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Post n°900 pubblicato il 19 Aprile 2009 da hesse8
Al grido di “Non si può morire per il lavoro”, ieri nella città dell’Ilva c’è stata la manifestazione nazionale per la sicurezza dei lavoratori. Presenti familiari delle vittime e operai provenienti da tutta Italia, anche dalla ThyssenKrupp di Torino. Nel corteo che ha sfilato per le strade del capoluogo jonico, uno striscione con su scritto: “Associazione 12 giugno – Familiari vittime del lavoro – Taranto”. A reggerlo Angelo Franco, padre di Paolo, un ragazzo di 24 anni morto il 12 giugno 2003, schiacciato da un braccio di una gru che si è spezzato piombandogli addosso da 50 metri di altezza. Paolo lavorava all’Ilva di Taranto ed è una delle tante morti bianche avvenute all’interno della più grande industria siderurgica d’Europa. Il padre Angelo non ha accettato il risarcimento proposto dall’Ilva per convincerlo a non aprire la causa. Nel frattempo ha vinto il processo di primo grado – che si è concluso con la condanna di due dirigenti Ilva e tre della ditta che si occupava della manutenzione del cantiere – e ora, fiducioso, attende un esito positivo anche in appello. In riva allo Jonio, gli operai sono arrivati dal Piemonte e da Milano, da Roma e dalla Sicilia, dal Veneto e dalla Toscana. Una strage, appunto. E di vera e propria strage parlano i numeri snocciolati dagli organizzatori del corteo tarantino. A finire sotto la luce dei riflettori, in particolare, è il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro che, secondo gli organizzatori della manifestazione, starebbe subendo < da parte dell’attuale governo. |
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