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Contro la pena di morte nel mondo
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Post n°663 pubblicato il 03 Giugno 2008 da hesse8
Berlusconi fa marcia indietro: «Clandestinità non sia reato»Maroni sorpreso: «Ha firmato il ddl»
È
arrivato il patatrac. Dopo giorni di polemiche sul reato di
clandestinità che il governo ha inserito nel disegno di legge
sull’immigrazione, e dopo le critiche fioccate da mezzo mondo,
Berlusconi esce allo scoperto. Finora il premier si era guardato bene
dall’esprimere valutazioni sul nuovo reato. Ma, fiutato il clima, forse
ha capito che conveniva fare marcia indietro. E così, durante una
conferenza stampa tenuta insieme al presidente francese Sarkozy, si è
lasciato andare: «Personalmente penso che non si può perseguire
qualcuno per la permanenza non regolare nel nostro paese condannandolo
con una pena, ma questa può essere una aggravante se commette un reato».
Apriti
cielo. La Lega non ci può credere. Il primo a non trattenere la
sorpresa è l’europarlamentare Mario Borghezio: «Rinunciare
all'impostazione data dal ministro Maroni e dall'intero governo, dietro
ai tentativi di intimidazione che sono arrivati soprattutto dall'estero
– ha detto – sarebbe un cedimento molto difficile da far comprendere ai
nostri elettori. Il presidente del Consiglio – ha proseguito – che è
una persona che conosce bene il mondo e l'Europa, dovrebbe maggiormente
tenere in considerazione il fatto che paesi di sicura tradizione
democratica e assolutamente non sospettabili di xenofobia e di
razzismo, come ad esempio Francia e Gran Bretagna, se lo tengono ben
saldo» il reato di clandestinità. «Sorpreso» il ministro dell'Interno,
Roberto Maroni: «L'aggravante - ha spiegato - è nel decreto legge ed è
già in vigore, il reato di clandestinità è nel ddl approvato due
settimane fa dal Consiglio dei ministri all'unanimità, che porta come
prima firma proprio quella di Berlusconi». E aggiunge perentorio: «Io
non ho cambiato opinione». Fa marcia indietro, si fa per dire, il
ministro Calderoli che ora dice: «Francamente quando abbiamo pensato al
reato di clandestinità il nostro obiettivo non è mai stato metterli in
carcere ma cercare di risolvere meglio il problema, accelerando le
espulsioni».
E ora che il capo ha spianato la strada, qualcun
altro si affaccia timidamente allo scoperto. Come se finora avessero
paura delle “belve” leghiste. Maurizio Lupi, vice presidente della
Camera spiega che «la prima strada individuata dal governo era il
reato, ma chi decide è il Parlamento e se Berlusconi indica questa
altra strada, bene». Anche il sottosegretario al vicinale Alfredo
Mantovano di An: «La circostanza che il Consiglio dei ministri abbia
deciso di inserire l'ipotesi di reato di clandestinità nel disegno di
legge e non nel decreto – ricorda – è segno che il governo intende
affrontare la pienezza del dibattito parlamentare senza condizionarlo
con disposizioni che abbiano un effetto immediato». Ci tiene invece a
chiarire che non si tratta di «una marcia indietro» il ministro della
Difesa La Russa: «Deciderà serenamente il Parlamento, io non mi
scandalizzerei se si decidesse per l'aggravante, ma come raggiungere al
meglio lo scopo che ci siamo prefissi lo decideranno le Camere».
Soddisfatto
il segretario del Pd Walter Veltroni, secondo il quale «Berlusconi, con
le sue parole di oggi, dà ragione a quanto ha detto l'opposizione, e
alle altre voci critiche che si erano levate, e contemporaneamente dà
torto a quanti nella sua maggioranza si erano intestarditi in questa
formulazione».
arrivato il patatrac. Dopo giorni di polemiche sul reato di
clandestinità che il governo ha inserito nel disegno di legge
sull’immigrazione, e dopo le critiche fioccate da mezzo mondo,
Berlusconi esce allo scoperto. Finora il premier si era guardato bene
dall’esprimere valutazioni sul nuovo reato. Ma, fiutato il clima, forse
ha capito che conveniva fare marcia indietro. E così, durante una
conferenza stampa tenuta insieme al presidente francese Sarkozy, si è
lasciato andare: «Personalmente penso che non si può perseguire
qualcuno per la permanenza non regolare nel nostro paese condannandolo
con una pena, ma questa può essere una aggravante se commette un reato».
Apriti
cielo. La Lega non ci può credere. Il primo a non trattenere la
sorpresa è l’europarlamentare Mario Borghezio: «Rinunciare
all'impostazione data dal ministro Maroni e dall'intero governo, dietro
ai tentativi di intimidazione che sono arrivati soprattutto dall'estero
– ha detto – sarebbe un cedimento molto difficile da far comprendere ai
nostri elettori. Il presidente del Consiglio – ha proseguito – che è
una persona che conosce bene il mondo e l'Europa, dovrebbe maggiormente
tenere in considerazione il fatto che paesi di sicura tradizione
democratica e assolutamente non sospettabili di xenofobia e di
razzismo, come ad esempio Francia e Gran Bretagna, se lo tengono ben
saldo» il reato di clandestinità. «Sorpreso» il ministro dell'Interno,
Roberto Maroni: «L'aggravante - ha spiegato - è nel decreto legge ed è
già in vigore, il reato di clandestinità è nel ddl approvato due
settimane fa dal Consiglio dei ministri all'unanimità, che porta come
prima firma proprio quella di Berlusconi». E aggiunge perentorio: «Io
non ho cambiato opinione». Fa marcia indietro, si fa per dire, il
ministro Calderoli che ora dice: «Francamente quando abbiamo pensato al
reato di clandestinità il nostro obiettivo non è mai stato metterli in
carcere ma cercare di risolvere meglio il problema, accelerando le
espulsioni».
E ora che il capo ha spianato la strada, qualcun
altro si affaccia timidamente allo scoperto. Come se finora avessero
paura delle “belve” leghiste. Maurizio Lupi, vice presidente della
Camera spiega che «la prima strada individuata dal governo era il
reato, ma chi decide è il Parlamento e se Berlusconi indica questa
altra strada, bene». Anche il sottosegretario al vicinale Alfredo
Mantovano di An: «La circostanza che il Consiglio dei ministri abbia
deciso di inserire l'ipotesi di reato di clandestinità nel disegno di
legge e non nel decreto – ricorda – è segno che il governo intende
affrontare la pienezza del dibattito parlamentare senza condizionarlo
con disposizioni che abbiano un effetto immediato». Ci tiene invece a
chiarire che non si tratta di «una marcia indietro» il ministro della
Difesa La Russa: «Deciderà serenamente il Parlamento, io non mi
scandalizzerei se si decidesse per l'aggravante, ma come raggiungere al
meglio lo scopo che ci siamo prefissi lo decideranno le Camere».
Soddisfatto
il segretario del Pd Walter Veltroni, secondo il quale «Berlusconi, con
le sue parole di oggi, dà ragione a quanto ha detto l'opposizione, e
alle altre voci critiche che si erano levate, e contemporaneamente dà
torto a quanti nella sua maggioranza si erano intestarditi in questa
formulazione».
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Inviato da: lo_snorki
il 28/08/2014 alle 03:29
Inviato da: hesse8
il 23/04/2013 alle 12:50
Inviato da: hesse8
il 07/01/2013 alle 14:42
Inviato da: hesse8
il 09/11/2012 alle 14:02
Inviato da: perpiuzza
il 06/11/2012 alle 20:48