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Post n°636 pubblicato il 19 Maggio 2008 da hesse8







Il rischio di un'informazione di parte

















Diliberto, «Quale legge ha stabilito la soglia di sbarramento anche per l'accesso alla televisione?»



Image Il sistema dei media italiani vive un momento di grave crisi, un rischio di deficit nell'informazione e nella rappresentazione della realtà. Ci troviamo di fronte a
giornalisti a cui si chiede di presentare le proprie scuse
semplicemente per aver fatto il proprio mestiere, ad un servizio
televisivo pubblico sempre più vicino e simile alle televisioni
private, ad una legge sul conflitto d'interessi che non è stata fatta,
e forse non ci sarà mai. Ma in primo luogo ci troviamo di fronte ad un
restringimento degli spazi di espressione, ad una televisione che dà
voce solo ad alcuni soggetti e ad alcune forze politiche, lasciando
completamente fuori chi non è più in Parlamento, ma continua a
rappresentare milioni di italiani.

Già durante la campagna
elettorale i Comunisti italiani e le altre forze di sinistra avevano
sottolineato come i mass media veicolassero informazioni distorte,
dando l'impressione che il duello elettorale fosse solo fra Silvio
Berlusconi e Walter Veltroni, rafforzando il messaggio (più nella forma
che non negli spazi, definiti dal regime di par condicio vigente nel
periodo elettorale), del Pd e del Pdl: ci sono solo questi due grandi
partiti. Dopo le elezioni la situazione sembra addirittura peggiore,
infatti le forze politiche che non trovano espressione nel Parlamento e
nelle istituzioni sembrano non avere spazio neanche sui mezzi
d'informazione, che continuano a rappresentare solo una realtà
parziale, cioè non completa e di parte.

«Non siamo più in
Parlamento. Colpa nostra, certo. Ma anche dello sbarramento previsto
dalla legge elettorale. Ma quale legge ha stabilito la soglia di
sbarramento anche per l'accesso alla televisione?». La denuncia viene
lanciata dalle pagine de La Stampa da Oliviero Diliberto, segretario
del Pdci, che sottolinea come si stia assistendo non alla
semplificazione del sistema informativo, ma al suo azzeramento, c'è
l'idea che «se non sei in Parlamento non hai il diritto di svolgere le
tue argomentazioni dalle tribune televisive».
Tutto ciò ovviamente
mina la rappresentanza, il pluralismo, la dialettica e la libertà
d'informazione, che i media dovrebbero garantire, per di più in un
sistema, come quello italiano, che non è bipartitico.
Le forze di
sinistra dopo le elezioni sono state espulse dalla televisione pubblica
così come da quella privata, «unanimità di censura», la chiama
Diliberto, sottolineando il diritto dei cittadini ad essere informati,
«non a senso unico o sulla sorta di un duopolio del pensiero unico,
rappresentato da Pdl e Pd. Gli spazi di libertà che oggi vengono negati
ad uno – conclude il segretario dei Comunisti italiani – domani
potrebbero essere negati ad altri: il danno, alla fine, sarà di tutti».

 
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