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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
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Se il fantasma di David Trump si allarga in Occidente...

Post n°1458 pubblicato il 10 Novembre 2016 da r.capodimonte2009
 

Tra tutte le definizioni che si è portata dietro l’elezione di David Trump alla Presidenza Usa, ci piace citare la più concisa ma efficace, quella di Pierangelo Buttafuoco: “L’elezione di Trump è la catastrofe della politica che si lega alla catastrofe dell’informazione.”

Altre due, poi, nel coincidere paradossalmente, ci fanno ancora di più comprendere il grado di scombussolamento politico che questo avvenimento scatenerà sul pianeta. Michael Moore ha detto che “«L’elezione di Trump sarà il più grande vaffanculo della storia umana». Mentre Beppe Grillo, da parte sua, che di “vaffa” se ne intende, ha parlato dell’avvento dei “barbari”, coloro che calano dal nulla e vanno a distruggere l’establishment, pezzo per pezzo, in nome della ribellione.

Insomma una vera e propria rivoluzione silenziosa, ma potente come un ordigno di vari megatoni, clamorosamente sfuggita di mano (ed ecco la “catastrofe dell’informazione”) ai tycoon della carta stampata e delle Tv, americane, in primis, ma anche europee, compresi i “somari” e le “somare” che in Italia si ammantano del titolo di giornalista, ma altro non sono che “giornalai”!

Insieme ai sondaggisti di regime (alcuni vegetano anche in italia, e sono molto pericolosi), come lo stratega dei Clinton John Podesta (che, veniamo a sapere adesso, concordava i sondaggi delle tre maggiori testate filo-democratiche, il WP, il NYT e il WSJ, falsificandone i dati, fino a scrivere, a metà ottobre, che il divario tra Trump  e Hillary stava convincendo il primo a ritirarsi dalla campagna), i media hanno distrutto la loro  nefasta influenza, su un’opinione pubblica che ormai frequenta il web. E si rifiuta di leggere le panzane quotidiane, a meno che si tratti, ormai di gente che vive all’ombra del sistema, e si nutre delle menzogne con cui ha impostato la propria esistenza di profittatore e di servo. Non è un caso che le maggiori testate sono tutte in via di fallimento (in Italia le ultime due sono state niente meno che il Corriere della Sera, comprato a quattro soldi dal Gruppo Cairo, e Il Sole 24 Ore, travolto da uno scandalo finanziario, che fa ben capire che razza di amministratori reggano la grande industria italiana!), a parte quelle tre o quattro che presentino almeno una veridicità superiore al 50%!

L’altra “catastrofe” è quella della politica, la quale si era illusa di poter continuare a presentarsi come “comitato d’affari delle lobby”, accaparratrice di denaro ad uso privato, mentre milioni di cittadini soffrono e perdono ogni giorno la loro dignità di esseri umani.

Chiariamo: negli Usa il fenomeno ha assunto dimensioni spaziali, e non c’è stato Obama che tenesse, anzi, timidamente spodestato dal controllo parlamentare, solo per aver osato proporre una mini-riforma sanitaria (che poi fosse peggio delle riforme renziane è un altro paio di maniche!), alla fine si è ritrovato “prigioniero” di una “candidata elettorale” molto scomoda, di cui non ha mai avuto stima, e appartenente a quel mondo che lui aveva giurato di abbattere. E lo si è capito dagli endorsement lanciati verso Hillary, dal mondo della cultura, dell’arte, del cinema, della finanza, tutte “lobby incernierate e miliardarie”, che fanno capo a tre o quattro Stati, New York, il Massachusetts e la Virginia a Est,  California e Nevada ad Ovest, e che Trump, molto intelligentemente, ha posto a confronto sia con gli Stati “operai” del Middle East, che con quelli “agricoli” del Middle West e del Sud, tutti sottoposti ad una crisi occupazionale ed economica da molti anni. Abitati dagli americani veri, quelli con i calli alle mani, ma che erano diventati, pure, ”classe media”, con buoni redditi, società a livello familiare, conservatori e patrioti (la storia americana della frontiera appartiene a loro, non certo ai newyorkesi!); e se non sono middle class possono anche essere industriali e petrolieri, distrutti comunque da crisi internazionali, che non sono dipese certo da loro, ma dai Governi più inaffidabili della storia (appunto, dai Bush, ai Clinton, agli Obama!). E non dimentichiamo mai che da cento anni, sono questi gli Stati che forniscono la “manodopera militare” che si occupa di gestire le guerre dello Zio Sam, decine e decine di guerre, e che in milioni di uniformi, poi non tornano a casa, o vanno a riempire i ghetti, come veterani, impoveriti e insultati!

E’ la prima volta che succede che un paese come gli Usa, si ribelli in questo modo: per questo Trump ha voluto definire la sua performance, un “movimento”, non più un partito: certo il colore dell’elefantino è rosso, e rossi sono gli Stati dove ha vinto, ma, non dimentichiamo che il partito lo ha lasciato solo, lo ha vituperato, lo ha sfiduciato, con le sue lobby terrificanti e le sue visioni religiose devastanti. Gli ha negato perfino il denaro, che invece affluiva a tonnellate nelle mani della Clinton. Personaggi influenti, ma ridotti a spazzatura, come Schwartzeneger,  hanno consegnato la California repubblicana ai democratici!

Perciò la vittoria di Trump è anche il disconoscimento dei partiti tradizionali, che ormai sono indistinguibili dalle caste e dalle mafie, che vi salgono sopra come ad autobus all’ora di punta: e questo ha fatto la differenza, per esempio, sui giovani, che si sono insorti contro queste gestioni nefaste del potere, per pochi e per i soliti.

Tutto il mondo è Paese: chi non ha denaro per campare, o ha i propri figli disoccupati e sa che diverranno preda, prima o poi, delle gang, della droga o dell’alccol, o ha visto la propria casa sequestrata da banche, poi fallite o ripiene di corrotti, chi dovrebbe votare, secondo voi, chi è l’autore principale di quel teatrino, o chi, almeno, sulla carta, promette di cambiare radicalmente le cose?

Tralasciano, per decenza, poi quello che certi endorsement “femministi” hanno inciso, come reazione di rigetto, sulla sconfitta della Clinton: la quale era convinto che Madonna, o Lady Gaga o De Niro, o Ben Jovi potessero raccogliere in politica gli stessi risultati raccolti nel loro mestiere; o che  Bill Clinton potesse avere una patente di “sciupafemmine” più nobile di quella di Trump; o che sbandierare la marjruana come divertimento (così come ha votato la California!),  o l’omosessualità come rito, fosse la chiave di volta del consenso popolare. O che le accuse di razzismo verso chi ha visto che i messicani e i latino-americani stanno diventando la carne da cannone a basso costo per strappare il lavoro, anche umile, ai giovani americani, bianchi o neri che siano, fossero vincenti; mentre la polizia massacra i giovani neri nei ghetti, per ordine preciso degli sceriffi del Ku Klux Klan!

Tutto questo deve farci riflettere, anche perché certe situazioni e certi paragoni, sono inevitabili con la situazione europea e italiana.

Ma lo vedremo domani.  (R.SCAGNOLI)

Fine prima puntata

 
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