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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
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IL NO alla riforma, è soprattutto un NO alla politica finanziaria di Renzi

Post n°1464 pubblicato il 21 Novembre 2016 da r.capodimonte2009
 

Molti sono convinti, a 15 giorni dal voto referendario, che tra il sì e il NO ci sia di mezzo solo e soltanto la “riformetta” della ex-studentessa raccomandata, Maria Elena Boschi: non è così, tanto che il nostro blog da mesi e mesi sta ripetendo che non c’è bisogno neppure di leggere il testo “bugiardo” che ci sottopone il regime, per dire NO. E se il NO fosse legato solo alla permanenza dell’ex-sindaco al potere, neppure questa nefandezza, al limite, proprio al limite, potrebbe esserne la motivazione. IL NO è, invece, soprattutto legato a quel che questo Governo, da 1.000 giorni, sta mestando, per distruggere il Paese dalle fondamenta e umiliare i cittadini, accaparrandosi le risorse a favore delle lobby e delle caste che lo sorreggono.

L’esempio lapalissiano è quello del sistema bancario che questa compagnia di ladroni si è costruito a propria immagine e somiglianza, recependo, tuttavia, la “lectio magistralis” dalla “banda Bassotti” che siede a Bruxelles, capitanata dal capo-ciurma, Mario Draghi. Un sistema, a sua volta, dettato a tavolino dall’amministrazione clintoniana, la stessa della guerra del Kosovo, che portò alla distruzione e all’accorpamento americano della Serbia, e che stabilì l’abolizione delle legge Glass-Steagall, che responsabilizzava le banche d’affari rispetto a quelle commerciali. In questo modo, quindici anni fa, questo lobbista guerrafondaio, non solo pregiudicò per sempre la corretta gestione mondiale dell’alta finanza, ma accorpò dentro questa nefandezza la nascita stessa dell’euro!

I risultati di questo sfascio lo abbiamo visto, appunto, in questi ultimi anni: ma naturalmente, anche qui, ci furono coloro che, per un vergognoso scambio politico, come i tedeschi, ebbero la possibilità, in cambio della loro espansione economica verso est, in contrapposizione con Mosca, di rimettere a posto i loro cocci, a scapito di tutti gli altri c.d. “partner”, subito dopo la vera prima, grande crisi del “Clinton System”, quella del 20007-8.

La posta in gioco era strategica: il sistema bancario, irrimediabilmente ferito dalla crisi bancaria statunitense, ebbe la possibilità di ricapitalizzarsi, grazie alle grasse masse monetarie dell’euro, che, tuttavia, l’Italia rifiutò. Il motivo era molto semplice: in cambio del salvataggio, la BCE pretendeva la lettura dei bilanci, e quelli delle banche italiane, per lo più, erano falsi. Ma non perché fossero stati intaccati dal “subprime”, ma perché queste falsificazioni (che non hanno niente a che vedere con quelle che si riferiscono a un pacchetto di firme ricopiate da un branco di cretini alle elezioni di quattro anni fa!), si trascinavano da molto tempo, esattamente da trent’anni, dai tempi della tragedia finanziaria Sindona-Calvi-Gelli-Andreotti, prima, e dal finanziamento occulto e criminale dei partiti, con Tangentopoli, poi. Il sistema era servito, per trent’anni, ad un’intera classe politica, a fare i propri comodi, rubando a man bassa, corrompendo le istituzioni, grazie all’intervento pesante della massoneria e dei gruppi di potere ad essa legati, malavita organizzata compresa. Né la stessa “Tangentopoli” sortì l’effetto riparatore, perché fu spinto al Governo proprio l’apparto di punta di quelle Loggia P2 che, nonostante la magistratura c.d. “sana” si opponesse, finalmente si trovava da capo al potere; e quindi risistemasse “pro domo sua” il sistema finanziario con le vecchie regole.

La prova evidente è che, i maggiori disastri finanziari del nostro sistema bancario sono le padri e le madri del ventennio Berlusconiano, e i figli del quinquennio “napolitaniano”, quello che ci riguarda da vicino, e che hanno avuto soprattutto in Monti, Draghi e Visco, questi due gli ultimi Governatori collusi di Bankitalia, i principali cospiratori.

Non è un caso che gli scandali bancari degli ultimi tempi siano nati già sotto l’egida montiana, e dopo il passaggio di poteri tra Draghi e Visco, durante i quali la Vigilanza di Bankitalia, e la Consob, ripiene come un ovo di personaggi del doppio gioco, che dovevano a bella posta ignorare gli escamotages criminali di certi banchieri, come quelli di MPS, Carigenova, Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Unicredit, e, dulcis in fundo, le 4 bancarelle fallite e truffatrici, cui si deve la rovina di 130.000 famiglie, hanno fatto finta di esistere.

Ma in quel momento, l’Italia aveva già perduto il suo autobus, cosa che francesi e tedeschi non avevano fatto, cautelandosi proprio grazie alle regalie di Draghi, nel frattempo asceso a capo della BCE.

Il crollo del sistema bancario italiano è venuto allo scoperto non tanto per caso, ma anche per trainamento. Si deve al M5S il pandemonio sollevato contro il ministro Saccomanni, quando questi decise di “rivalutare” indebitamente, fino a 9,4 miliardi le quote di partecipazione dei principali istituti in Bankitalia, denaro che, era nelle cose, sarebbero dovuti servire per rilanciare la ripresa nel Paese, e che invece divennero la stampella del Governo Letta ai bilanci tossici degli istituti: non a caso, Fabrizio Saccomanni, assieme a Draghi, Visco e all’ex-ministro dell’Economia, Grilli, facessero parte di quella cupola che, all’interno di Bankitalia (unitamente ad Anna Maria Tarantola, capo della Vigilanza, poi presidente della Rai –sic!-), custodivano i segreti del progressivo saccheggio bancario, da parte di una messe infinita di soggetti, per lo più legati alla massoneria e alle lobby industriali, compresi veri e propri faccendieri (non è un caso che si rifacesse vivo, in Banca Etruria, come intimo del vice-Presidente Boschi, lo stesso Flavio Carboni, restato “intoccabile” da quarant’anni!).

Fu allora, dopo la presa d’atto, che quei 9,4 miliardi erano l’ultimo tentativo di reggere il default bancario, a scapito ovviamente del popolo italiano, che la cortina si abbassò definitivamente su MPS, dove ci si rese conto che quell’istituto, diventato il bancomat della politica (come lo era stato il Banco Ambrosiano a suo tempo!), aveva già inghiottito venti miliardi, ma era in pieno fallimento (come Beppe Grillo aveva denunciato, durante l’assemblea dei soci!); e la responsabilità era da ricercarsi, oltre naturalmente sui banchieri e sui dirigenti della fondazione, tutti di estrazione PD, soprattutto sulla evidente “silenzio-assenso” degli organi di vigilanza! E che nessuno si aspetti dalla magistratura, questa magistratura che, in gran parte, avalla ormai apertamente il regime, una chiamata in correo di Bankitalia o della Consob (che pure pagarono a caro prezzo la stagione del Governatore Fazio, grazie proprio a magistrati politicizzati!), perché sono per principio sempre innocenti; mentre i processi a carico dei banchieri manigoldi, finiscono, uno dopo l’altro, in prescrizione!Dopo lo scoppio dello scandalo senese, allora sì che Bankitalia iniziò a spulciare dove prima non aveva fatto. E siamo all'oggi.

Ritorniamo all’inizio: perché NO? Perché è stato il Governo Renzi a chiudere il cerchio delle collusioni malavitose dei banchieri italiani, ancora una volta scegliendo tra i criminali, mafiosi e massoni, e il popolo, i secondi, senza neppure un tentennamento!

FINE PRIMA PUNTATA

 

 

 
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