Creato da ventovela il 01/08/2005
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« Timone Stella Polare »

Issa

Post n°87 pubblicato il 20 Settembre 2006 da ventovela
Foto di ventovela

Il mondo è fatto di dimensioni parallele. Luoghi a cui non apparteniamo, dove la vita segue regole estranee e sconosciute.

Quella sera il padiglione era affollato di macchine. Parcheggiate nel fango. Una costruzione bassa contornata da lucine di natale. L'interno è un vasto androne echeggiante, ci sono lunghe piste di bocce, deserte, circondate da una rete. In fondo lampeggiano luci rosse e blu, delimitando una striscia accalcata di gente in movimento. E' lì che si balla. Un nucleo denso di corpi nel mezzo di un androne enorme e vuoto.

Lì si balla e si beve, tutti intorno a tavoli dalle tovagliette rosa, di carta.  E si mangiano patatine e noccioline in traballanti piatti di plastica. Tutto farebbe supporre prezzi più che ragionevoli, invece un caffé costa 4 euro e una coca cola 5. Ma non importa, c'è chi ha portato tutta la famiglia, bambini compresi. Ce n'è uno addormentato tra una sedia e il grembo di un padre. La moglie incinta balla, in bilico su sandali alti.

Arrivano gruppi di ragazzi impacchettati per il rimorchio. Gel, camicie stirate, camminata sciolta. Una ronda veloce verso il banco, gettando sguardi rapidi sui volti delle ragazze - sono ami gettati nelle acque ondose della folla.

Tutto intorno, abiti da festa. Scarpe coi lustrini. Gonne sfrangiate, pantaloni attillati, top aderenti, chiome lucide. Borsette dai manici corti, tenute sotto l'ascella. Qui la straniera sono io, e tutti lo sanno anche se non sono né bionda né alta. Lo sanno e mi parlano automaticamente in italiano, sforzandosi.

Tutti ballano muovendo i fianchi, roteando il bacino, squotendo le spalle. Tutti sanno le parole delle canzoni più popolari. Tutti sanno riconoscere il ritmo e cambiano i passi di conseguenza. Durante i lenti, la pista si svuota un pochino e chi non ha un partner torna al tavolo. Si srotolano le ronde dei ragazzi verso i tavoli con ragazze.

E' come alle feste delle medie, solo che siamo tutti adulti. La musica rimbomba nella lunga sala vuota. Fuori piove. Le ore passano e il rossetto si scolorisce, il sudore si mischia alla cipria, le ciglia si appesantiscono sotto il mascara, la piega si disfa. E' quasi arrivata l'alba. I piedi indolenziti ci portano fino alla macchina, isolata nel parcheggio di fango. Nel cielo quasi chiaro del mattino viaggio a ritroso verso la mia dimensione, fino al mio letto.

 
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