Creato da PerUnaNotteDiPiacere il 28/12/2005

la moscacieca

In quest'epoca di repentini cambiamenti vivere è come andare un pò alla cieca. Gli interrogativi si mescolano alle emozioni cercando nel pensiero le direzioni da seguire. Un Blog per delineare e fotografare le rotte collettive.

 

 

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Al Lago di Mattina

Post n°217 pubblicato il 11 Febbraio 2007 da PerUnaNotteDiPiacere

Questa mattina mi sono alzato presto, ho aperto le finestre e ho visto che c’era un bel sole nel cielo, così ho deciso di andarmene al lago di Albano con il cane.
Alle dieci ero già sulla spiaggia a far correre Pippo mentre un ragazzino si divertiva con una barca telecomandata a spaventare le papere che galleggiavano e un pupetto vestito da tartaruga ninja rincorreva il suo papà seminando coriandoli tra i suoi passi.
immagineSu un pontile di legno vedevo l’acqua del lago che era limpidissima e la luce del sole rimbalzava come in uno specchio trasmettendomi un calore paradisiaco. Lontano da me ma quasi vicino all’altra costa intravedevo un po’ di nebbia che si stava ancora diradando. Stavo da Dio. Ero felice. Mi sono soffermato più volte a respirare l’aria come di solito uso fare quando sono a contatto con la natura. Lasciavo entrare piano nei polmoni quell’ossigeno selvatico trattenendo nella memoria il sapore acquitrino del lago… respiravo come a fare una scorta delle emozioni che stavo vivendo. Gustandomi in ogni istante quel momento di pace. In questi respiri pensavo alla definizione di morte che spontaneamente avevo dato ieri sera ad una persona durante la mia conferenza. Il discorso si era soffermato sulla sofferenza e la paura della morte. L’argomento principe  che  tutte le persone sfuggono in vita. Così, perso in un sorriso sconosciuto che forse non era neanche il mio, le parole hanno rotolato autonomamente e sono uscite dalla mia bocca lasciandomi sorpreso del loro significato.

“ La morte non è soltanto la fine della vita ma è anche la fine di ogni cosa che si stà vivendo. “

Per godere intensamente ed in modo sano la vita, l’idea della morte deve essere sempre presente in noi, vivendoci dentro priva della sua paura.
Solo in questo modo si può gustare la sensazione di esistere in ogni istante che viviamo, amplificando le nostre emozioni in una coscienza vigile che accetta la fine naturale di ogni cosa. Perché è con la fine che tutto misteriosamente diviene eterno.
Con questa consapevolezza sono stato attratto dalla pancia di una barca rovesciata sulla spiaggia e come in un misterioso ritorno nostalgico mi sono sdraiato su quel ventre caldo di sole quasi in posizione fetale con Pippo accanto ed il giubbotto di pelle nera che stretto mi  faceva sentire protetto da ogni cosa.  Ho chiuso gli occhi e coccolato dalle dolci parole dell’acqua del lago mi sono lasciato andare ad un magnifico momento di riposo con la mia mente che si adagiava in un silenzio raro.

 
Rispondi al commento:
R.arcobaleno
R.arcobaleno il 15/02/07 alle 17:44 via WEB
Penso che il dolore sia strettamente legato all'ambito culturale. In altre porti del mondo, spesso non è così. E' vista come dici tu, come una porta, un passaggio per altre dimensioni....
 
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"... un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava. Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto. Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore. Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio. Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.
Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?'
Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato. Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.
Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d'arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d'arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.
Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato? domandò il Saggio.
Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti, concluse il più Saggio dei saggi. Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino."

tratto dall'Alchimista:
di Paulo Coelho

 
 
 

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