Creato da: john.keating il 14/09/2004
Metafisica della Terra della Sera

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

sundropstudio.arcidiaconogTRAFFICANTEpatriot9particellaMenelaoParideelenie58ma.centiniCoulomb2003bing.madsenguidi12mariano.vitale1979kabibi70SoloLunaSenzaStelleodarroc2
 

Ultimi commenti

Prof...bentornato :-)))))))
Inviato da: pal_jazz
il 05/07/2006 alle 15:28
 
Lei è così, senza tanti ai e bai...
Inviato da: john.keating
il 19/05/2006 alle 17:40
 
:)
Inviato da: ladymiss0
il 07/10/2005 alle 10:40
 
Ti ho scoperto adesso. Ho da imparare da qui ma ti devo...
Inviato da: singleproblem
il 07/10/2005 alle 01:49
 
Mi ricorda tanto un cane che si morde la coda.......
Inviato da: Stephanie10
il 06/10/2005 alle 20:33
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« Messaggio #131Messaggio #133 »

Post N° 132

Post n°132 pubblicato il 06 Febbraio 2005 da john.keating
Foto di john.keating

Una delle mie poesie preferite di Montale è Ho sceso, dandoti il braccio…, dedicata alla moglie, poco dopo la sua scomparsa.
È una poesia famosa: parla di condivisione, di amore; di solitudine indotta, di ricordi e rimpianti. Di una mancanza, di identità smarrita.

« Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue. »

È una poesia straziante, apparentemente, nel suo omaggio alla compagna perduta, per sempre, irrimediabilmente. Una solitudine certo incolmabile, inconsolabile: una esistenza strappata a sé, che lacera l’anima sino a perdere la propria identità, e non prevede elaborazione del lutto possibile…

Eppure…
Eppure a modo suo è una poesia positiva, persino consolatoria, o forse straziante in modo diverso.
Quanti potrebbero scriverla, a consuntivo della propria esistenza? Quanto provano realmente il senso di condivisione profonda – i suoi occhi che diventano i tuoi, il braccio da porgere che viene raccolto, il mutuo senso di appartenenza e di soccorso davanti alle urgenze del quotidiano – che essa racconta?
Quanti hanno la fortuna, ché di questo si tratta, di costruire la propria vita con quella di un Altro?

Sì, parla di un Amore che non c’è più, questa poesia, di un Amore che manca, che lascia un vuoto incolmabile, che strazia a motivo della sua Assenza.
Ma un Amore che ha dato senso, che ha donato vita. Un Amore per cui essere grati.

Fortunato chi potrà identificarsi, in questa poesia.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963