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Il nucleare francese

Post n°712 pubblicato il 24 Luglio 2008 da hesse8






«I francesi sono seduti su una bomba». Lo afferma Rifkin dopo l'ennesimo incidente a Tricastin













100 operai contaminati. Centrali vecchie e supersfruttate sono una seria minaccia per l’Europa e soprattutto per l’Italia

Image

«Leggermente
contaminati» sarebbero un centinaio di operai della centrale nucleare
di Tricastin. Almeno secondo la versione fornita dalla direzione della
compagnia elettrica francese EDF, a seguito di una fuga radioattiva
verificatasi presso il reattore numero 4, già fermo per manutenzione



In novantasette sono stati ricoverati in infermeria per esami
medici, mentre l’azienda apriva l’ennesima inchiesta per far luce
sull’accaduto. In base alla ricostruzione fatta da Alain Peckre,
direttore della centrale, «un tubo interno all’edificio è stato aperto
nel quadro di alcune operazioni di manutenzione e si è verificata una
fuga radioattiva». Ma l’incidente è da considerarsi «di nessuna
gravità», al punto che è stato proposto all’Autorità di sicurezza
nucleare di classificarlo a livello 0 in una scala che arriva fino a 7.

«Ma
è possibile - si chiede Oliviero Diliberto, segretario del Pdci - che
si debba aspettare la tragedia per capire che questo è il nucleare. È
pericoloso, anche se si minimizza, anche se si dice “leggermente
contaminati”. Ed è un pessimo affare: i costi della sicurezza delle
centrali; il combustibile che ci sarebbe solo per altri 70 anni con le
centrali attualmente in esercizio; le scorie che nessuno sa dove
mettere».


Si tratta del secondo incidente avvenuto nel giro
di poco tempo presso la centrale di Tricastin, a soli 160 km dal
confine con l’Italia; nel primo, due settimane fa,  si è verificata una
perdita di uranio nei corsi d'acqua circostanti. Grande imbarazzo per
il governo Sarkozy, a pochi giorni dall’annuncio della costruzione di
un nuovo reattore Epr (European pressurized reactor) di seconda
generazione entro il 2017, che si aggiungerebbe ai 59 già esistenti e
sparsi per il Paese in 19 impianti. Poco convincenti le dichiarazioni
del ministro dell’Ambiente, Jean-Luis Borloo, che nei scorsi giorni
chiedeva alle «trasparenza» al gruppo Areva e ora promette la revisione
complessiva delle norme di sicurezza. Ma, al tempo stesso, invita a non
creare inutili allarmismi: «Non dobbiamo esagerare. Ogni anno ci sono
115 di queste “piccole anomalie” nell’industria nucleare francese».
Perché non c’è nessun rischio ambientale o per la salute, si deve solo
avere maggiore attenzione nel sistema di stoccaggio delle scorie.

Non dà via di scampo il giudizio espresso da Jeremy Rifkin in un’intervista su la Repubblica
di oggi. «Io temo che il prossimo 11 settembre riguardi una centrale
nucleare: l’esposizione è troppo alta e cresce con il crescere del
numero dei reattori». Anche perché il rischio non dipende solo dai
problemi di funzionamento dei reattori, si deve tener conto di una
serie di variabili legate al trasporto e all’accumulo di scorie che
rimarranno pericoloso per intere ere geologiche. Rifkin invita i
francesi a disinnescare al più presto «la bomba ad orologeria» su cui
sono seduti e a puntare strategicamente sull’energia solare, pilastro
del progetto dell’Unione euro mediterranea voluto da Sarkozy. «Il
nucleare è la tecnologia della Guerra Fredda. Appartiene ad un mondo
diviso in due in cui gli equilibri erano segnati dal terrore e da una
struttura energetica centralizzata figlia, anche economicamente, di
quella logica militare». Un’analisi puntuale verso «l’era
dell’idrogeno» e a sostegno di un «modello decentrato, democratico, più
affidabile sia dal punto di vista dei costi che da quello
dell’indipendenza della produzione».

Ma il Governo italiano
continua nella sua rincorsa al nucleare. «Solo un governo che vuole
fare affari pensa di riaprire una questione che gli italiani
saggiamente hanno chiuso venti anni fa», sottolinea ancora Diliberto.

 
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