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Questa è 1 data storica se non vogliamo che ritorni il dux(o forse c'è)

Post n°605 pubblicato il 24 Aprile 2008 da hesse8


 


Un 25 aprile per la Costituzione


di Paola Pellegrini


Roma 24 aprile 2008


C’è
un manifesto, praticamente sconosciuto ai più, che in questi giorni
dovrebbe invece essere pubblicato su tutti i giornali, letto nelle
scuole, inserito negli stacchi di pubblicità educativa della
televisione pubblica (quella privata come è noto sta dall’altra parte
!).


E’
il manifesto per la manifestazione nazionale del 25 Aprile, promosso
dalle organizzazioni della Resistenza e dell'antifascismo a Milano e in
tante altre città italiane.


Nelle
sue parole non c’è solo il ricordo di quanti, a migliaia, scelsero la
via della lotta e del sacrificio della loro stessa vita dalla parte
giusta, quella della libertà della nazione, della giustizia contro i
criminali nazisti e i loro servi fascisti italiani; non solo la
riaffermazione che il 25 aprile è la Festa nazionale della nostra
democrazia che rinasce sessant’anni fa - grazie a quella guerra di
popolo- nella nostra Costituzione.


C’è
un richiamo ai pericoli che corre la tenuta democratica del nostro
paese, la consapevolezza lucida del tentativo, da anni reiterato ed
oggi del tutto esplicitato, di scrivere un’altra storia, per cambiare
la Costituzione e fare della nostra una repubblica presidenziale in
mano a oligarchie ristrette, strumento diretto dei potentati economici
e finanziari.


Sono
parole che pesano, che confermano tutta la nostra preoccupazione per
l’epilogo apertamente reazionario che la cosiddetta transizione
italiana va realizzando da anni e di cui abbiamo avuto una tragica
conferma nel voto del 13 e 14 aprile e spiegano la polemica che si va
dispiegando con ogni mezzo per negare il 25 aprile: Selva propone di
abolirlo, (visto tra l’altro che Berlusconi e soci non hanno mai
partecipato, anticipando appunto la negazione esplicita di questi
giorni, a nessuna delle celebrazioni di questi ultimi 14 anni); le
associazioni partigiane sono ormai l’oggetto di attacchi ed irrisioni
dirette sui giornali della destra; in Sardegna un sindaco forzista
diffida la Banda e i cittadini dall’intonare Bella Ciao, la canzone
simbolo, in Italia e in tanta parte dell’Europa, della Resistenza
antifascista.


Allora
anche da domani, da questa nostra grande festa antifascista, dobbiamo
ripartire, sapendo che questa partecipazione di massa alle
manifestazioni del 25 Aprile è una delle tappe per ritornare a parlare
alla nostra gente, ai lavoratori, ed anche a quelle forze ancora
schierate – speriamo – sul terreno della difesa della Costituzione,
perché comincino a riflettere sull’avventurismo di scelte politiche
che, in nome del “nuovo” stanno spianando la strada al populismo e alla
demagogia del futuro governo.


Si
dirà: vedete, i soliti comunisti che demonizzano l’avversario e che
dimostrano con le loro parole che il 25 aprile è solo la festa di una
parte.


A
questi rispondiamo che è vero, noi stiamo da una parte, quella che non
abbiamo mai cambiata, anche quando le provocazioni dei servizi segreti
alleati, insieme alla banda mafiosa di Salvatore Giuliano e ai fascisti
della X’ Mas di Junio Valerio Borghese, con la strage di Portella delle
Ginestre, spinsero perché il paese si sfasciasse sotto l’urto di una
reazione del PCI di Togliatti, allora nel governo di unità
antifascista, alla vigilia del voto sulla Costituzione. Dimostrando tra
l’altro, allora come oggi, quanto poco i reazionari capiscano della
forza morale e della fermezza dei convincimenti dei comunisti! Ormai
sono molte le ricerche storiche che hanno fatto luce su quei mesi
terribili di attacco all’unità antifascista, quale ricatto fu giocato
sul paese, a partire da De Gasperi, e sulla lungimiranza del PCI che, a
partire anche da quella fase, seppe ricostruire il più grande partito
comunista dell’occidente capitalista ancorando la sua forza, i suoi
militanti, le sue battaglia di emancipazione sociale proprio nella
carta costituzionale.


Noi
stiamo ancora dalla parte di chi ci ha lasciato la Costituzione come un
patrimonio di valori pubblici repubblicani da difendere, per noi e per
le generazioni future.


Una
Costituzione, in virtù della quale anche il più povero degli italiani
nasce ricco perché, fin dalla nascita, è titolare di un patrimonio di
beni pubblici inalienabili; nasce libero, per il diritto al godimento
delle libertà civili ed alla tutela dei diritti fondamentali della
persona, contro ogni forma di dispotismo e di attentato alla libertà,
grazie a tutti gli strumenti di garanzia (giudici indipendenti, Corte
Costituzionale, pluralismo istituzionale) e all’equilibrio e divisione
dei poteri dello Stato; una Costituzione che persegue l’eguaglianza ed
esclude ogni discriminazione, perché impegna i pubblici poteri a
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il
pieno sviluppo della persona, di ogni persona. La Costituzione
garantisce il diritto alla vita ripudiando il flagello della guerra ed
assicurando la tutela della salute, attraverso un servizio sanitario
nazionale di cui siamo tutti titolari e di cui tutti devono poter
beneficiare in ogni parte del paese e non solo nelle regioni ricche e
sviluppate. La Costituzione prevede che tutti i bambini e le bambine
hanno diritto all’istruzione e di raggiungere i gradi più alti degli
studi, e dunque non vuole la scuola di serie A per i ricchi e di serie
B per i poveri.


Questa
è la Costituzione, frutto non di strani compromessi stipulati tra
il1945 e il 1948 tra i comunisti, i socialisti e i democristiani, ma
maturato invece, giorno dopo giorno, in tanti anni di lotta e di
studio, anni penosi di sconfitta e di solitudine, ma anche di riscossa
e di speranza, tra quanti subirono per vent’anni il regime di
Mussolini, finirono in galera, al confino, in esilio, e poi nella
guerra, nei campi di sterminio nazisti, e infine sulle montagne della
nostra resistenza italiana ed europea.


Per
questo la Costituzione italiana è da almeno venti anni nel mirino delle
forze politiche e sociali che puntano ad un ritorno indietro della
storia moderna dell’Italia e dell’Europa.


Ed
è per questo che il 25 Aprile, domani, e tutti i 25 Aprile della nostra
vita, noi saremo nelle piazze del nostro paese a difenderla.


Per leggere l'appello clicca su www.anpi.it


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