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Post N° 172

Post n°172 pubblicato il 10 Marzo 2007 da languageisavirus001

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La chiamavano la Vedova del pescatore

Era arrivata un giorno di novembre

Vestito nero e valigia in mano

C’è chi diceva venisse dal sud

E fosse stata sposata tre volte

Ma che i suoi uomini fossero tutti morti

Inghiottiti dalle onde dell’oceano

Di notte

Chi passava per la strada del mare

La scorgeva sulla scogliera

In balia del vento

Lo sguardo lontano

E nelle notti di nebbia sembrava un fantasma

Uno spirito che aleggiava perso

Un giorno un pescatore

Fuoco e Sangue tatuati sul braccio destro

La vide e se ne innamorò

La corteggiò per sette mesi

Prima di sposarla tra fiori bianchi birra e canzoni

Due giorni dopo la cerimonia

Il pescatore salpò insieme ai suoi compagni

Per non fare più ritorno

Quella notte

Chi passò per la strada del mare

Non vide nessuno

Lei

Vestito nero e valigia in mano

Era ormai chissà dove

 
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Post N° 171

Post n°171 pubblicato il 05 Marzo 2007 da languageisavirus001

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Una lampadina appesa al filo

Luce tagliente come il collo di una bottiglia rotta

Sul pavimento moquette rossa e origami

Insetti di carta che ti fissano immobili

Il pranzo e la cena serviti immancabilmente nelle tazze da tè

Porcellana modellata con zelo da abili mani inglesi

Tanta Santa Irrequietezza e ironia bonsai

E una macchina da scrivere mai ferma

Battere sui tasti dicono può creare dipendenza

Una volontà tradita

Bisogna imparare per gradi ad accettarne le conseguenze

Dopo un po’ la carta carbone

Ti lascia delle macchie sulle dita che non vanno più via

Al buio di notte in attesa di un sonno senza sogni

Sembrano splendere nel loro blu elettrico

 
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Post N° 170

Post n°170 pubblicato il 27 Febbraio 2007 da languageisavirus001

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Era conosciuto in giro come San Nessuno. Uomo, sulla quarantina, dalle buone maniere, elegante e discreto, la sua specialità era intrufolarsi alle cene dopo funerali e veglie funebri presentandosi come amico del caro estinto.

Quando la cena era quasi conclusa il primo miracolo di San Nessuno si compiva: si alzava in piedi, chiedeva a tutti di prendersi per mano, creare una catena umana e cantare per l’assoluzione delle anime dei morti. Poi iniziava ad intonare “I’ll be seeing you”, proprio come Liberace, e un silenzio surreale calava nella sala. I parenti, conoscenti ma anche i camerieri restavano estasiati, rapiti da quella voce e dalla grazia eterea che la sua figura emanava.

Conclusa l’esibizione, in un tripudio di abbracci e pacche sulle spalle, lacrime e ringraziamenti, San Nessuno faceva il suo secondo miracolo, derubando di orologi, portafogli, gioielli e quant’altro i presenti senza che nessuno, appunto, se ne accorgesse e poi sospettasse di lui.

La sua brillante serie di miracoli fu purtroppo interrotta il giorno in cui, uscito da una cena ed imboccata l’autostrada, non vide arrivare un Tir che travolse e schiacciò non solo il sant’uomo e la sua auto ma anche tre orologi, un gruzzoletto in contanti, un braccialetto d’oro e qualche portafogli vuoto buttato sul sedile di dietro.

 
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Post N° 169

Post n°169 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da languageisavirus001

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Doris Day e la sua voce di cristallo

Aspettavo mattina per sentirti mettere i suoi dischi

La notte dormivo poco

Sigarette e tv sempre accesa sul mute

Con le immagini che rimbalzavano da un muro all’altro della stanza

Ricordo il mio respiro lento

Il sale e ghiaccio a sciogliersi in bocca

Assieme alla fiducia che avevo in me stesso

E per ammazzare il tempo

Tenevo il conto delle volte in cui

Perso tra giochi di ombre e trame ormai incomprensibili

Ricorrevo ai soliti vecchi trucchi pur di restare sempre uguale

 
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Post N° 168

Post n°168 pubblicato il 19 Febbraio 2007 da languageisavirus001

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È che a volte le parole non sono che la cipria

Con la quale ci si imbelletta

Prima di uscire di casa

I panni sporchi portati via dal ragazzo della tintoria

Quando senti che il cuore spacca le pietre

Nuvole si accumulano come una cicatrice sporgente

Mentre aspetto la cerimonia di commiato

Per quell’anima ormai in disuso

Perchè il sangue cattivo macchia dentro

Me l’hanno sempre detto

 
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Post N° 167

Post n°167 pubblicato il 14 Febbraio 2007 da languageisavirus001

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Aveva deciso di festeggiare il loro ventesimo anniversario di nozze e aveva deciso di farlo alla grande, prenotando un tavolo nel miglior ristorante giù in città e una camera nell’albergo più lussuoso, “In fondo si vive una volta sola” aveva detto Frank quando Rosie gli fece notare che forse stavano spendendo troppo.

Gli ultimi tre giorni prima della partenza se ne andarono in preparativi frenetici: a chi lasciare i ragazzini, quale strada era meglio fare, come vestirsi per la gran cena, cos’altro visitare, già che c’erano, in città e cose del genere.

I due però non avevano idea di cosa il destino, o il caso se volete, avesse in serbo per loro, perchè in mezzo a tutto il trambusto Frank e Rosie non erano assolutamente al corrente del fatto che proprio il giorno della loro partenza era previsto il passaggio di un uragano e quando erano andati a portare i ragazzini alla mamma di Rosie e lei aveva fatto di tutto per fermarli, Frank era andato su tutte le furie, una scenata mai vista, dicendole che era solo capace di di rovinare sempre tutto e compagnia bella. Poi si erano messi in macchina sgommando via, mentre il vento cominciava a urlare tutta la sua rabbia.

Quello che è successo dopo nessuno lo sa, sembra infatti che Frank e Rosie siano andati a finire esattamente nell’occhio del ciclone e la macchina sia stata risucchiata dal vortice e scomparsa in cielo come se fosse un giocattolo di latta, ma dico solo sembra perché nessuno li ha più visti né la loro macchina è stata mai ritrovata.

Chissà cosa si saranno detti mentre l’uragano li faceva volteggiare, cosa avranno pensato su in cielo e soprattutto che effetto gli avrà fatto volare, quasi fossero uccelli, loro che erano stati solo a Lansdale Pennsylvania e poco altrove; ma per dirla tutta perchè ci si preoccupa poi tanto di quanto gli sia successo, in qualche modo si dovrà pur morire o no ?

 
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Post N° 166

Post n°166 pubblicato il 12 Febbraio 2007 da languageisavirus001

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Preparo in fretta e furia la mia Flotta Invincibile

Fatta di gusci di noce e mollica di pane

Già mi vedo camminare nel giardino di Getsemani

Ed approdare coltello tra i denti sull’isola del dottor Moreau

Niente altro che un po’ di ossigeno in questa città senza nome

Un normale sovvertimento dei sensi

Sì perché ci vuole poco

Una sera ti metti a tavola

Schiacci due noci

E la vita che conoscevi è finita

 
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Post N° 165

Post n°165 pubblicato il 05 Febbraio 2007 da languageisavirus001

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Ricordo che in quel periodo lavoravo in una Casa di riposo. Tra i miei compiti c’era quello di aggiornare la bacheca degli annunci con messaggi quali: “ Sabato prossimo, 9 maggio, il nostro Ralph Mullen compirà 86 anni. Cento di questi giorni Ralph ! Vi aspettiamo numerosi in sala mensa alle 15.30 dove potremo congratularci con Ralph e gustare una bella fetta di torta”.

Mi occupavo inoltre dell’organizzazione di  questi eventi speciali e di cercare di mantenere alto il morale tra gli ospiti della “Serenity Hill” dispensando complimenti e gran pacche sulle spalle a destra e a manca. E tutto sommato riscuotevo un certo successo tra i vecchietti che apprezzavano il mio modo di fare  cortese e gioviale; i miei preferiti erano Linda e Marty, sposati da sessant’anni o giù di lì condividevano la stessa stanza ma ormai non si riconoscevano più, né ricordavano i loro nomi e mi chiedevano sempre perchè mai dovevano vivere insieme ad un estraneo.

Come lavoro non era un gran che, ma io in quella gabbia di matti mi ci trovavo bene. Avevo sempre un po’ di tempo libero, visto che i turni non erano pesanti e quindi ci si trovava con gli altri colleghi in cucina che era la nostra sala ricreativa. Ed è proprio lì in cucina che, tra un caffè ed un giro di ricognizione, conobbi Sally il primo giorno di lavoro .

Sally era un’infermiera professionista, più grande di me di qualche anno e diventammo subito amici. Fu lei ad introdurmi ed a presentarmi ai colleghi prima ed agli ospiti poi e dopo poco tempo iniziammo anche a vederci fuori dalla “Serenity Hill”. Quello che mi colpì subito di Sally fu la sua forza quasi prodigiosa: riusciva a prendere quei vecchietti in braccio, li sollevava e rigirava per lavarli come se fossero bambole, non avevo mai visto una cosa simile in una donna.

Lei viveva in questo piccolo appartamento a quattro passi dalla Casa di riposo e così quando avevamo lo stesso turno andavamo a rilassarci un po’ a casa sua. Sally aveva avuto una quantità imprecisata di storie con uomini e la cosa più impressionante era quanti di questi suoi ex erano finiti male. Ricordo che ci mettevamo sul letto, ancora mezzi nudi e lei iniziava a raccontarmi di come il suo primo fidanzato fosse finito in un burrone con la macchina, mentre cercava di evitare un cervo su nel Michigan o di quello che lavorava per la società elettrica e che era rimasto attaccato ad un filo dell’alta tensione, perchè si era messo a starnutire ed era scivolato. Insomma roba da non crederci, io rimanevo lì a bocca aperta, sopraffatto da come il caso avesse così spesso il sopravvento nella nostra vita.

Un bel giorno Sally arriva alla “Serenity Hill” tutta trafelata e mi dice che deve assolutamente andare in California visto che uno dei suoi ex, un detenuto che dentro era stato accoltellato due volte, era finalmente uscito e voleva rivederla. Fatto stà che prende tre giorni di ferie e sparisce, sì sparisce nel nulla, perchè nessuno sa più che fine ha fatto da quel giorno, nemmeno la polizia. Beh ecco, tutto quello che volevo dire è che  a me dispiace ancora un po’ che se ne sia andata così perchè, se è vero che mi sono trovato un’altra donna, è anche vero che storie come le raccontava Sally non mi è più capitato di sentirle.

 
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Post N° 164

Post n°164 pubblicato il 27 Gennaio 2007 da languageisavirus001

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Ci eravamo conosciuti al matrimonio di una comune conoscenza. Sua madre, una vecchia signora rimasta vedova vent’anni prima, mi guardo’ negli occhi e mentre la ragazza si allontanava mi disse: “si faccia pure avanti giovanotto, lei è proprio quello di cui mia figlia ha bisogno, un bravo ragazzo”.

Ed io mi feci avanti, non potevo certo deludere una cosi’ simpatica vecchietta: per la fine del pranzo avevo già rimediato il suo numero di cellulare ed un appuntamento per il week – end seguente.

Per andarla a prendere mi feci prestare un abito diverso da quello che avevo indossato per il matrimonio e arrivai al cancello della loro villa che dava sul lago con la macchina ancora gocciolante dall’autolavaggio. Arturo, il cocker nero a cui la vecchia era affezionatissima, abbaiava come una furia mentre lei mi veniva incontro con una gonna decisamente fuori moda e la madre sorrideva beata sulla soglia. Il primo appuntamento si risolse piuttosto in fretta: cinema (film francese mortalmente noioso) e bibita analcolica in un locale affollato dove io ne approfittai per toccare il culo delle altre prima di andare in bagno a farmi una canna.

Nell’arco di un mese avevo fatto la stima del patrimonio familiare che consisteva oltre alla villa, di una casa in montagna, due al mare, da dove veniva la vecchia, auto d’epoca nel garage che nessuno guidava perchè le due erano incapaci, azienda avviata e discreto gruzzoletto in titoli.

Avendo lei già trentasei anni il fidanzamento fu breve e dopo nemmeno un anno annunciammo le nozze che furono celebrate nientemeno che da quello stronzo del vescovo, una checca che dava il voltastomaco, ma amico d’infanzia del suo defunto padre.

Iniziai per cosi’ dire a lavorare nell’attività di famiglia e nel contempo a guidare l’auto d’epoca, una Lancia Aurelia che era uno schianto, nell’attesa che arrivasse il gioiellino da 53.500 euro che avevo ordinato.

Giusto qualche giorno prima del Natale decisi che era venuto il momento di festeggiarlo nel migliore dei modi: dando fuoco alla serra dove sua madre coltivava una serie di fiori e piante, il suo unico passatempo, ed approfittandone per far arrostire pure Arturo. La vecchia, incredibilmente, non resse il colpo e allora mi resi conto che il detto “prendere due piccioni con una fava” funzionava eccome.

Distrutto dal dolore, andai al funerale dell’adorata suocera con un abito di Armani nero fatto su misura e occhiali scuri Gucci, sorreggendo la mia mogliettina e maledicendo quella feccia capace di tanto odio. Non mi rimaneva che un ultimo ostacolo per poter godere di quel ben di Dio in santa pace ma volli aspettare un po’; lei intanto voleva un figlio a tutti i costi, io invece cercavo di scoparmi tutte quelle che mi capitavano tra le mani.

Riuscii a rimediare una pistola rubata e nell’unica sera a disposizione in cui i camerieri avevano una libera, inscenai una finta rapina finita in tragedia a casa nostra. Ovviamente la tragedia consisteva nel fatto che feci fuori lei. La soddisfazione di vedere il suo sguardo idiota mentre le sparavo e quel sangue denso e caldo uscire a fiotti dai due buchi provocati dalle pallottole nella sua testa di cazzo fu impagabile, tanto che quasi mi dimenticai di andare a buttare la pistola nel lago.

Tre giorni dopo, al funerale, c’era tutto il paese per cercare di consolare quel giovane vedovo a cui una sorte avversa aveva distrutto la famiglia, quanto di più sacro esistesse.

Io mi presentai con la mia Lancia Aurelia.

 
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Post N° 163

Post n°163 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da languageisavirus001

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Dopo tre mesi sua moglie scappò con il Reverendo che li aveva sposati. Venne a sapere che se la facevano in casa, alle sue spalle e nel loro letto.

Per poco non lo scoprirono il giorno dopo mentre cercava di dare fuoco alla chiesa, fatto stà che non venne mai più a Messa la domenica e giurò vendetta, disse che gliela avrebbe fatta pagare a quei due.

Insomma, a quanto ricordo perse poi tutto con il terremoto del’49 e quello fu proprio un brutto colpo.

L’ultima volta che l’ho visto aveva indosso l’unico vestito che gli era rimasto e camminava nel calore bianco di quel luglio per andare a prendere il treno con una valigetta in mano. Nella luce tremolante di quel pomeriggio sembrava un miraggio.

Qui da noi circolano voci che li abbia trovati dall’altra parte del Paese sua moglie e il Reverendo, dicono che gli ha strappato i cuori e che abbia messo il cuore di lei nel torace di lui e viceversa.

Ma, si sa, la gente ne dice tante di cose, vatti a fidare.

 
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Post N° 162

Post n°162 pubblicato il 15 Gennaio 2007 da languageisavirus001

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Dopo la misteriosa scomparsa della sua fidanzata Language Is A Virus, giovane dal carattere schivo  addetto alle riprese nell’industria pornografica, si ritira in meditazione nel suo appartamento.

Con l’aiuto dei suoi fidati Koi, che gli sono sempre stati accanto anche nei momenti più bui, Language Is A Virus intraprende un’opera di revisione della sua breve ma intensa esistenza costellata da grandi aspettative risoltesi poi in altrettante bolle di sapone.

Nel suo viaggio attraverso il tempo il nostro personaggio si ritrova a dover affrontare i fantasmi del suo passato che, utilizzando un linguaggio dissonante e secolare, si trasformano in una serie di sconvolgenti rivelazioni per i lettori, quali ad esempio il ritrovamento, dopo una volontaria reclusione durata tre settimane, del corpo della fidanzata incelofanato e fatto a pezzi nel baule della propria auto

Urlandoci in faccia tutti i suoi valori con voce rauca e tagliente come un rasoio, Language Is A Virus ci prende per mano e ci conduce verso una epifania di comprensione dell’essenza e dei valori della vita e la sensazione che se ne trae è come quando si mette al suo posto l’ultimo pezzo di un complicato puzzle.

 
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Post N° 161

Post n°161 pubblicato il 05 Gennaio 2007 da languageisavirus001

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Sul secondo grano grosso un Gloria al Padre

E mi è rimasta un po’ di quell’Acqua odorosa di miele di Londra

Che assicura un incarnato sericeo e levigato

Anche se ho le unghie rotte e ci sono cartucce dappertutto

Per calmare le nevrosi scrivo Haiku quali

“Il tempo passa

E la vita fugge via

Io me ne frego”

E tengo sempre un Uzi sotto il letto

Sarà perché di notte sogno poco

 
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Post N° 160

Post n°160 pubblicato il 02 Gennaio 2007 da languageisavirus001

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Language Is A Virus esci fuori di lì !

Questa è la tua ultima possibilità per rimetterti in riga

Language Is A Virus non commettere ulteriori pazzie

Fai il serio

C’è qui anche la tua ex suocera

Dice che le devi ancora restituire la pelliccia di visone che le avevi chiesto per il capodanno del 1999

Quando avevi perso la trebisonda per quella ballerina di colore

Language Is A Virus è anche ora di smetterla con sta cosa qui del blog

Sarà mica una roba seria una cosa che si chiama blog

E’ venuto il momento di mettere la testa a posto

Language Is A Virus non sarà piacevole a dirsi ma ormai hai una certa età

E dico certa perchè sono le certezze quelle che contano nella vita

Lo dicono tutti

Anche la tua ex suocera

E tu non puoi andare avanti a dire che tu qua e tu là

E che certezze non ne hai

Ricordati di come è andata a finire con la ballerina di colore

Quasi ti fanno fuori

E tu che credevi fosse vero amore

Language Is A Virus adesso basta arrenditi !

Conto sino a cinque

Cinque e non uno di più

O scendi o veniamo a prenderti

Uno

Due

Tre

Language Is A Virus al cinque saliamo e spacchiamo su tutto

Quattro

Cinque

.

.

.

.

 
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Post N° 159

Post n°159 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da languageisavirus001

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Ho motivo di pensare che la ragazza con la quale ero in parola per dare una svolta alla mia vita abbia fatto qualche brutto incontro visto che l’hanno letteralmente fatta a pezzi (testa, torso, gamba destra, gamba sinistra, le braccia non sono state ancora rinvenute) e trovata tra le montagne di immondizia natalizia in quattro diverse località dell’hinterland milanese.

Il mio dolore è cosi’ profondo che per capodanno rimarro’ solo in casa con i miei criceti (in quanto i miei koi sono in visita dalla mia ex suocera, quella degli orecchini bianchi e neri tanto per intenderci).

Qualora trovaste un braccio tra i vostri rifiuti siete pregati di farmelo sapere, mi piacerebbe tanto avere un ricordo di lei.

 
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Post N° 158

Post n°158 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da languageisavirus001

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È probabile che la mia vita sessuale subirà una radicale trasformazione entro Natale: se giochero’ bene le mie carte potrebbe persino coinvolgere un’altra persona.

 

 
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Post N° 157

Post n°157 pubblicato il 17 Dicembre 2006 da languageisavirus001

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Ho deciso che è venuto il momento di festeggiare il Natale nel migliore dei modi: questa notte prendero’ quel sacco di pulci del cane del vicino, gli tappero’ il muso con del nastro isolante e lo crocefiggero’ alla porta del garage con la sparachiodi, cosi’ vedremo se il suo padrone la prossima volta che mi incontra si metterà ancora a ridere perchè mi sono fatto i capelli rossi.

 
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Post N° 156

Post n°156 pubblicato il 24 Novembre 2006 da languageisavirus001

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Il mio linguaggio scassato e osceno

Ti aveva sempre creato dei problemi

E non sopportavi che passavo le notti a scrivere

Su quel vecchio divano consunto e pregno di umori

Invece di starti accanto in completa adorazione

Ti piaceva uscire al tramonto in giardino

Discorrendo inutilmente con un bicchiere in mano

Quando io invece non sprecavo una sola parola

E bruciavo dentro in attesa del particolare

E mentre tu scambiavi il mio fuoco invisibile per inadeguatezza

Io osservavo le cose a fondo

C’era una luce arrugginita quel giorno

E una falla in cielo al posto del sole

Ora ricordo la mia lama che affondava nelle tue carni

Per vedere se era vero che dentro avevi un’anima

E la tua faccia di porcellana

Sorpresa come se avessi visto un’orda di fantasmi

E il fragile silenzio che dopo mi avvolgeva

E ricordo bene che tre giorni dopo tu facevi i vermi

Sepolta dietro al roseto

 
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Post N° 155

Post n°155 pubblicato il 17 Novembre 2006 da languageisavirus001

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Frankie guidava questa vecchia Jaguar che spesso non voleva neanche partire.

L’aveva presa per duemila o poco più qualche anno prima da un rivenditore di macchine usate in Arizona. Quella mattina faceva cosi’ caldo che praticamente la macchina non l’aveva neanche vista da fuori. Era salito, era riuscito ad accenderla e una volta controllato che l’aria condizionata funzionava era andato a firmare le carte. Poi si era comprato una confezione da sei al 7Eleven e se le era scolate tutte una via l’altra, per festeggiare.

Visto che a casa non aveva il telefono andava sempre nella sala da biliardo di Big Bones, quella di fronte all’uscita della freeway. Era li’ che sbrigava i suoi affari, se cosi’ vogliamo chiamarli. Frankie si arrangiava come poteva: aveva un po’ di contatti per roba di contrabbando e ricettazione, tutto qua.

Un giorno pero’ era finito in questo affare più grosso di lui, una truffa nella bisca dei fratelli Gambino che gli aveva fruttato la bellezza di un quarto di milione, quello che gli ci voleva per sparire in Messico.

Ma quelli di Gambino non ci hanno messo tanto a trovarlo e cosi’ Frankie lo scovano all’alba in un motel dove si era nascosto sulla Interstate mentre cercava di mettere in moto la vecchia Jaguar che non ne voleva proprio sapere di partire, e  senza che nessuno li vedesse, lo prendono, lo portano nella stanza e gli legano le mani e i piedi dietro la schiena con una corda che passa intorno al collo e giusto per finire gli tagliano la lingua, dopo di che spariscono con la borsa con dentro il quarto di milione.

Insomma come potete ben capire Frankie non ce l’ha fatta, non si sa bene se sia morto dissanguato o tentando di liberarsi dalla corda dell’incaprettamento, ma i poliziotti che sono entrati in quella stanza al Desert  hanno detto che di sicuro non era un gran  bello spettacolo da vedere.

Ma, alla fine, quello che a me ha fatto più ridere è che quando un poliziotto è andato nel parcheggio per prendere la macchina di Frankie, la vecchia Jaguar è partita al primo colpo.

 
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Post N° 154

Post n°154 pubblicato il 10 Novembre 2006 da languageisavirus001

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Là l’autostrada A4 è solo una striscia d’asfalto che collega le varie periferie, tra tir, furgoni e macchine che corrono verso qualcosa di non meglio definito, giorno e notte, week – end compresi.

All’uscita del casello la discoteca Paradiso è riconoscibile dall’insegna multicolore la cui luce riverbera sul cemento nudo del capannone. Dentro, il locale è diviso in due sale su piani diversi: al pianoterra c’è la sala techno, al primo piano invece si trova la revival. La musica nella sala revival è sempre la stessa, immutabile sera dopo sera, “Ymca”, “Il ballo di Simone”, “Don’t let me be misunderstood” et similia riescono pero’ a riempire sempre la pista. Si muovono e dimenano, con diversa grazia, donne sole sulla trentina da poco separate, signore che hanno passato i quaranta con relativi compagni ormai ingessati e ragazze diciottenni o giù di li’ in divisa da velina; c’è pure Tiziano, lo scemo del paese, con il suo borsello di cuoio a tracolla che passa indisturbato ore a saltellare tra tutte loro, che lo conoscono e sanno bene essere del tutto innocuo.

Stravaccati su un divanetto rosso ai margini della sala tre ragazzi osservano la scena come ogni sabato, bevendo cocktails cha hanno lo stesso sapore e alternandosi in bagno per sniffare cocaina che comprano a 50 euro al grammo.

Alternativa del nulla è cercare di rimorchiare qualche ragazza, oppure pensare a qualcosa di diverso una volta tanto. I tre allora chiamano Tiziano e lo fanno sedere al loro divanetto per bere un po’, poi vanno a ballare portandoselo dietro, fin quando, dopo aver parlottato tra di loro, verso l’una decidono di uscire. Tiziano istruito a dovere li segue dopo cinque minuti, come un cagnolino va sino in fondo al parcheggio, dove nessuno li puo’ vedere, salgono tutti i  macchina e sgommano via alzando un polverone fitto.

Tutto intorno al Paradiso è zona industriale, deserta nel fine settimana, la macchina si ferma in un piccolo spiazzo.

Dai Tiziano facci vedere come balli su, lo incita uno dei tre e Tiziano non se lo fa ripetere, inizia a muoversi al ritmo della musica che esplode dall’impianto stereo a 200 watt della macchina, cammina avanti e indietro agitando le braccia. Per i tre tutto cio’ è uno spasso, si piegano in due dalle risate; Tiziano fa con loro esattamente quello che fa con le ragazze al Paradiso, si avvicina sguardo idiota e ci si struscia un po’ addosso.

Cazzo fai Tiziano ? non vedi che siamo maschi ? dice un altro spintonandolo via e Tiziano finisce in mezzo ai tre che iniziano a spingerlo tra di loro. Lui prima sembra divertito, poi dopo essere caduto diverse volte si mette a piagnucolare come un bambino. Ma i tre non hanno nessuna intenzione di fermarsi ora e dalle spinte passare alle manate, ai calci, ai pugni è un attimo. Tiziano non riesce nemmeno più a rialzarsi, i tre gli sono sopra e lo colpiscono ripetutamente con violenza, una gragnuola di colpi. Il sangue rosso scuro macchia la strada, l’ultimo calcio quello fatale è sferrato alla testa, un suono sordo e orribile simile ad un crac e gli occhi di Tiziano si chiudono per sempre. I tre se ne accorgono solo dopo un po’ quando la loro furia è stemperata dalla stanchezza.

Cazzo è morto ? dice uno inginocchiandosi per vedere meglio il corpo; Cosa facciamo adesso ?

Non possiamo lasciarlo qui, interviene un altro

No cazzo, no, dice il primo

Dai vai a prendere la tanica della benzina, ce l’hai ancora a casa ? è il terzo a parlare

Si che ce l’ho, ma cosa vuoi fare ?

Bruciarlo se no ci beccano subito, vai vai col Robi, io vi aspetto qui e prendi anche dei sacchi di plastica, quelli grandi della spazzatura.

Al loro ritorno un quarto d’ora dopo i tre agiscono e basta senza più dire una parola, cospargono il corpo di benzina e appiccano il fuoco. Le fiamme avvolgono Tiziano e si levano in cielo, l’odore acre di carne bruciata è rivoltante, una volta esaurito il rogo tutto quello che rimane è lo scheletro  che viene messo in un sacco nero della spazzatura. I tre già sanno quello che devono fare, vanno a buttare il sacco nella discarica poco distante e si dirigono di nuovo verso la discoteca. Saranno passate le due e mezza ma c’è ancora coda fuori dal locale.

Non avevo visto cosi’ tanta gente da quando è venuto Patrick del Grande Fratello, dice rivolgendosi agli altri uno dei tre mentre il buttafuori del Paradiso li fa passare.

 
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Post N° 153

Post n°153 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da languageisavirus001

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Un’altra notte in quel localaccio attaccascolo e mi sparo, cazzo.

Anche perchè poi finisce sempre che io e Ben ci ritroviamo nei cessi a farci di sciroppo per la tosse, il che diciamocelo non è proprio il massimo. E vedere tutti quegli zoticoni che tracannano birra perchè non possono permettersi altro, cristosanto ne vogliamo parlare ?

Il fatto è che non si riesce mai a combinare nulla di buono li’ dentro e la volta che la ruota sembra girare per il verso giusto, poi va tutto a puttane.

Come quando era arrivata quella vecchia pervertita con sto macchinone da L.A. che ci prende in simpatia a me e a Ben, ci offre da bere e tutto quanto e dopo un po’ dice che ci vuole proporre un buon affare. É’ fatta, penso io, questa vuole essere scopata per un po’ di grana e sono già pronto e ce l’ho già duro dalla contentezza. E invece sta stronza ci da cinquecento verdoni ma vuole guardarci mentre io e Ben ce lo meniamo a vicenda. Che cazzo ci hai presi per due fottuti finocchi ?

Abbiamo ribaltato il tavolo e ce ne siamo andati e Ben voleva pure bucargli le gomme, ma c’era l’autista sulla macchina e allora meno male che siamo riusciti a rimediare un po’ di roba buona da quell’indiano che ci doveva un favore, altrimenti quella notte finiva come finiva.

Ma io domani glielo dico a Ben che non ci metto più piede in quel posto, che dobbiamo cambiare aria, che non voglio diventare vecchio in quel buco.

 
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