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IL NO alla riforma, è soprattutto un NO alla politica finanziaria di Renzi

Post n°1465 pubblicato il 22 Novembre 2016 da r.capodimonte2009
 

SECONDA PUNTATA

I guasti terrificanti che il governo ha apportato all’economia e alle finanze del Paese, perciò, si rispecchiano sulla gravissima crisi bancaria, che rischia di imitare quella greca, alla quale si è dovuto far fronte con l’intervento malavitoso della Troika. E nulla è quel che s’è visto finora, se paragonato a quel che vedremo in seguito, specie se il Governo dovesse contare sul SI, e quindi avere mano libera sulla gestione criminale di questa crisi. Lo si è già visto, perfino, all’interno della stessa massoneria (che da quarant’anni non ha mai smesso di dominare i cda e le fondazioni degli istituti bancari, e mediare così, su decine di miliardi di prestiti ottenuti e spupazzati senza garanzie). La quale si sta accapigliando per grattare il fondo del barile: è dell’altro giorno l’attacco del tesoriere del Grand’Oriente d’Italia, contro il suo gran maestro, Stefano Bisi, imputato di ricettazione su una delle tante vicende che investono il MPS: accusato di essersi tenuto tutti per sé i soldi della mazzetta per la sponsorizzazione della squadra di basket senese! Un caso che fa il paio con gli scandali che hanno investito le ultime amministrazioni del Comune, svariati personaggi di spicco della città del palio, inseriti nella Fondazione, ormai vuota, e su cui aspettiamo fiduciosi, dopo quasi cinque anni, che un giudice si pronunci.

Nello stesso tempo, le indagini “a lumaca” sulle 4 banche fallite, e che il Governo ha autorizzato a truffare 130.000 famiglie, sta portando gli inquirenti a scoprire che le responsabilità di aver distribuito titoli “tossici” alla clientela non è da ascriversi, ovviamente, solo agli amministratori, ad esempio, di Banca Etruria, come la “banda Bassotti” formata da Boschi, Rosi, Fornasari, e Bronchi; ma da una rete consolidata di funzionari, impiegati e altri falsari, i quali non solo davano ad intendere che quell’investimento consigliato era sicuro, ma falsificavano la posizione sociale del cliente, per dimostrare che fosse in grado di comprenderne il rischio. Ora confrontando questo sistema a quello utilizzato da quattro imbecilli del M5S, nel ricopiare le firme dei verbali alle elezioni amministrative di quattro anni fa, non falsificando, perciò la volontà dell’elettore (anche se adesso spuntano all’orizzonte personaggi che non ricordano di aver firmato, tutti del PD!), come si vede ce ne passa: ma la magistratura fa di tutta l’erba un fascio, anzi, l’erba la taglia sotto i piedi di Grillo, proprio per danneggiare il No, a quindici giorni di distanza dal referendum!

Peggio ancora sta avvenendo sul destino delle quattro “associazioni a delinquere”, tali erano diventate, Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara: nonostante siano state rifinanziate coi soldi della CDP (cioè dei depositanti postali!), restano gusci vuoti, che nessuno vuol comprare, e campano sui soldi pignorati ai risparmiatori: oltre 2 miliardi.

Chi si affaccia poi dalla tolda della banca più fallita della storia, il MPS, si rende conto che  il peggio non è morto mai. Quel che è accaduto già con altri due istituti in default, B.P. di Vicenza e Veneto Banca, in cui, è vero non sono stati sequestrati soldi, ma sono stati indotti azionisti e clienti a partecipare forzosamente ad aumenti di capitale fasulli, sorretti dal famoso Fondo Atlante; (il quale ha avuto solo il demerito di aver spinto nella voragine anche Unicredit, il tipico “ospedale accorso a salvare la chiesa”) ed oggi costoro, hanno perduto quasi la stessa quantità di denaro dei loro poveri colleghi delle 4 bancarelle;  si ripeterà, se vincerà il SI.

Cosa sta mestando, infatti, il Governo, contro quel che resta dell’azionariato senese? Una mostruosità da film horror: ci sono di mezzo 4,3 miliardi di obbligazioni subordinate, molto simili a quelle truffaldine, vendute direttamente agli sportelli per finanziare l’acquisto criminale di Antonveneta. Ora il nuovo banchiere massone, imposto da Renzi all’istituto, Marco Morelli, ex-JP Morgan, sta applicando terrorismo puro: o cambiare queste obbligazioni  con nuovi titoli azionari a valore zero, o rischiare che facciano la fine di quelle delle 4 bancarelle fallite. Tertium non datur: ovviamente sia la Consob che il Ministero del Tesoro tacciono. L’operazione è decisa per il mese di novembre, e non c’è appello. La terza via, quella della nazionalizzazione dell’istituto, avallata anche dal fatto che lo Stato attualmente è il suo massimo azionista, con il 4% del capitale (derivatogli dal mancato pagamento dei Monti-Bond!), per ora non viene considerata, ma non è detto che, vincendo il NO, non passi: tanto che Padoan, per la prima volta, parla di un “piano di sostegno delle banche da attivare in caso di necessità” da proporre a Bruxelles.

Eh sì, perché l’ultimatum di Morelli, farà aumentare di non poco la sfiducia sul Governo, ma soprattutto influirà ancora di più sullo squilibrio finanziario, e quindi potrà causare un contagio a catena, su un’altra decina di istituti, compresa Unicredit, altro gigante ormai da patrimonializzare, e a rischio default.

Ora che questo Governo sia in mano ai banchieri lobbisti e massoni non è più “complottismo” ma realtà, e come si vede, una realtà avallata da Matteo Renzi. Una delle tante dimostrazioni di quanto, quest’ometto grassoccio, in veste di dittatorello da quattro soldi, tenga al popolo italiano, ma piuttosto al gioco, sporco e nefasto, di mantenersi il potere a tutti i costi, depredando il popolo. (David Ricardo)

 

 
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