò occorre prendere tempo, fino al semestre italiano!

Parliamo, ad esempio, di scandali, che continuano “a go-go” e vanno a dare la botta definitiva all’onorabilità dell’Italia, ormai bistrattato simulacro  di un tempo che fu. Non una parola sulla impellente necessità di “rivoluzionare” i nostri codici e i relativi “diritti”, da quello bancario a quello commerciale e fallimentare, quindi il rapporto tra la giustizia e i cittadini, cancellando da oggi in poi,  tutte le corporazioni che si sono costituite, nel tempo, e poi corrotte, contro il popolo, per difendere determinate caste, come quella dei giudici. Il motivo per cui la galera è sempre parziale, il buonismo e il pietismo uccidono la verità. Ma i potenti alla fine trionfano.

Spiegateci che senso ha eliminare il Senato della Repubblica (ma prima Renzi ci deve spiegare come farà ad “ammazzare” i 320 senatori, e a sostituirli con i rappresentanti regionali, tutti  con stipendio di 3.000 € al mese!), le Province, il Titolo V,  tutte manfrine che dipendono dall’art. 138 della Costituzione (quattro passaggi in aula!), mettere in piedi una legge elettorale che funzionerà sì e no tra due anni, discutere di lavoro senza modificare il peso del sindacato “privato”, trasformandolo in base all’art. 39, e altri progetti di cui si parla dal 1980; senza eliminare il finanziamento pubblico “generalizzato” della politica (avallato dalla nuova legge di Letta e approvata da Renzi), riscrivere da capo una legge sulla corruzione e sul conflitto d’interessi, un’altra sulla responsabilità civile e penale dei giudici, un’altra per ridisegnare i poteri del CSM, un’altra per mettere sotto controllo le Fondazioni (in America sono sotto stretto controllo dell’FBI), sia quelle bancarie, sia le altre; rimettere una buona volta ordine al territorio della penisola, ormai ridotto ad un letale colabrodo, il che servirebbe a dare fiato ai lavori pubblici (ne ha parlato, Renzi?); riorganizzare le Ferrovie,  che inaugurano treni superveloci e Tav, ma percorrono 1/3 delle linee ad unico binario; aprire un discorso molto serio sul comparto energetico, causa della crisi di molte industrie, l’abbandono di intere filiere, la cessione incosciente di centrali elettriche, la confusione nel campo delle energie alternative, decisionalmente e irresponsabilmente consegnato alle Regioni; fare pulizia sul comparto ambientale, specie dopo i grandi scandali, come quello della Terra dei Fuochi o l’altro, di Malagrotta, o l’altro ancora dell’Ilva. Dare fiato alla bio-edilizia, al rilancio agricolo, alla decementificazione. E soprattutto ridare dignità al lavoro, considerando, nei casi di crisi irreversibili di aziende ancora efficienti, di concedere sussidi per cederle alle maestranze; abbassare il cuneo fiscale, detassare gli investimenti e le assunzioni, ripristinare il credito, accompagnandolo con una moneta complementare, istituzionalizzare il sindacato come soggetto pubblico e partecipativo alle aziende; sostituire gli ammortizzatori sociali con il reddito di cittadinanza, rivalutare le pensioni fino a 2000 e e tassare in modo progressivo tutte le altre…

Potremmo stare qui il tempo necessario per andare in bicicletta dalla terra alla luna: sì, signori, perché il nuovo “duo Lescano”, a cui ormai si accodano tutti gli “stonati” che circolano a caccia di occasioni per grattare il barile, canta la solita canzone, vecchia e  stantia, nella quale si fanno rammendi, si cuciono pezze, si inchiodano assi tarlate, si rattoppano grondaie piene di buchi, ma non si accenna minimamente a come impostare seriamente l’opera indispensabile per cambiare radicalmente questo Paese.

La cura Renzi/Berlusconi è un altro pannicello caldo, quindi, l’ultimo prima della catastrofe, e che servirà solo ad accelerarla! (ITALIADOC)

    

 

 

 

 

 
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