la moscacieca
In quest'epoca di repentini cambiamenti vivere è come andare un pò alla cieca. Gli interrogativi si mescolano alle emozioni cercando nel pensiero le direzioni da seguire. Un Blog per delineare e fotografare le rotte collettive.
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C’è una frase che spesso viene enunciata in sede di dibattiti di varia entità che recita:
“La storia ci insegna”Credo che noi Italiani, questa epigrafe, non l’abbiamo mai fatta nostra fino in fondo, forse perché non c’è mai stato nessuno che ci ha insegnato la storia come si dovrebbe.
Perché la storia ci dice che la prima università al mondo è stata fondata in Italia, e più precisamente a Bologna circa 1000 anni fa.
L'ALMA MATER STUDIORUM.
L’Italia vanta la prima università, nella classifica occidentale, ad essere stata costituita.
Seguita subito dopo da quella di Oxford, in Inghilterra; quella di Parigi, in Francia; quella di Cambridge in Inghilterra.
Sapere questo fa un effetto strano. Devo dire che: vedere i nomi delle università più importanti del mondo, come successioni temporali alla nostra dal nome poco conosciuto rispetto alle altre, mi trasmette una sensazione anomala.
Sapere che, oggi, le nostre università sono agli ultimi posti delle classifica europea in termini organizzativi e strutturali nonché di valore umano generato, mi rattrista molto.
Sapere che, non c’è mai stato anno nella mia vita in cui non venissero tagliati i fondi all’istruzione e alla ricerca, mi fa venire il voltastomaco.
Sapere che, soltanto l’integrità di una “vecchia” si è messa come ostacolo ad una finanziaria indecente su questo tema, mi inquieta molto.
Sapere che, gli Italiani non si alterino per l’oscenità nella quale siamo costretti a vivere tutti i giorni, mi fa pensare che siamo fuori dal mondo.
Sapere tutto questo, mi fa pensare che abbiamo perso il filo conduttore della nostra storia.
La famosa epigrafe con noi, non funzionerà mai.
Siamo entrati in un loop perverso, nel quale, non riusciamo più ad uscirne e continuiamo a ripetere gli stessi errori, come in un giradischi incantato.
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IL SEGRETO DELLA FELICITA'
"... un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava. Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto. Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore. Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio. Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.
Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?'
Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato. Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.
Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d'arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d'arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.
Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato? domandò il Saggio.
Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti, concluse il più Saggio dei saggi. Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino."
tratto dall'Alchimista: di Paulo Coelho