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Amnesty condanna l' Italia razzista e pericoloso(difficile che A.I. si sbilancia)

Post n°652 pubblicato il 28 Maggio 2008 da hesse8

Amnesty condanna l'Italia «È un Paese razzista, pericoloso»I casi Reggiani e Abu Omar all'origine del male

L'Italia
sta diventando un paese razzista, xenofobo, «pericoloso» per immigrati
e rom , «domani per tutti noi». A dirlo è il focus del Rapporto 2008
presentato dalla direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della
sezione italiana, Daniela Carboni, che ha sottolineato come
«dichiarazioni discriminatorie da parte delle istituzioni e atti
normativi approvati in modo affrettato e propagandistico» rischiano di
aprire una vera e propria «caccia alle streghe».

Insieme al
Rapporto Annuale 2008, Amnesty International ha presentato anche una
scheda di approfondimento e aggiornamento sull'Italia dove
discriminazione e xenofobia stanno crescendo di giorno in giorno e
dove, con il nuovo "pacchetto sicurezza", essere clandestino dovrebbe
diventare un reato.

Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio
campagne e ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International,
parte proprio da un caso di cronaca piuttosto recente, l'omicidio di
Giovanna Reggiani a Roma lo scorso ottobre, per far capire come spesso
gli eventi vengano distorti creando una caccia alle streghe
indiscriminata. «La violenza su una donna è diventata l'occasione per
discriminare una minoranza etnica», ha detto Carboni. Giovanna Reggiani
fu infatti uccisa da Romulus Nicolae Mailat, cittadino romeno ritenuto
appartenente alla minoranza rom.

Il caso reggiani scatenò
critiche bipartisan contro la Romania e gli immigrati romeni, al punto
che l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati -l'Unhcr - in novembre
espresse preoccupazione per il clima di intolleranza manifestato nei
giorni successivi all'omicidio e per «lo stato di tensione nei
confronti degli stranieri alimentato negli anni anche da risposte
demagogiche alle tematiche dell'immigrazione messe in atto dalla
politica».

Tra il 2007 e il 2008 si sono poi verificati
numerosi attacchi violenti ad accampamenti rom e ad altre minoranze in
diverse città. «Siamo allarmati dai toni discriminatori sui rom. Devono
essere aperte inchieste, dati risarcimenti alle famiglie rom colpite a
garantire sicurezza a queste comunità», ha affermato Daniela Carboni
che ha poi lanciato un appello alle istituzioni italiane affinché
«imparino che parlare di diritti umani per gli immigrati non è
impopolare».

Critiche al cosiddetto "pacchetto sicurezza" che
include un decreto legge che punisce con la reclusione e la confisca
del bene chi affitta un immobile a un immigrato, e che rende una
circostanza aggravante di qualsiasi reato quella di essere stato
commesso da un immigrato irregolare. Nel disegno di legge si vuole
portare anche a 18 mesi il tempo massimo della detenzione nei Centri di
permanenza, oggi di 60 giorni. «Una riforma normativa che ha messo in
allarme diverse Ong oltre allo stesso Alto Commissariato Onu per i
rifugiati», ha fatto notare Carboni.

Ma Amnesty nella sua
scheda esprime critiche anche al decreto Pisanu del 2005 che,
nonostante le richieste della Commissione delle Nazioni Unite contro la
tortura, il governo di centrosinistra ha mantenuto pressoché immutato.
Il decreto prevedeva l'espulsione di immigrati regolari e irregolari
sulla basa di «una vaga definizione del rischio da essi posto» e senza
tutela contro il rimpatrio forzato in paesi in cui rischiano la tortura
o altri abusi. In base a questo decreto nel 2006 sarebbe dovuto essere
espulso il cittadino tunisino Nassim Saadi, ma il procedimento di
espulsione fu bloccato e poi annullato nel febbraio di quest'anno dalla
Corte europea dei diritti umani.

Amnesty rileva anche altre
lacune nella legislazione italiana, come il mancato recepimento nella
sua interezza della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura:
l'Italia è priva di uno specifico reato di tortura nel codice penale e
ciò comporta delle ricadute sulla possibilità che le forze di polizia
rispondano di eventuali abusi. A ciò si aggiunge la mancanza di forme
di identificazione dei singoli agenti di polizia durante le operazioni
di ordine pubblico, e l'assenza di organismi indipendenti di
monitoraggio. Questa situazione si riflette ad esempio sui processi per
le violenze commesse contro i manifestanti durante il G8 di Genova nel
2001. «Diversi imputati invece che essere puniti sono stati promossi»,
ha detto Carboni.

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