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Flessibilita' "missione di pace o di guerra"

Post n°653 pubblicato il 28 Maggio 2008 da hesse8







L'Italia pronta ad un impegno di guerra «flessibile» in Afghanistan

















Frattini e La Russa accontentano la Nato: cambiano i caveat degli italiani nella missione Isaf

Image 

I
ministri degli Esteri e della Difesa, Frattini e La Russa hanno
annunciato a Bruxelles che l'Italia è pronta a modificare i caveat dei
suoi 2.700 militari inquadrati nella missione Isaf oggi dislocati tra
Kabul ed HeratChe la disponibilità del governo italiano nei confronti della Nato
in Afghanistan fosse destinata cambiare, ovvero ad aumentare, è cosa
nota ed ora è arrivato il momento: è solo di una questione di tempo.
Per la fine di giugno il Parlamento dovrebbe essere chiamato ad
approvare la modifica dei caveat, le limitazioni che hanno regolato
l'azione delle truppe italiane.Infatti il governo ha ufficializzato
con il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer e nel Consiglio dei
ministri degli Esteri e della Difesa dell'Ue, l'apertura ad un impegno
più «flessibile» dell'Italia in Afghanistan.

Ma cosa
comporterebbe questa «flessibilità»? Innanzitutto il cambio dei caveat
in base al quale il governo vuole portare dalle attuali 72 a 6 ore il
tempo di risposta del governo ad un'eventuale specifica richiesta da
parte della Nato di spostamento temporaneo delle truppe; inoltre i
soldati italiani potranno essere impiegati fuori dall'area di
competenza del comando italiano, ma non saranno dispiegati in
permanenza, si affrettano a specificare i ministri, perché terminata la
missione dovranno rientrare alle loro basi.
La Nato infatti da tempo
sollecita l'Italia, così come tutti i Paesi alleati, a fornire un
maggiore contributo operativo nella zona calda – dove la guerra è
guerra vera – nel sud afgano, dove è stato pagato il prezzo più alto in
termini di vite umane e dove la guerriglia talebana, spesso rinforzata
dalle milizie dei «signori dell'oppio», è più dura.
Infatti sono
dodici i militari italiani morti nel Paese dal 2004, ma il maggior
numero di perdite è a carico dei contingenti impegnati nel sud-est del
paese - americano, britannico, canadese, olandese - dove è appunto più
forte la guerriglia degli insorti talebani.
La reazione ufficiale del Pd di Veltroni è stata di sorpresa per l'annuncio di Frattini a Bruxelles.
«Il
Pd giudica solo “sorprendenti” le dichiarazioni del ministro degli
Esteri Frattini sulla modifica delle regole di ingaggio delle nostre
truppe in Afghanistan. Ma che opposizione è?» si chiede quindi Iacopo
Venier, responsabile Esteri del Pdci, secondo il quale «il Partito
democratico dovrebbe opporsi almeno all'entrata in guerra diretta
dell'Italia difendendo i limiti territoriali e le regole di ingaggio
definite da Prodi e D'Alema».
«Se non lo fanno - sostiene
l'esponente dei Comunisti italiani - si assumono anche loro la
responsabilità di far precipitare completamente anche l'Italia nel
gorgo della guerra afgana. Noi comunisti insistiamo per il ritiro e la
conferenza di pace con Cina, Pakistan, Iran e Russia e il
coinvolgimento di tutte le parti afgane».
L'iter per la modifica
dei caveat italiani prevede delle successive tappe: dopo gli incontri a
Bruxelles Frattini il 12 giugno incontrerà il segretario di Stato Usa
Condoleezza Rice a Parigi e il 13 giugno La Russa tornerà a Bruxelles
per affrontare il tema con gli alleati nel corso della riunione dei
ministri della Difesa della Nato che avrà come argomento principale
l'evoluzione della missione Isaf e dove verrà presentato il piano
italiano definitivo.
Intanto il 3 giugno avverrà il cambio al
comando di Isaf, e il generale statunitense Dan K. McNeill passerà le
consegne al connazionale David D.McKiernan che, come il suo
predecessore, manterrà il cosiddetto «doppio cappello»: oltre a essere
comandante dei militari dell'Alleanza atlantica, sarà anche
responsabile di Enduring Freedom, la missione antiterrorismo a guida
statunitense.

 
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