Creato da Clandestina_74 il 13/06/2008

I miei sfoghi

semplicemente la mia vita

 

 

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Nico 4

Post n°31 pubblicato il 11 Settembre 2008 da Clandestina_74

Tornata a casa attesi pazientemente che Emilio terminasse di fare i suoi giri di ricognizione e si convincesse che ormai dormivo. Non appena si fu allontanato presi la macchina e, guidando come una pazza, raggiunsi lo Star ci voleva fortuna poteva essersene andato. Sappiamo tutti però che la fortuna aiuta gli audaci: nel parcheggio dello Star però fui assalita dai dubbi non sapevo se avessi ritrovato Nicolas inoltre il mio ritorno avrebbe palesato interesse nei suoi confronti: ero molto indecisa sul da farsi ma  poi decisi che arrivata fin lì non potevo tirarmi indietro dovevo buttarmi e sperare per il meglio.

 Con piglio deciso entrai nel locale mi diressi al bancone del bar e ordinai qualcosa da bere e attesi l’evolversi della situazione avevo fatto la mia parte ora lasciavo tutto nelle mani del destino.

Pochi minuti dopo Nicolas si accorse della mia presenza e si avvicinò sorridendo.

-          Forse adesso che siamo soli avrò l’onore di conoscere il suo nome.

-          Michela risposi

-          Piacere Nicolas possiamo darci del tu?

Dopo le presentazioni parlammo a lungo di cose banali poi lui disse

-          Michela, mi piace come nome. Sai che al del Diana lavora una ragazza che ha il tuo stesso nome? Non è che la conosci? avevo espresso a Valerio il desiderio di conoscerla, ma dopo la festa si è letteralmente volatilizzata, peccato mi sarebbe piaciuto incontrarla. Quella domenica ha fatto un ottimo lavoro.

Quelle parole mi fecero battere il cuore per un assurdo gioco del destino mi trovavo in un bar ha chiacchierare con il tanto temuto uomo ombra la situazione era quantomeno comica.

-           Si conosco Michela.

-          Davvero allora sei un assidua frequentatrice del Diana?

Arrivata a questo punto dovevo dirgli la verità tirai un lungo respiro e risposi

-          Veramente, la Michela che vai cercando sono io.

Lui incasso il colpo

-           Come mai quel giorno, non mi hai detto chi eri? E sei scappata via.

-          Non mi sembrava il momento adatto, eri preoccupato per tua figlia, le presentazioni erano fuori luogo inoltre immaginavo che tua moglie si trovasse a poca distanza da noi.

-          Si ero preoccupato per Alessandra ma lei non è mia figlia e  mia moglie non era a pochi passi da noi.  Purtroppo Patrizia è morta due anni fa.

Quelle parole mi misero a disagio non sapevo cosa dire, fu lui con la sua classe a togliermi d’impaccio.

-          E’ passato del tempo non fa così male, ma il senso di colpa rimane.

Avrei voluto chiedergli il perché di quella strana frase ma decisi che non era il caso d’indagare.

 Notando il mio silenzio cambio discorso chiedendomi di me.

-          Tu sei fidanzata col ragazzo che era qui prima? E’ una cosa seria?

-          Stiamo insieme da quattro anni ma ultimamente è diventato un vero incubo, sono arrivata alla conclusione che non sento nulla nei suoi confronti, lui ha intuito questo stato di cose e non molla, rendendo la mia e la sua vita un vero incubo. Più io cerco di allontanarlo più lui si accanisce a rimanere con me e come se non bastasse a peggiorare questo stato di cose c’è la sua gelosia che gli fa vedere tradimenti ovunque.

-          Deve essere tremendo stare con una persona così.

-          Abbastanza, scusa ma potremmo cambiare argomento non ho nessuna voglia di parlare di lui.

Lui comprese il mio disagio e non fece altre domanda, portò la conversazione su di sé mi raccontò aneddoti divertenti sugli anni passati studiando in collegio a Zurigo, del fratello e di come in qualche modo fosse deluso della sua professione, le sue parole in qualche modo mi confusero io stavo studiando per diventare avvocato e lui che lo era mi parlava cosi?

-          Scusa Michela, probabilmente non sono affari miei ma vorrei sapere dove hai la tua testolina?

-          Scusa, ma mi stai spaventando io studio giurisprudenza e adesso tu mi stai dicendo che fare l’avvocato non è bello?

-          Forse pensi che fare l’avvocato sia una professione romantica? ma la realtà è molto diversa credimi. Ci sono un infinità di compromessi meschini a cui devi sottostare e la cosa peggiore è che devi scegliere tra etica e coscienza e purtroppo l’etica per un avvocato è più importante della coscienza non ti devi chiedere se il tuo cliente è innocente o colpevole, tu lo devi difendere a qualunque costo anche quando ti rendi conto che è marcio dentro devi chiudere gli occhi e continuare. No Michela credimi il nostro lavoro è uno schifo.

Lo guardai, quella confessione spontanea mi aveva disorientata ma intuii il suo bisogno di confidarsi, anche se mi conosceva da poche ore. Forse era proprio per questo che mi aveva riversato addosso quel fiume in piena ero una sconosciuta qualcosa di estraneo al suo mondo una scheggia un frammento di umanità qualcosa che si incontra una volta e poi non si rivede più. Quei pensieri mi atterrirono, avrei voluto far parte del suo mondo, ma mi rendevo conto che la cosa era impossibile, potevo solo godermi quella vicinanza finche durava domani sarebbe stato diverso, domani probabilmente se ci fossimo incontrati al Diana avremmo solo alzato gli occhi in cenno di saluto quella sera sarebbe stata il nostro segreto.

-          Scusa la domanda ma se non ti piace fare l’avvocato per quale motivo non hai cambiato indirizzo di studio? Era una domanda personale ma non mi sentivo in colpa per averla formulata era stato lui a confidarsi per primo

-          La verità è che sono figlio di un avvocato, incapace di amare i figli, ma capacissimo di imporre loro la sua volontà, forse non mi crederai ma mi ci ha costretto mio padre e questo, credimi, non glielo perdonerò mai.

Nei suoi occhi lessi una rabbia profonda e mi affrettai a cambiare discorso.

-          Valerio ci ha raccontato molto poco di te, tanto che noi che lavoriamo al Diana eravamo convinti che tu non esistessi o che, peggio ancora, fossi un barboso e avvizzito avvocato Svizzero.

-          Anche tu pensavi ciò di me? Disse lui con aria di sfida. Raccolsi il guanto.

-          Veramente  ho pensato cose molto peggiori di te.

-          Grazie, sono commosso disse lui poi prorompendo in una fragorosa risata che cancello dal suo volto meraviglioso le ombre di poco prima, ora appariva nuovamente disteso e padrone di sé. Guardai l’orologio si era fatto tardi, il tempo era trascorso velocemente dovevo andarmene se volevo rientrare in tempo, fini il mio bicchiere e lo salutai. Lui tentò di trattenermi ma gli spiegai che avevo due genitori iperprottetivi e severi, temevo che quella confidenza lo facesse sorridere con quel sorriso di scherno che spesso appariva sulle labbra di altri ragazzi, ma lui no. Mi guardò con tenerezza e disse.

-          Ti capisco sai!

Quelle due parole lasciate cosi sospese a mezz’aria mi scaldarono il cuore. Lo salutai e mi accinsi a pagare la mia consumazione lui mi trattenne e dicendo.

-          Michela, lascia offro io…poi dopo una breve pausa aggiunse – Posso avere il tuo numero di telefono?

-          Si ma non ho niente su cui segnarlo

-          Quello non è un problema. Disse e tolgliendo dal taschino un elegante penna stilografica e due biglietti da visita, me ne porse uno dicendo.

-          Qui ci sono tutti i miei numeri di telefono. Io gli dettai il mio e ci salutammo con la promessa di risentirci. Ero convinta di sognare, un uomo come lui che si perde con una come me! Quella sera, mentre tornavo a casa felice con il suo numero di telefono in tasca, riflettevo su di lui. La ragione mi metteva in guardia da quell’uomo tanto affascinante ma tanto più grande di me, al punto che non avevo neppure avuto il coraggio di chiedergli l’età, ma soprattutto a sconcertarmi era la profonda tristezza che leggevo a tratti nei suoi occhi azzurri, temevo che presto mi sarei ritrovata in un mare di guai.

 
 
 
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