Creato da Junglearte il 20/02/2008
Quando gli uomini creano opere immortali...

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"Monumento a Giovanni Acuto", Paolo Uccello

Post n°4 pubblicato il 16 Aprile 2008 da Junglearte

Paolo Uccello (1397 – 1475) è un importante pittore che mai, nella sua carrierà artistica, si discostò nettamente da una visione medievale e soprattutto tardo-medievale, soprattutto perché legato alla tradizione del suo maestro, Lorenzo Ghiberti (altro importantissimo artista).

La particolarità delle sue opere è insita soprattutto in due fattori:

-          L’impronta quattrocentesca strettamente legata tuttavia ad un gusto gotico

-          Il suo “immolare” la propria arte allo studio di una prospettiva tanto acuta quanto difficile.

Proprio a quest’ultimo proposito c’è infatti da dire che Paolo Uccello fu talmente ossessionato dalle regole prospettiche da finire per piegare ogni cosa ad esse: colore, figure, ecc… La prospettiva giungerà addirittura ad allontanare le sue opere dalla realtà. Proprio questa ostinata passione per certi studi finì per rendere la vita affettiva e sociale dell’artista triste e povera.

 

Nel 1436 Paolo Uccello dipinge, sulla parete della navata sinistra della cattedrale di Firenze, il “Monumento a Giovanni Acuto”. Il monumento celebra il condottiero inglese John Hawkwood (che, italianizzato, è Giovanni Acuto) che nel 1364, alla testa dell’esercito del capoluogo toscano, aveva sconfitto i Pisani nella battaglia di Cascina.

L’affresco è monocromo, o meglio in “verde terra” (per dirla come il Vasari, che, tra le altre cose, è stato anche un importantissimo storico grazie al quale è giunta fino a noi la testimonianza di vita e opere di molti artisti medievali); questo per dare l’impressione di una scultura. Il dipinto è così composto: su un basamento sorretto da tre mensoloni, un sarcofago è sormontato dall’Acuto a cavallo del suo destriero.

Per la prima volta dalla fine dell’età classica l’attenzione di un artista si concentra sul cavallo, che viene rappresentato con grande sapienza. La parte posteriore dell’animale, quasi un cerchio perfetto, è più alta di quella anteriore; l’attaccatura della testa al collo è sottile, il petto è arrotondato, le narici sono dilatate, gli occhi sporgenti e la bocca socchiusa.

I punti di vista per l’intelaiatura prospettica del dipinto sono due: il primo, in basso a sinistra, per le mensole, la piattaforma e il sarcofago; il secondo, frontale, vale per cavallo e cavaliere. L’impressione di trovarsi di fronte ad una sagoma che si staglia contro il fondo scuro è superata dall’esistenza della luce tergale che da sola costruisce i volumi di Giovanni Acuto e del suo destriero.

C’è un errore nel dipinto, che perde il suo sbaglio perché corretto: è il cavallo che alza due zampe dallo stesso lato. Nella realtà questo sarebbe impossibile! Tuttavia l’acuta mente di Paolo procurò volutamente questo sbaglio per poter inserire la correzione e ingannare pittoricamente l’occhio facendo sembrare normale ciò che in una scultura sarebbe impossibile.

In conclusione, non rimane da dire che questa mirabile opera si qualifica sicuramente come uno dei classici del ‘400 italiano. Fantastica!

 
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"Persistenza della memoria", Salvador Dalì

Post n°3 pubblicato il 28 Marzo 2008 da Junglearte

L'opera che vado trattando oggi è di una bellezza enigmaticamente scorcentante, così come del resto la maggior parte delle altre opere nate dall'estro geniale di Salvador Dalì.

Salvador Dalì (il cui nome per intero era, come per molti suoi connazionali, davvero lungo e difficile da tenere a mente: Salvador Domingo Felipe Giacinto Dalì Domenech) nasce a Figueres (in Spagna) l'11 maggio del 1904, e muore nel medesimo posto agli inizi del 1989). E' stato sicuramente uno degli artisti di maggior peso del '900, e oltre che pittore è stato anche scultore, designer, scrittore e cineasta.

Già dal suo volto potrete capire l'esuberante creatività artistica che lo caratterizzava, accentuata poi dall'incontro con alcuni artisti quali Pablo Picasso, Luis Bunel, Federico Garcia Lorca. E' stato influenzato prima dal cubismo e poi dal surrealismo. (Di seguito qualche sua opera)



Una curiosità su di lui è sicuramente quella che egli realizzò il famosissimo logo del chupa chups nel 1969 in un'ora! Ve lo sareste mai aspettato?

"Persistenza della memoria", l'opera che andiamo ammirando, è stato realizzato nel 1931, è un olio su tela e le sue dimensioni sono abbastanza modeste (24 x 33 cm).

Come potrete agevolmente notare tutto il dipinto è incentrato su 4 colori base: il celeste di cielo e orologi, il marrone rugginoso e il nero dell'ambiente, il giallo di monti, luce e contorno degli orologi. Con solo questi colori Dalì è riuscito a creare una opera che, per le sue caratteristiche, per questi orologi che sembrano come squagliarsi e colare a mò di vernice, rimane impressa nella mente e spinge a chiedersi il significato profondo che voleva trasmettere l'autore.

Di seguito vi riporto quanto trovato riguardo l'opera sul sito http://tenaviv.interfree.it :

In uno dei suoi scritti autobiografici, The Secret life of Salvador Dalí del 1942, l’artista descrive la genesi di questo dipinto inizialmente intitolato Orologi molli che rappresenta, in un certo senso, la storia della personalità di Dalí in eterno contrasto tra la dura scorza esterna del proprio ruolo pubblico e sociale e la sensibile “mollezza” della propria fragile interiorità.
Su uno dei tanti paesaggi di Port Lligat, tra gli scogli aguzzi della Costa Brava e un ulivo secco e malinconico in primo piano, Dalí immaginò tre orologi come oggetti inattesi, sottratti alla realtà quotidiana e deformati dallo sguardo delirante di un sogno, che è quello creato dall’inconscio dell’artista sintetizzato nell’occhio dalle lunghe ciglia che giace addormentato (secondo un’idea già proposta da Dalí ne Il grande masturbatore del 1929). Questi tre orologi sul punto di sciogliersi al sole - mentre un quarto, ancora chiuso nel suo coperchio dorato, è assaltato da un cumulo di formiche brulicanti - rappresentano l’aspetto psicologico del tempo, il cui trascorrere, nella soggettiva percezione umana, assume una velocità e una connotazione diversa, interna, che segue solo la logica dello stato d’animo e del ricordo. L’opera, ribattezzata Persistenza della memoria, che oggi è indubbiamente il pezzo più famoso del MoMa di New York, venne acquistato dal mercante americano Julien Levy decretando il successo e la fortuna economica della produzione di Dalí negli Stati Uniti.

Null'altro d'aggiungere: opera unica di un artista indimenticato e indimenticabile!

 
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Mimmo Rotella

Post n°2 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da Junglearte

Per arte italiana, come è ovvio ma non sempre scontato, si intendono le opere create nella nostra nazione in qualunque epoca e momento. Tuttavia spesso il contributo delle arti figurative italiane, se successivo al neoclassicismo, viene ignorato o sminuito. Eppure l’Italia, in tutto questo tempo, non è rimasta certo spoglia di artisti! Oggi ho pensato di proporvi un artista pop molto quotato all’estero, che ha ripreso qualcosa dal “pilastro-Warhol” rivedendola in chiave assolutamente personale, e riuscendo ad imprimere il suo nome in modo indelebile specie grazie ai suoi famosi “manifesti strappati”. Sto parlando di

MIMMO ROTELLA

Rotella con un suo ritratto in stile

Il suo nome non vi dice niente? Bè, pazienza! Nell’artista non è il nome che deve parlare, ma le opere!

Per prima cosa vi parlerò di lui: Mimmo Rotella nasce a Catanzaro nel 1918, e perciò come potrete immaginare si ritrovò a crescere in un clima non esattamente felice, visti i cruenti conflitti che allora impazzavano e che vengono detti “guerre mondiali”. A 35 anni Mimmo inizia a lavorare sui manifesti lacerati. Vi riporto un suggestivo pezzo preso dal suo sito:

I muri della Calabria fascista erano ciarlieri, coperti com'erano di parole d'ordine del regime e dei suoi volantini propagandistici. Cancellare le prime o stracciare i secondi era un'operazione ardua, difficile e pericolosa. I film erano annunciati da teloni dipinti posti sui frontoni delle sale cinematografiche. Se è lecito supporre che l'incesto fosse frequente nelle comunità isolate, in città le relazioni fra ragazzi e ragazze erano sottomesse ai riti e ai divieti del perbenismo familiare. Possiamo facilmente immaginare la quantità di frustrazioni sensoriali, affettive e mentali subita dall'adolescente calabrese e la rivoluzione dello sguardo che si produrrà successivamente quando egli si trasferirà a Roma nel 1945...”.

E insomma queste sono le influenze principali che marcano la vita di Rotella, influenze che comunque non toccheranno affatto il profondo affetto che Mimmo nutrirà sempre verso la sua terra (specie verso il mare “magico”) e i suoi ricordi. A catapultarlo nell’universo artistico saranno comunque due fattori: la sua morbosa passione per i western muti e il cinema in generale e i momenti passati a guardare il professor Migliaccio che dipingeva i cartelloni cinematografici.  Vi tralascio tutto il resto della sua vita… sarebbero soltanto nozioni noiose e troppo poco rilevanti! Vi basti sapere che negli anni 40 Mimmo va a Roma e attorno ai ’60 inizia a giungere il successo, con l’adesione al Nouveau realisme (comunque un grande segno sarà impresso in lui anche dalla pop art, l’espressionismo astratto americano, l’informale di Fontana e Burri).

Rotella Mimmo - Marilyn II

Le tecniche usate da Rotella sono varie e abbastanza differenti:

- neo-geometria (o geometria astratta)

- decollage (è una variante del collage: incolla sulla tela pezzi di manifesti strappati per strada, adottando il collage dei cubisti e contaminandolo con la matrice dadaista del ready made)

- doppio decollage (manifesto strappato ristrappato in laboratorio)

- retro d’affiche (usa i manifesti dalla parte incollata e ne ricava opere non figurative e monocrome)

- assemblaggio (di oggetti comprati dai rigattieri, come per esempio tappi di bottiglia)

- art-typo (stampe scelte e liberamente riprodotte su tela: in questo modo accavalla e sovrappone le immagini)

- frottage (applicando dei solventi su pagine pubblicitarie di riviste, riduce le figure ad impronta)

- effacage (stesso procedimento del frottage ma diverso risultato: le immagini vengono cancellate)

- accartocciamento dei manifesti e loro riduzione in strutture di plexiglas

- blanks (o coperture d'affiches: manifesti pubblicitari azzerati, ricoperti da fogli bianchi, come avviene per la pubblicità scaduta)

- sovrapitturismo (pratica graffiti su manifesti lacerati ed incollati su tela)

 

Spero, con questo articolo dal carattere molto riassuntivo, di aver stimolato in voi la curiosità di conoscere meglio l’artista! Ecco dunque che vi lascio, come al solito, dei link utili dove potrete approfondire la conoscenza di questo grande modern-artist italiano:

http://it.wikipedia.org/wiki/Mimmo_Rotella

www.mimmorotella.it

http://www.artesclusiva.it/mimmo_rotella.htm

http://arte.stile.it/gallerie/galleria.php?galid=305341&bIntro=1

http://www.teknemedia.net/pagine-gialle/artisti/mimmo_rotella/documentazione-artista.html

Rotella Mimmo - Cleopatra

 

 
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Lo spedale degli Innocenti (Filippo Brunelleschi)

Post n°1 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da Junglearte

Certamente non tutti conoscono questa magnifica opera nata dal mirabile estro creativo di uno dei più grandi artisti italiani di sempre, Filippo Brunelleschi, eppure lo Spedale degli Innocenti meriterebbe davvero più fama.

Prima di parlarvene però tengo a darvi pochissimi cenni essenziali riguardo il suo autore.

Filippo Brunelleschi nasce nel 1377 a firenze e muore nel 1446, perciò a 69 anni. Prima di divenire architetto lavora come orafo; cambierà mestiere e arte soltanto nel 1401, in seguito al concorso per la realizzazione della Porta nord del Battistero fiorentino. 
La sua carriera è influenzata da vari fattori, tra cui sicuramente non ultimo il viaggio-studio che compie a Roma per conoscere meglio l'architettura classica e l'aiuto iniziale ricevuto da un altro importante artista, Lorenzo Ghiberti.
Non vi annoio ulteriormente con altri tratti della sua vita, e mi limito a citare le sue maggiori opere:
La Cupola di S. Maria del Fiore
 
La Sagrestia Vecchia di S. Lorenzo
La Basilica di S. Lorenzo
La Basilica di S. Spirito
la Cappella dei pazzi

Veniamo adesso all'opera di cui tratta più propriamente l'articolo: LO SPEDALE DEGLI INNOCENTI.

Lo Spedale (od Ospedale), sito in Firenze, viene commissionato a Brunelleschi nel 1418 dalle Arti della Lana (allora i vari mestieri erano raggruppati in Arti, ossia una specie di Confederazioni). Questa bellissima opera altro non è che il primo ospedale destinato ad accogliere i neonati (gli "innocenti").

La prima domanda che viene lecita all'osservatore che guarda è: perchè Brunelleschi ha edificato in questo modo un ospedale destinato agli infanti?
Bè, dovete sapere che Filippo aveva di fronte a sè il problema di costruire in una grande piazza organizzata al fine di ricevere manifestazioni. Brunelleschi allora dovette ingegnarsi di pensare ad un modo per erigere un edificio che non opprimesse lo spazio, bensì lo esaltasse: la soluzione possibile era solo una... un portico!
Perchè? Bè, presto detto: organizzando la facciata dell'Ospedale con un portico la piazza non terminava con l'edificio, bensì si aveva la sensazione che continuasse dentro esso! Geniale, no?

Visto da davanti il palazzo appare come un blocco unico. Se tuttavia analizziamo in sezione l'edificio, lo notiamo composto in due blocchi.

Brunelleschi pone come modulo (ossia come "unità di misura") la colonna, e su di essa erge il palazzo.
Inoltre, una simpatica curiosità da notare, è che Filippo usa sempre regole matematiche. Ecco a voi qualche esempio:
altezza della colonna = intercolumno = profondità del portico;
corda (o luce) = 1/2 della colonna.
Lo spazio delle campate è cubico; la parte superiore semisferica.
Altezza del palazzo = 3 volte la colonna

Ma le relazioni matematiche non terminano certo qui!
Gli scalini, le arcate, le volte a vela che coprono le arcate, le finestre di forma classica (simili a quelle del Battistero di S. Giovanni) sono tutti in numero di 9 (che è multiplo di 3, numero perfetto nonchè rimando alla trinità!).

Per concludere c'è da dire che la loggia è medievale, ma la concezione con cui è costruita è tipicamente rinascimentale.

LINK UTILI:

Ulteriori notizie sull'opera:
http://it.wikipedia.org/wiki/Spedale_degli_Innocenti 
http://homes.dico.unimi.it/~alberti/Statale/innocenti.html
http://www.penisola.it/firenze/galleria-innocenti.php

Ulteriori notizie su Filippo Brunelleschi:
http://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_Brunelleschi
http://www.italica.rai.it/argomenti/storia_arte/brunelleschi/biografia.htm
http://brunelleschi.imss.fi.it/genscheda.asp?appl=LIR&indice=63&xsl=slideshow&chiave=100985

 
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