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attualità, politica, cultura

 

 
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IL NUOVO "PARTITO DELLA NAZIONE"

Post n°1357 pubblicato il 20 Giugno 2016 da r.capodimonte2009
 

I lettori di questo blog sanno da tempo il giudizio che noi diamo del nostro Presidente del Consiglio, e dei suoi accoliti, che a volte sembrano, come lui, raccolti in qualche istituto religioso per diseredati ex-galeotti o diversamente abili, dei quali, uno dei più insulsi è Matteo Orfini. Ebbene non si meraviglino i nostri aficionados se oggi, dopo la strabiliante vittoria ottenuta dal popolo italiano “pensante” alle elezioni amministrative, citiamo una sua battuta, sull’Unità: “E’ stato il M5S a promuovere il “partito della nazione”, altro che!” Orfini, una volta tanto, c’ha preso: questa convergenza politica e istituzionale che è stata realizzata dal maggiore tra i partiti d’opposizione, e che ormai lega indissolubilmente questo Paese verso l’abbattimento del regime autoritario, impiantato, cinque anni fa, da Giorgio Napolitano, avallato dai poteri forti italiani e stranieri, dopo il primo turno, si è imposta e ha vinto, e se il risultato non è stato ancora più eclatante (vedi il caso di Milano), la colpa è solo di Berlusconi, il quale, ha preteso che il candidato Parisi, che avrebbe potuto godere dei voti del popolo pantastellato, certo in antagonismo al pupazzo che aveva condotto un Expo fallimentare e ricolmo di corrotti (tra cui lui, risparmiato dalla giustizia solo per evitare che senza un coordinatore lo facesse naufragare prima dell’inaugurazione!), ricevesse i voti della feccia del NCD, la stessa che sta coprendo tutte le malefatte governative: una palude che ha portato quegli elettori a restare a casa! La prova è stata       quella di tacere, da parte di Parisi, che non è uno stupido, i futuri membri della sua giunta, tra i quali figuravano, sempre su incipit del “grande ammalato”, personaggi da tregenda; e questo è stato sospetto fin da subito!

In ogni caso, questa tornata elettorale, che è stato contrassegnata, nelle ultime ore da una ondata di sciacallaggio promossa dal quartetto Boschi, Guerini, Serracchiani, Orfini, e che ha poi tagliato loro le zampe, passerà alla storia di questo Paese, come la data in cui il popolo italiano (l’abbiamo definito la parte “pensante”, perché il resto, quelli che ormai restano a casa per partito preso, sono da considerare degli “incoscienti, e vili”) ha iniziato a sciogliersi dalle catene con cui un gruppo di politici, burocrati e banchieri prezzolati, in accordo con altri politici, burocrati e banchieri prezzolati europei l’avevano imprigionato, per ridurlo in servitù, impoverito e senza più onore. Non crediamo che le immagini che tutte le televisioni del mondo, che inquadravano lo sguardo severo di Putin verso Renzi mentre, in pieno summit italo-russo, giocava coi suoi tweet, possano dimostrare altro: e cioè che questo povero sciocco sta facendo bene la sua parte di testa di legno, con la funzione di cui sopra!

Un popolo che ha finalmente capito ciò che questo blog sta predicando da tempo, contro le tesi malevoli della stampa di regime che ancora stanotte accusava il M5S di catalizzare una lotta contro il regime, e non una sincera tenzone amministrativa; come se le due cose, in città che hanno superato milioni di abitanti, e rappresentano, non solo la Storia d’Italia, ma il significato magico di identità, operosa e nazionale: dalle origini che si perdono dalla guerra sabaudo-francese del 1706,  fino al Risorgimento, dalla Resistenza, fino agli Anni del Boom, per Torino; dalla Romanità, fino al Rinascimento, dal Fascismo fino ai Trattati di Roma del 1957 che istituirono l’embrione della Comunità Europea, per Roma, viaggiassero separate, e non fossero legate, nella crisi istituzionale, economica e sociale che le travolge (assieme alla maggior parte delle altre città del Paese) da una disgraziata gestione del potere centrale.

Citavamo, proprio venerdì, le parole di un autentico rivoluzionario, Maximilien de Robespierre, senza le cui intuizioni, e le cui posture illuministe, lui che era un allievo di chi le ideologie le inventò, e cioè Friedrich Hegel, la Rivoluzione Francese non avrebbe mai avuto luogo, e l’Europa non avrebbe mai conosciuto né la libertà né il progresso, né tanto meno la democrazia.

Le rivoluzioni, che oggi non sono più violente né sanguinarie, proprio perché è stato il sangue a produrre, dopo lunghi travagli, i diritti dei popoli ad essere rappresentati e quindi a gestire il potere, attraverso il voto, tuttavia, non hanno perduto la ragione di fondo, e la propria essenza: se rintuzzate dagli ideologismi o dagli scetticismi, o restano timidi tentativi o addirittura falliscono. Troppo bene le sanno riconoscere quelle forze, come l’alta finanza e la massoneria, che un tempo si ammantarono di lottare per gli stessi fini, e poi mostrarono il loro vero volto reazionario e collettivista, gemello monozigote del liberismo capitalista; e quindi le disinnescano, immettendo nella politica falsi ideali o falsi profeti.

Ebbene ieri è cominciata una rivoluzione: perché le opposizioni, quelle vere, e non quelle ipocrite, si sono alleate di fatto, anche se non di diritto (e anche questo è tipico delle ribellioni politiche, che poi confluiscono, ovviamente, verso i principi maggioritari), per abbattere un regime, quello renziano.

E non è neppure detto che questo inizio non determini la sua fine quasi da subito: perché lo scossone, che ovviamente verrà mistificato in mille modi per alleggerirlo, e scompaginare così le fila interne più critiche del PD, le quali pagano, eccome la loro opposizione fasulla portata avanti finora, è un macigno, che arriva a due mesi effettivi (agosto non conta) dal referendum istituzionale, in cui la pericolosità che la nostra economia crolli in modo definitivo, nonostante le stampelle ormai tarlate di Bruxelles, si mescolerà ad una legge elettorale che, fin d’ora portano il M5S, e il “partito della nazione”, al potere! E sempre che la Brexit non riservi qualche sorpresa, dopo il lugubre episodio, lapalissiano e nefasto, di aver strumentalizzato un assassinio in modo così vergognoso. Perché se in Gran Bretagna vincesse il no, allora il popolo italiano pretenderebbe e otterrebbe, anche lui, quel referendum che finora, i Cinquestelle, si sono visti negare dal regime!

Proprio l’episodio accaduto in Inghilterra, tuttavia, ci rende ancora prudenti: non dobbiamo dimenticare che questo Paese ha alle spalle una terrificante ingerenza dei poteri di cui sopra, finanziari e massonici, che negli anni hanno utilizzato la violenza e il terrore per indirizzare lo status quo verso un establishment reazionario; che ha visto, svilupparsi, progressivamente, quella “concertazione” tra lobby di potere, Governo, Confindustria, Sindacato, Alta Burocrazia e Sistema Bancario, che ci ha condotto fino al renzismo: il quale, se non ribaltato in tempo, riuscirebbe a realizzare quel che non è riuscito ad altri, come Mario Monti, dopo il fallimento di una destra relegatasi al mero maneggio berlusconiano, e quindi gravida di penose responsabilità. Questa “concertazione” omicida ha lasciato sul terreno centinaia di morti, tra gente innocente, giudici onesti, manager e professionisti anti-sistema, in stagioni da dimenticare, in decine di processi burla; in una stagione di lotta alla corruzione, “Tangentopoli”, che fu solo un pannicello caldo, messo su una ferita scoperta, poi ridotta in cancrena.

Il regime, che già ha imparato a ricondurre la protesta popolare entro quella dicotomia poliziesca così bene descritta da Pier Paolo Pasolini, come “ guerra tra poveri”, con forze dell’ordine ormai ridotte a “carne da cannone” e strumento repressivo tout court, potrebbe reagire: è facile prender un pazzo o un fanatico sanculotto, armarlo e mettergli davanti la foto di un “nemico del popolo” fabbricato ad arte da quei servizi segreti che ogni giorno vengono sguinzagliati per confondere l’operato della politica. E dopo l’attentato fornirgli, come è accaduto in Gran Bretagna, una certa appartenenza. Non dimentichiamo chi sono i maestri dei nostri agenti prezzolati: i signori della Cia o della NSA, che la fanno da padroni nel nostro Paese da settant’anni, e prendono ordini dai palazzi di Via Veneto.

Oppure, l’altra ipotesi è quella giudiziaria: c’è in corso una guerra senza esclusione di colpi all’interno della Magistratura. I corpi istituzionali, i cosiddetti “ermellini”. Corte di Cassazione e Corte Costituzionale sono naturalmente legati al regime che le lascia libere di perpetuare un potere a volte radicato nell’allineamento assoluto all’establishment, e sono portate a favorirlo per timore di cambiamenti troppo accentuati! La magistratura ordinaria, altresì, è politicizzata all’80%, vale a dire è legata alla portanza partitica di chi meglio la arricchisce, durante o dopo l’esercizio diretto della funzione (si pensi alle decine di magistrati che siedono in Parlamento e nelle Regioni, e che ancora godono di una carriera intatta!); e chi meglio del PD è in grado di farlo?

E quindi sono questi magistrati, intoccabili come tutti gli altri, grazie agli sberleffi che il popolo ha ricevuto quando votò compatto per responsabilizzarli, che “interpretano” la legge, spesso applicandola “ad usum delphini”, inventando reati che non esistono, ma che servono alla stampa di regime, per sbattere certi mostri in prima pagina!

Insomma la strada per la rivoluzione sarà ancora dura, e irta di ostacoli: l’importante è però che si sia capito il nesso che esiste tra quel che il popolo deve fare e come lo deve fare: in Paesi diversi dal nostro si è scelta la piazza, come in Francia, ma il sindacato là non concerta il lavoro con il potere imprenditoriale, e da esso si fa dettare le regole, come qui da noi. In Italia c’è il voto. E da ora in poi il nuovo “partito della nazione”, questa essenza sperimentale, già efficace e inesorabile, guidata dal M5S, lavorerà per abbattere il renzismo.

Da oggi, tutto cambierà!  (ITALIADOC)

 
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