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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
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La battaglia contro i vitalizi potrà amalgamare il popolo contro il regime!

Post n°1529 pubblicato il 02 Marzo 2017 da r.capodimonte2009
 

Ora non ci si venga a dire che la vicenda dei “vitalizi” non rappresenti sul serio l’altra faccia di questa “democrazia degenere”, dove chi dovrebbe rappresentare il popolo, cioè i parlamentari, approfittano della loro elezione, avvenuta per lo più con leggi elettorali truccate, molto meno dignitose perfino dei plebisciti fascisti che, almeno te la dicevano tutta sul fatto che in giro ci fosse una dittatura, e non un vuoto contenitore di consensi; per derubare denaro pubblico sottratto ignominiosamente alla gente comune, per un insano principio di “disuguaglianza”! Se poi, accanto alla “repubblica delle banane” mettiamo un “giornalismo delle banane” che serve solo al regime per infiorarsi e delegittimare l’autoritarismo della corruzione, e una magistratura e forze dell’ordine che pendono verso la criminalità politica, cercando in tutti i modi di suddividere la loro operatività tra chi conta e non conta, allora capiamo perché si è arrivati a questo punto, cioè a una vera e propria svolta, in cui non è più solo in gioco la consistenza della libertà stabilita dalla Costituzione, ma l’assoluta presa di potere delle centrali partitiche, divenute esclusivamente strutture burocratiche e conservatrici.

Naturalmente, e non è poco, dobbiano anche legare queste osservazioni alla situazione economica e sociale del Paese, in cui ormai 17 milioni di persone su 65, cioè il 30% delle famiglie, hanno grossi problemi di sussistenza, mentre addirittura 4,5 milioni sono ridotti allo stato di degrado. Se l’élite che governa la Repubblica, e che si tinge di social-cattolicismo, cioè le dottrine che dovrebbero innanzi tutto salvaguardare la persona umana, prima che l’apparato, passa sopra questa situazione, e la considera solo un episodio circostanziale, da mettere in fondo alle sue preoccupazioni (né più né meno del lavoro e dello sviluppo!), allora non ci dovremo lamentare se, da un momento all’altro, qualcosa sfuggirà dalle mani del regime, pur se esso si sta dotando di uno “stato di polizia”, anche questo funzionale alla peggiore reazione autoritaria: poliziotti che manganellano senza neppure sapere chi o perché (e lo fanno per difendere con unghie e con denti i quattro soldi che contendono al popolo, anziché difenderlo dagli abusi che subisce, indossando un’uniforme di cartapesta!); oppure abbandonano la cura della sicurezza del cittadino, per accorrere a migliaia a far da scorta a personaggi che rischiano di essere linciati non appena mettono il muso fuori di casa. E poi, logicamente, i comandanti di queste “truppe mercenarie” colludono con il potere, a cui obbediscono per spartirsi i privilegi.

I vitalizi che continuano a sperperare denaro pubblico, miliardi di denaro pubblico, assieme alle pensioni e agli stipendi d’oro, costituiscono perciò l’ultimo campanello d’allarme che gente, come i grillini, spesso votati alla disperazione di battaglie solitarie, tentano di suonare, prima che accada l’inevitabile.

Per ora i sindacati, collusi sfacciatamente con il potere (e anche questa è una vergogna storica!), fanno di tutto per rinchiudere le varie categorie disagiate e inferocite in “comparti corporativi”, ognuno che guarda in cagnesco l’altro, per ottenere qualche ora di ossigeno in più, e cioè strappare i rimasugli di cassa integrazione o assegno di mobilità che l’Inps, ormai ridotta all’osso, presto dovrà dismettere. Il mondo del lavoro italiano per troppo tempo ha creduto nelle varie sigle che elargivano per anni la cig come un secondo stipendio, mentre ci si arrangiava con lavori al nero (pensiamo ai metalmeccanici, la maggior parte dei quali ritroviamo oggi nelle officine private o a fare gli idraulici!), senza pensare che prima o poi la cuccagna sarebbe finita: ma evidentemente ancora non basta. Adesso c’è la miseria a fare da divisorio, chi ce n’ha di meno vince su chi ce n’ha di più: il regime conosce bene i suoi polli, e sa come portarli verso il becchime! Il “divide et impera” vale sempre, finche le maestranze non capiranno che la battaglia è comune, tra metalmeccanici e contadini, tra chimici e partite Iva, tra esodati e bancari, tra artigiani e piccole imprese, e le piazze sommergeranno i parlamenti.

 

Allora, quel giorno, forse il popolo unito saprà cosa fare: ma non lo si potrà certo interrogare sui modi che utilizzerà per ritrovare la giustizia sociale svenduta da questa “democrazia nefasta”: perché saranno tutti leciti... (ROBESPIERRE)

 
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