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Quanto deve l'Europa a questa Russia bistrattata!

Post n°1549 pubblicato il 04 Aprile 2017 da r.capodimonte2009
 

JE SUIS VLADIMIR...

Con l’attentato di ieri alla metropolitana di Mosca, le vittime degli attentati terroristici in Russia sono salite a 2.346, i feriti a 1.875, e i menomati permanenti a 877: quasi la somma delle vittime americane. Spaventosamente di più di quelle europee! Ci riferiamo, ovviamente al terrorismo islamico, in generale, compreso, quindi, quello, prima dell’avvento dell’Isis, cioè lo jihadismo, anche ceceno.

In tutti questi anni, circa 13, da quando Mosca subisce queste stragi, mai l’Europa e gli Usa si sono sentiti in dovere di comportarsi con i russi, così come hanno fatto con i francesi, dopo gli attentati di Parigi o di Nizza, con le marce “coese” dell’Occidente, che hanno fatto sbellicare dalle risa il califfato, che da quel momento ha iniziato il terrorismo di tipo “spontaneo”, quasi tutto riconducibile a cittadini residenti, influenzati dalla propaganda islamica in loco.

Questa vergognosa discriminazione, che si è fatta addirittura “razzista” dopo che la Russia, da sola, ha sconfitto il nocciolo duro degli integralisti in Siria (e costretto gli americani, alleati dei Sauditi, fornitori di armi, anche italiane, all’Isis in funzione anti-sciita, a fare lo stesso in Iraq!), la dice lunga sulla qualità, anche morale, di questa Europa dei capitalisti e finanzieri corrotti e alcoolizzati.

Dall’avvento di Vladimir Putin nell’agosto del 1999, quando fu nominato per la prima volta primo ministro della Federazione Russa, l’Europa ha smesso di considerare la Russia, da San Pietroburgo agli Urali, un legittimo pezzo del continente, ma una fastidiosa espressione geografica che fa parte del resto dell’Asia, dando origine alla nazione più vasta del mondo. E neppure il comune impegno che la finanza del Kremlino ha dato alle crisi politico-economiche occidentali, con un contributo nefasto di perdite di valore del rublo, da quando, con grande spirito di collaborazione, la moneta di casa fu legata, formalmente, anche se non ufficialmente, al dollaro, è servito a spezzare questa parete di ghiaccio, che i vari incontri, per lo più inconcludenti se non come specchietti per le allodole per i popoli dei “gonzi”, dei vari G 8-9-20, ecc. fingeva, invece, di comprendere. Fin che si arrivò alla crisi ucraina, innestata dalla gelosia americana di rivedere Mosca resuscitare “militarmente” dalle sue ceneri, specialmente ad opera di Putin, e molto meno dai fatti intrinsechi, che vedevano il Presidente russo reagire ad un colpo di Stato, diretto dalla Cia, contro il legittimo e pacifico governo ucraino, fino ad allora piuttosto collaborativo con lui.

Da quel momento, tuoni e fulmini! Guidati dalla Francia e dalla Germania, gli europei, senza neppure che una sola delle decisioni dei loro governi, ormai privi di sovranità nazionale, passasse per i vari parlamenti, decisero le sanzioni, contro altri “europei”, come non accadeva dalle “sanzioni” promosse dalla Società delle Nazioni contro l’Italia, dopo la guerra d’Etiopia, nel 1935; né le “sacre” democrazie catto-socialiste si erano mai sognate, prima, di colpire con sanzioni, i regimi totalitari spagnoli e portoghesi, ai tempi di Franco e Salazar.

Ma anche qui esiste una spiegazione logica: quelli erano regimi “cattolici” addirittura semi-confessionali, dove la Chiesa, da cento anni voltava la faccia altrove, quando i fascismi imperversavano, e soprattutto quando Hitler e Mussolini salvarono la Spagna dal comunismo e dall’anarchismo.

La Santa Sede, inoltre, ha da tempo subodorato le intenzioni “mistiche” del Presidente russo. Quelle che si concatenano al progetto “euroasiatico”, cioè la riammissione della patria russa ad un’Europa, libera dal dominio yankee, e proiettata verso l’Asia, naturale sbocco politico ed economico delle nazioni europee, fino alla Prima Guerra Mondiale; quando l’esercito americano, entrato in guerra grazie alla mediazione del Sionismo Internazionale, che in cambio aveva ottenuto la garanzia di una “patria israselita” in Medio Oriente, da parte di inglesi e francesi (patto Balfour), aveva definitivamente messo la Germania alle corde. In poche parole, il concetto di “Terza Roma”, dopo la caduta delle prime due, la Roma dei Cesari, e la Roma bizantina, Costantinopoli,  guidata dalla Chiesa Ortodossa Russa, destinata, e il travaso è in atto, a raccogliere l’esodo dei fedeli dal Cattolicesimo, ridotto a mera stampella giustificativa del liberal-capitalismo affamatore e espropriatore delle ricchezze mondiali, a favore delle caste e delle lobby. Concetto che, non è difficile comprendere, è di natura imperiale, più che imperialista, visto che è stato preceduto da quello, meramente “imperialista” (che non ha niente altro di sacro che l’adorazione del compasso e della piramide, e quindi del dio Mammone), che l’ ”evangelismo” americano ha inaugurato da Nixon in poi. “Imperiale” perché, e lo hanno compreso a meraviglia tutti o quasi i movimenti di destra più o meno antagonisti, poggia su un caposaldo di tipo etico, che disegna un nuovo tipo di democrazia basata sulle tradizioni culturali e sulla rivalutazione dell’individuo, contro la merceologizzazione che ne fa la globalizzazione e l’alta finanza, che lo sacrificano allo sfruttamento in nome del materialismo monetario. Dove i parlamenti non siano più altro che ponti di mediazione tra la sciatteria delle elite e la loro quota di corruzione e di inaffidabilità, ma l’insieme delle menti pensanti e creative dello Stato. Il tutto illuminato da una dio provvidenziale, che non tollera, in nessun modo, la svendita dei principi religiosi più profondi, alle consorterie di preti e vescovi ormai privi di ogni dignità spirituale, tantomeno le “capriole” morali di un Papa, ormai corroso dai privilegi e dalle sfavillanti ricchezze: un altro protagonista, peggiore di tutti gli altri, perché ipocrita, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. A comprova di ciò, si deve a Vladimir Putin (e questo in Europa si fa di tutto per nascondere), il rilancio storico del concetto “euroasiatico”, che sembra dargli ragione, dopo le lunghe e spettacolari campagne archeologiche effettuate nella regione dell’Altai, alla scoperta di una civiltà “inedita”, i kurgan di Pazyryk”, una stirpe umana (da cui sarebbe poi sorto l’estro di Gengis Khan), che, secondo gli studi di Helena Blavatsky, René Guénon, Jacolliot Louis, Saint-Yves d'Alveydre, e Nicholas Roerich, quest’ultimo,  poeta, artista, mistico e umanista, e forse il più famoso e rispettato tra gli esoteristi, che ha portato la notizia di questo grande regno agli occidentali (la Valle di Shambhara); non sarebbe altro che il vero “crocicchio” originale da cui sarebbero poi scaturite tutte le civiltà, sia occidentali che orientali. E se non fosse che furono proprio i gesuiti (poi duramente tacitati), Cacella e Cabral, a metà del 1600 a rendere le prime, eccezionali testimonianze archeologiche di questi siti, e alla saggezza culturale di Putin (e qui sbattono il naso tutti coloro che, da sinistra, lo considerano, a torto, soltanto un autarca freddo, ignorante e senza pietà, perché si vendicano di lui per aver abbattuto “violentemente” il comunismo!), oggi si ignorerebbe forse la più importante scoperta storiografica degli ultimi  tempi; che, ovviamente, un Occidente sciocco, superficiale e nazionalista (ma non lo fu certo Guenon!) fa di  tutto per ignorare.

Detto questo, crediamo che i popoli d’Europa, quelli che si sentono ancora liberi, farebbero bene a riconsiderare l’ostilità e lo stolto spirito revanscista dei burocrati di Bruxelles e Francoforte, contro la Russia, perché mai, come in questo momento, essa è a tutti gli effetti quel pezzo del Vecchio Continente, che da troppo tempo abbiamo tagliato nelle nostre carte geografiche fasulle, e che va ricucito in fretta, se non altro in nome della lotta a favore della civiltà: non più ristretta ai confini del denaro, e  della razza. (R.SCAGNOLI)

 
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