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Anche il Consiglio d'Europa condanna l'Italia per l'insulsa politica sull'immigrazione

Post n°1534 pubblicato il 10 Marzo 2017 da r.capodimonte2009
 

Il Consiglio d'Europa (CdE) è un'organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai suoi problemi sociali. Il Consiglio d'Europa fu fondato il 5 maggio 1949 con il Trattato di Londra e conta oggi 47 stati membri.

Il Consiglio d'Europa è estraneo all'Unione europea e non va confuso con organi di quest'ultima, quali il Consiglio dell'Unione europea o il Consiglio europeo.

La sua sede istituzionale è a Strasburgo, in Francia, nel Palazzo d'Europa. Lo strumento principale d'azione consiste nel predisporre e favorire la stipulazione di accordi o convenzioni internazionali tra gli Stati membri e, spesso, anche fra Stati terzi. Le iniziative del Consiglio d'Europa non sono vincolanti e vanno ratificate dagli Stati membri.

Gli stati membri sono 47, Russia compresa, di cui 28 fanno parte dell'U.E. : i paesi che diedero vita inizialmente al Consiglio d'Europa sono 10, mentre altri 37 stati hanno aderito successivamente. Gli stati geograficamente europei che non fanno parte del Consiglio d'Europa sono soltanto due: la Santa Sede che, comunque, per volontà propria partecipa alle attività dell'Ente con lo status di osservatore, e la Bielorussia (a cui è stato negato l'ingresso per mancanza di democrazia). Cinque Stati del Consiglio non fanno parte dell'Europa geografica: Georgia, Armenia, Azerbaigian, Cipro, Turchia.

Gli scopi dell’organizzazione sono: tutela dei diritti dell'uomo, della democrazia parlamentare e garanzia del primato del diritto; sviluppo dell'identità europea, basata su valori condivisi, che trascendono le diversità culturali; conclusione di accordi europei per armonizzare le pratiche sociali e giuridiche degli Stati membri.

Ebbene da questo organismo che, al contrario dell’U.E. rappresenta gli Europei nella loro integrità nazionale e strategica, ci è arrivato l’altro ieri uno schiaffo, di cui l’Italia doveva essere  il bersaglio, ma Bruxelles la motivazione, relativo alla conduzione catastrofica dell’emergenza immigrazione. E’ la prima volta dal Dopoguerra che il CdE si permette di attaccare direttamente uno degli stati membri senza se e senza ma, ma di lanciare una ammonimento anche a quella “unione” che, nata da una sua costola, non ha mai manifestato reali convergenze d’intenti, date le vaste idealità contenute nel suo statuto, che l’Europa dei banchieri non ha mai intrapreso. E’ evidente anche il fatto che la presenza ingombrante della Russia e della Turchia, permettono al Consiglio di commisurare certe scelte che vengono fatte dall’U.E. e anche di criticarle apertamente; e questo nonostante l’ostilità di questa verso Mosca!

Dunque per il CdE, “le debolezze del sistema italiano di rimpatri volontari e delle espulsioni forzate rischia di incoraggiare l’afflusso di un sempre maggior numero di migranti economici irregolari”, scrive nel dossier del Consiglio d’Europa l’ambasciatore Tomas Bocek, basato sulla visita avvenuta in Italia lo scorso ottobre. Per l’organizzazione “è chiaro che il ricollocamento dei richiedenti asilo dall’Italia verso altri Paesi attualmente richiede troppo tempo e questo crea ulteriore pressione sul sistema d’accoglienza, oltre a incoraggiare i richiedenti asilo a cercare di entrare in altri Paesi illegalmente”. E, continua il dossier, “mentre una parte dei ritardi possono essere attribuiti alle procedure a livello Ue, alcuni derivano da problemi “procedurali italiani”. Il Consiglio d’Europa pone l’accento sulla necessità che anche gli altri stati facciano la loro parte e propone di venire in auto all’Italia e lancia “un appello per aumentare le offerte di ricollocamento dei richiedenti, in particolare per i minori non accompagnati, sia sotto lo schema Ue o da parte di altri stati membri” non-Ue.

Una reprimenda non da poco, che si accompagna, dopo anni di inettitudine politica, retorica pro-immigrazione libera (anche da parte del Vaticano, che ne è uno dei diretti responsabili!), e corruzione a tutti i livelli dell’accoglienza, alla recente e timida proposta del neo-ministro degli interni Minniti, di accordi con i Governi africani e medio-orientali, ma soprattutto con l’invio della marina da guerra sulle coste libiche, per fare opera di respingimento contro gli scafisti. Tutte chiacchiere, visto che l’Italia, tanto per cambiare, in Libia, sotto le pressioni Usa, ha sbagliato cavallo, alleandosi col più debole dei ras, e quindi restando isolata in questa iniziativa (l’altro ras è alleato con i russi!); e che l’U.E. è da anni al palo, alla ricerca di una politica comune contro i clandestini (ma anche a favore dei richiedenti asilo), con quel nefasto accordo di Dublino, che il Governo Berlusconi firmò (e ora se lo scorda!), che costringe il primo Paese che impatta su questo fenomeno, di tenerselo! E i due fessi della compagnia sono l’Italia e la Grecia!

Tra i problemi dell’Italia anche la generosità “nel concedere la protezione internazionale, in particolare per ragioni umanitarie“, con la conseguenza che l’utilizzo di clausole legali basate su ragioni umanitarie per l’immigrazione economica rischia di incoraggiare i flussi di migranti irregolari via mare dal Nord Africa“. Secondo il Consiglio d’Europa “sarebbe più sensato mettere in piedi canali legali per l’immigrazione economica, con procedure da seguire nei Paesi di origine, invece di favorire coloro che entrano nel Paese in modo illegale. Questo – conclude – potrebbe aiutare a scoraggiare i migranti economici dal tentare il viaggio verso l’Italia, che è pericoloso”.

La risibile risposta qualunquista arrivata da Paolo Gentiloni, alfiere di un Governo che non sa neppure attivare una pur minima politica di assistenza pro-terremotati, tutto preso dal suo destino di “avatar” nelle mani di Matteo Renzi, dei suoi sfidanti e della sua famiglia di corrotti,  fa comprendere che questa emergenza non è per il momento destinata a finire, anzi a moltiplicarsi con l’effetto di svuotare l’Africa delle uniche braccia che potrebbero risollevarne la sorte, e di riempire le tasche dei “buonisti cooperatori” e di qualche prete affarista di casa nostra. (R.S.)

 
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