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Messaggi di Maggio 2008

SudAfrica in 20 giorni muoiono 62 migranti

Post n°658 pubblicato il 31 Maggio 2008 da hesse8

Sudafrica, 62 morti e 670 feriti nelle violenze xenofobe

 ospedale in africa
Dall´inizio
delle violenze contro i migranti in Sud Africa, cioè dall11 maggio,
sono state uccise almeno 62 persone, 670 le persone ferite, 35mila i
profughi. Inoltre, tra i 12 e i 15mila mozambicani hanno riattraversato
il confine per tornare nelle loro case. La polizia ha arrestato più di
1433 persone coinvolte negli attacchi xenofobi. «Il numero dei decessi
è salito da 56 a 62», ha precisato il portavoce nazionale della
polizia, Sally de Beer, perché «alcuni feriti sono morti in ospedale».
«Ma nessun grave incidente si è verificato di recente», ha concluso. La
situazione è tornata gradualmente sotto controllo alla fine della
scorsa settimana.
Le violenze contro gli immigrati, in gran parte provenienti
da Zimbabwe, Malati e Monzambico, erano cominciate l'11 maggio in una
township di Johannesburg e si erano poi estesi a tutte le province del
paese. Gli scontri più violenti si sono verificati nell´accampamento
informale Ramaphosa. Solo in questo pezzo di terra sudafricano, quello
che gli «esperti» chiamano slum o «informal settlemet», sono stati
uccisi circa trenta stranieri. La violenza si è concentrata soprattutto
in Gauteng, Johannesburg ma si è rapidamente diffusa in altre aree del
Paese, come Città del Capo, Mpumalanga e Kwa Zulu Natal.

Decine di migliaia di persone – 35mila secondo il governo,
100mila secondo le Ong locali – sono fuggite dalle bidonville per paura
degli attacchi. Une parte dei migranti sono rientrati nei loro Paesi,
il Mozambico ha accolto più di 30mila tra profughi e rimpatriati. Altri
si sono rifugiati nei commissariati, nei centri sociali, o in campi di
fortuna. La maggior parte dei luoghi dove hanno trovato rifugio gli
stranieri in fuga versano però in condizioni igieniche estremamente
precarie, secondo le Ong sul terreno come Medici senza frontiera. Il
governo del Sudafrica allestirà perciò sette campi profughi, che
potranno ospitare fino a 70mila persone.
L'esperto sul razzismo del Consiglio dell'Onu per i diritti
umani ha condannato «nei termini più forti» le recenti violenze
xenofobe in Sudafrica. Il relatore dell'Onu sulle forme contemporanee
di razzismo, xenofobia e intolleranza, Doudou Diene, ha esortato le
autorità sudafricane a portare i responsabili davanti alla giustizia e
a «stimolare una riflessione comune sulle cause profonde di questo
fenomeno». Sarà inoltre necessario affrontare un dibattito
sull'integrazione degli immigrati e dei rifugiati, ha osservato Diene.

Il governo ha risposto che saranno insediati dei tribunali
speciali per giudicare gli autori delle violenze. La causa è imputata
alla frustrazione dei sudafricani poveri, che attendono a 14 anni dalla
fine dell´Apartheid un miglioramento delle loro condizioni di vita.
Nonostante il Sudafrica sia la prima potenza economica di tutto il
continente, il 43% della sua popolazione vive con meno di due dollari
al giorno. È il risultato delle politiche liberiste adottate dal
governo. Nell´ultimo anno si sono persi circa un milione di posti di
lavoro; Cosatu, il principale sindacato del Sudafrica, stima la
percentuale di disoccupazione attorno al 45 per cento. Nell´area di
Città del Capo due famiglie «nere» su tre non hanno abbastanza cibo per
sopravvivere; il salario reale dei lavoratori si è ridotto del 10 per
cento mentre quello dei manager è stato aumentato del 42 per cento. Il
dato più allarmante è che negli ultimi anni a dieci milioni di persone
è stato interrotto il servizio di acqua e luce e a più di due milioni è
stato eseguito uno sfratto. La disparità tra ricchi e poveri è
tremenda: il Sud Africa dopo il Brasile, è il paese più ineguale del
mondo.

 
 
 

Chiaiano: io sto con gli abitanti

Post n°657 pubblicato il 30 Maggio 2008 da hesse8



attenzione

leggere e diffondere



RIFIUTI: COMITATO CHIAIANO, BERLUSCONI PROVOCA? CASCA MALE (ANSA) -
NAPOLI, 30 MAG

I Comitati in difesa delle cave di Chiaiano, in una
nota, definiscono ''sconcertanti e irresponsabili le dichiarazioni del
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi'' e aggiungono: ''Se quella
di Berlusconi e' una provocazione per gettare benzina sul fuoco casca
male. La mobilitazione continua con convinzione, determinazione e
grande senso di responsabilita' e di equilibrio''. ''Le parole di
Berlusconi lasciano davvero esterrefatti - prosegue la nota - a
prenderlo alla lettera dovremmo dedurre che gli attuali carotaggi sono
una farsa, dato che le trivelle hanno appena cominciato a scavare e il
premier sa gia' cosa troveranno. Forse fa riferimento all'articolo 2
del decreto che permetterebbe a Bertolaso di andare in deroga a ogni
norma igienico-sanitaria e ambientale. Vogliamo le vere valutazioni
tecniche che, riteniamo, smentiranno il premier''. ''Noi siamo contrari
alla discarica di Chiaiano perche' e' gia' un'assurdita' una discarica
nell'unico polmone verde di Napoli - spiegano - e perche' questo piano
rifiuti e' un piano di 30 anni fa''. ''Ora e' ancora piu' importante
che domenica prossima ci sia una grande manifestazione di popolo -
conclude - per dimostrare democraticamente che nessuno vuole questa
bomba ecologica e che minoritarie sono le parole del presidente del
Consiglio''. (ANSA).

 
 
 

L' Ici e la violenze alle donne

Post n°656 pubblicato il 30 Maggio 2008 da hesse8

Taglio dell’Ici? Con i soldi per la violenza alle donne

mara carfagna ministro pari opportunità
Il ministro Carfagna
Alla
faccia della sicurezza. Nell’era del Berlusconi IV, non paghi la tassa
sulla prima casa ma, se sei una donna, devi sperare che non ti capiti
mai nulla. L’ultima trovata del governo è una delle più vergognose.
Spulciando i complicati numeri relativi alle misure finanziarie per il
taglio dell’Ici si scopre infatti che tra i capitoli di spesa tagliati
per recuperare soldi c’è pure il Fondo per le donne vittime di
violenza. Lo aveva istituito Prodi nell’ultima finanziaria: 20 milioni
di euro destinati al sostegno delle vittime e alla prevenzione.
Insorgono
le parlamentari dell’opposizione e le associazioni di difesa delle
donne. Telefono Rosa, storica rete di salvataggio per le donne che
hanno subito violenze dentro e fuori le mura di casa, è indignata:
«Questa decisione è infamante – tuona la presidente Gabriella Carnieri
Moscatelli - Mi sento di dire, come già ha detto qualcuno, che siamo di
fronte al funerale delle donne visto che le risorse che dovrebbero
finanziare i diritti di chi subisce uno dei crimini più orrendi,
appunto lo stupro, vanno per l'Ici, a vantaggio magari di proprietari
che vanno in giro con una Maserati o una Ferrari».
Arcidonna
denuncia questa «vergognosa mossa finanziaria che offende i milioni di
donne che nel corso della loro vita hanno subito violenze. Da un lato –
ricorda la presidente Valeria Ajovalasit – si proclama la tolleranza
zero per reprimere le violenze, dall'altro si vanificano gli sforzi di
chi opera sul territorio per contrastare concretamente questo fenomeno,
che, voglio ricordare, riguarda solo in minima parte i crimini commessi
dai migranti: è all'interno della famiglia, infatti, che avviene la
stragrande maggioranza delle violenze sulle donne».
Il coro è
tutto rivolto al neo ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna.
«Vorrei capire cosa intende fare», si chiede Vittoria Franco, ministra
ombra delle Pari Opportunità. «Appare comunque chiara – aggiunge – la
visione del governo Berlusconi su questa questione. Si vuole ricondurre
il problema della violenza contro le donne all'immigrazione, quando il
fenomeno è molto più complesso e riguarda per lo più la violenza
familiare».
La Carfagna ha già risposto, ma non convince: «A
dispetto dei polveroni della sinistra, che guarda più alla forma che
alla sostanza, sarà mia cura fare in modo che questa normativa ed i
fondi, che ad essa verranno collegati, si traduca in azioni concrete
per le donne».
Guardando alla sostanza, interviene l’ex ministro
Barbara Pollastrini, che fortemente volle quel Fondo. I tagli, ricorda,
non consentirebbero più l’esistenza «dei numeri verdi,
dell'informazione a quante si sentono minacciate, dei centri
antiviolenza, delle case per le donne maltrattate e offese, del
monitoraggio delle molestie».

 
 
 

Sapienza:L' aggressione e la manifestazione 

Post n°655 pubblicato il 29 Maggio 2008 da hesse8

Circa 500 universitari sfileranno nell'Ateneo: "Siamo stati aggrediti"
"Inizieremo una campagna per la verità e per la libertà di Emiliano"
Roma, sit in alla Sapienza
Studenti antifascisti in corteo





BRoma, sit in alla SapienzabrStudenti antifascisti in corteo/B







ROMA - All'indomani del processo
per le violenze all'Università La Sapienza a Roma, stamattina centinaia
di studenti si sono riuniti sulle scalinate della facoltà di Lettere
per un sit in di solidarietà per chiedere giustizia per Emiliano Marini, uno dei ragazzi agli arresti domiciliari per gli scontri di due giorni fa.
Circa cinquecento studenti antifascisti hanno scelto la giornata in cui
era prevista l'iniziativa di Forza Nuova sulle foibe (poi revocata dei
vertici dell'università) per manifestare il proprio dissenso "per
l'odiosa campagna mediatica che ci dipinge come violenti, quando invece
abbiamo subito una vera aggressione squadrista".

A breve, inoltre, partirà un corteo per le strade della cittadella
universitaria, che potrebbe proseguire anche nelle vie adiacenti
all'Ateneo. "Dalla prossima settimana - spiega Francesco Raparelli,
della Rete per l'autoformazione - inizieremo una campagna per la verità
e per la libertà di Emiliano, che coinvolgerà tutte le università
italiane".

Prevista, poi, una campagna di informazione nazionale, "per smentire le
affermazioni del sottosegretario dell'Interno, Alfredo Mantovano e del
giornalista Giampaolo Pansa, che hanno parlato di 'anomalia Sapienza',
un ateneo nel quale non sarebbe possibile esprimere liberamente la
propria opinione".



 
 
 

IL "cieco" furbo

Post n°654 pubblicato il 29 Maggio 2008 da hesse8

Denunciato un uomo assunto nel 1984 grazie a un certificato medico
Scoperto mentre leggeva il giornale. Si era appena comprato una moto
Centralinista al carcere di Taranto
si finge cieco per 24 anni





BCentralinista al carcere di Tarantobrsi finge cieco per 24 anni/B

Un'immagine dal video









TARANTO
- Aveva presentato un certificato medico che attestava la sua cecità
totale, ed era stato assunto come centralinista al carcere di Taranto.
E lì ha lavorato tranquillamente per ventiquattro anni. Peccato, però,
che ci vedesse benissimo. Qualcuno se n'è accorto, ed è stato scoperto
e denunciato per truffa aggravata ai danni dello Stato.

Il protagonista della vicenda è un uomo di 45 anni, assunto
dall'amministrazione penitenziaria nel 1984. I carabinieri della
compagnia di Taranto hanno accertato che l'uomo ha la patente di guida
e anche che, di recente, ha acquistato una moto di grossa cilindrata.

Un risvolto curioso ha caratterizzato l'attività investigativa: in una
circostanza, l'uomo è stato filmato mentre sfogliava il giornale. I
militari - così riferiscono gli inquirenti - hanno poi scoperto che si
era soffermato su un articolo dal titolo: "A me gli occhi!".

Il reato di falso per il medico che firmò la certificazione che
attestava la cecità totale del centralinista è - secondo quanto reso
noto - ormai prescritto.



 
 
 

Flessibilita' "missione di pace o di guerra"

Post n°653 pubblicato il 28 Maggio 2008 da hesse8







L'Italia pronta ad un impegno di guerra «flessibile» in Afghanistan

















Frattini e La Russa accontentano la Nato: cambiano i caveat degli italiani nella missione Isaf

Image 

I
ministri degli Esteri e della Difesa, Frattini e La Russa hanno
annunciato a Bruxelles che l'Italia è pronta a modificare i caveat dei
suoi 2.700 militari inquadrati nella missione Isaf oggi dislocati tra
Kabul ed HeratChe la disponibilità del governo italiano nei confronti della Nato
in Afghanistan fosse destinata cambiare, ovvero ad aumentare, è cosa
nota ed ora è arrivato il momento: è solo di una questione di tempo.
Per la fine di giugno il Parlamento dovrebbe essere chiamato ad
approvare la modifica dei caveat, le limitazioni che hanno regolato
l'azione delle truppe italiane.Infatti il governo ha ufficializzato
con il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer e nel Consiglio dei
ministri degli Esteri e della Difesa dell'Ue, l'apertura ad un impegno
più «flessibile» dell'Italia in Afghanistan.

Ma cosa
comporterebbe questa «flessibilità»? Innanzitutto il cambio dei caveat
in base al quale il governo vuole portare dalle attuali 72 a 6 ore il
tempo di risposta del governo ad un'eventuale specifica richiesta da
parte della Nato di spostamento temporaneo delle truppe; inoltre i
soldati italiani potranno essere impiegati fuori dall'area di
competenza del comando italiano, ma non saranno dispiegati in
permanenza, si affrettano a specificare i ministri, perché terminata la
missione dovranno rientrare alle loro basi.
La Nato infatti da tempo
sollecita l'Italia, così come tutti i Paesi alleati, a fornire un
maggiore contributo operativo nella zona calda – dove la guerra è
guerra vera – nel sud afgano, dove è stato pagato il prezzo più alto in
termini di vite umane e dove la guerriglia talebana, spesso rinforzata
dalle milizie dei «signori dell'oppio», è più dura.
Infatti sono
dodici i militari italiani morti nel Paese dal 2004, ma il maggior
numero di perdite è a carico dei contingenti impegnati nel sud-est del
paese - americano, britannico, canadese, olandese - dove è appunto più
forte la guerriglia degli insorti talebani.
La reazione ufficiale del Pd di Veltroni è stata di sorpresa per l'annuncio di Frattini a Bruxelles.
«Il
Pd giudica solo “sorprendenti” le dichiarazioni del ministro degli
Esteri Frattini sulla modifica delle regole di ingaggio delle nostre
truppe in Afghanistan. Ma che opposizione è?» si chiede quindi Iacopo
Venier, responsabile Esteri del Pdci, secondo il quale «il Partito
democratico dovrebbe opporsi almeno all'entrata in guerra diretta
dell'Italia difendendo i limiti territoriali e le regole di ingaggio
definite da Prodi e D'Alema».
«Se non lo fanno - sostiene
l'esponente dei Comunisti italiani - si assumono anche loro la
responsabilità di far precipitare completamente anche l'Italia nel
gorgo della guerra afgana. Noi comunisti insistiamo per il ritiro e la
conferenza di pace con Cina, Pakistan, Iran e Russia e il
coinvolgimento di tutte le parti afgane».
L'iter per la modifica
dei caveat italiani prevede delle successive tappe: dopo gli incontri a
Bruxelles Frattini il 12 giugno incontrerà il segretario di Stato Usa
Condoleezza Rice a Parigi e il 13 giugno La Russa tornerà a Bruxelles
per affrontare il tema con gli alleati nel corso della riunione dei
ministri della Difesa della Nato che avrà come argomento principale
l'evoluzione della missione Isaf e dove verrà presentato il piano
italiano definitivo.
Intanto il 3 giugno avverrà il cambio al
comando di Isaf, e il generale statunitense Dan K. McNeill passerà le
consegne al connazionale David D.McKiernan che, come il suo
predecessore, manterrà il cosiddetto «doppio cappello»: oltre a essere
comandante dei militari dell'Alleanza atlantica, sarà anche
responsabile di Enduring Freedom, la missione antiterrorismo a guida
statunitense.

 
 
 

Amnesty condanna l' Italia razzista e pericoloso(difficile che A.I. si sbilancia)

Post n°652 pubblicato il 28 Maggio 2008 da hesse8

Amnesty condanna l'Italia «È un Paese razzista, pericoloso»I casi Reggiani e Abu Omar all'origine del male

L'Italia
sta diventando un paese razzista, xenofobo, «pericoloso» per immigrati
e rom , «domani per tutti noi». A dirlo è il focus del Rapporto 2008
presentato dalla direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della
sezione italiana, Daniela Carboni, che ha sottolineato come
«dichiarazioni discriminatorie da parte delle istituzioni e atti
normativi approvati in modo affrettato e propagandistico» rischiano di
aprire una vera e propria «caccia alle streghe».

Insieme al
Rapporto Annuale 2008, Amnesty International ha presentato anche una
scheda di approfondimento e aggiornamento sull'Italia dove
discriminazione e xenofobia stanno crescendo di giorno in giorno e
dove, con il nuovo "pacchetto sicurezza", essere clandestino dovrebbe
diventare un reato.

Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio
campagne e ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International,
parte proprio da un caso di cronaca piuttosto recente, l'omicidio di
Giovanna Reggiani a Roma lo scorso ottobre, per far capire come spesso
gli eventi vengano distorti creando una caccia alle streghe
indiscriminata. «La violenza su una donna è diventata l'occasione per
discriminare una minoranza etnica», ha detto Carboni. Giovanna Reggiani
fu infatti uccisa da Romulus Nicolae Mailat, cittadino romeno ritenuto
appartenente alla minoranza rom.

Il caso reggiani scatenò
critiche bipartisan contro la Romania e gli immigrati romeni, al punto
che l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati -l'Unhcr - in novembre
espresse preoccupazione per il clima di intolleranza manifestato nei
giorni successivi all'omicidio e per «lo stato di tensione nei
confronti degli stranieri alimentato negli anni anche da risposte
demagogiche alle tematiche dell'immigrazione messe in atto dalla
politica».

Tra il 2007 e il 2008 si sono poi verificati
numerosi attacchi violenti ad accampamenti rom e ad altre minoranze in
diverse città. «Siamo allarmati dai toni discriminatori sui rom. Devono
essere aperte inchieste, dati risarcimenti alle famiglie rom colpite a
garantire sicurezza a queste comunità», ha affermato Daniela Carboni
che ha poi lanciato un appello alle istituzioni italiane affinché
«imparino che parlare di diritti umani per gli immigrati non è
impopolare».

Critiche al cosiddetto "pacchetto sicurezza" che
include un decreto legge che punisce con la reclusione e la confisca
del bene chi affitta un immobile a un immigrato, e che rende una
circostanza aggravante di qualsiasi reato quella di essere stato
commesso da un immigrato irregolare. Nel disegno di legge si vuole
portare anche a 18 mesi il tempo massimo della detenzione nei Centri di
permanenza, oggi di 60 giorni. «Una riforma normativa che ha messo in
allarme diverse Ong oltre allo stesso Alto Commissariato Onu per i
rifugiati», ha fatto notare Carboni.

Ma Amnesty nella sua
scheda esprime critiche anche al decreto Pisanu del 2005 che,
nonostante le richieste della Commissione delle Nazioni Unite contro la
tortura, il governo di centrosinistra ha mantenuto pressoché immutato.
Il decreto prevedeva l'espulsione di immigrati regolari e irregolari
sulla basa di «una vaga definizione del rischio da essi posto» e senza
tutela contro il rimpatrio forzato in paesi in cui rischiano la tortura
o altri abusi. In base a questo decreto nel 2006 sarebbe dovuto essere
espulso il cittadino tunisino Nassim Saadi, ma il procedimento di
espulsione fu bloccato e poi annullato nel febbraio di quest'anno dalla
Corte europea dei diritti umani.

Amnesty rileva anche altre
lacune nella legislazione italiana, come il mancato recepimento nella
sua interezza della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura:
l'Italia è priva di uno specifico reato di tortura nel codice penale e
ciò comporta delle ricadute sulla possibilità che le forze di polizia
rispondano di eventuali abusi. A ciò si aggiunge la mancanza di forme
di identificazione dei singoli agenti di polizia durante le operazioni
di ordine pubblico, e l'assenza di organismi indipendenti di
monitoraggio. Questa situazione si riflette ad esempio sui processi per
le violenze commesse contro i manifestanti durante il G8 di Genova nel
2001. «Diversi imputati invece che essere puniti sono stati promossi»,
ha detto Carboni.

Leggi tutto

 
 
 

La sapienza di Roma e i fascisti(forti della vincita di Alemanno)

Post n°651 pubblicato il 27 Maggio 2008 da hesse8

Almeno sette i feriti in una rissa tra militanti di Forza Nuova
e giovani di sinistra. Tre ragazzi sono stati portati in ospedale

Roma, scontri all'Università
"Ci hanno aggredito i fascisti"

Le tensioni nate dall'autorizzazione, poi revocata, di un
convegno organizzato da Fn sulle foibe alla facoltà di Lettere




BRoma, scontri all'Universitàbr









ROMA - Nuove tensioni politiche a Roma. Dopo i fatti del Pigneto,
questa mattina ci sono stati scontri in via Cesare De Lollis, davanti
all'università La Sapienza. A darne notizia sono gli appartenenti ai
Collettivi di sinistra che riferiscono di veri e propri tafferugli:
"Stavamo attaccando i nostri manifesti dopo che per tutta la notte
Forza Nuova ha attacco i suoi davanti all'università, e all'improvviso
sono arrivati i fascisti. Un nostro compagno è stato accoltellato e
altri si sono ritrovati con la testa spaccata".

La rissa, durata una decina di minuti, ha coinvolto una ventina di
militanti antifascisti e un gruppo di ragazzi di estrema destra.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il gruppo dei giovani di
sinistra stava attaccando manifesti contro la presenza di Forza Nuova
alla Sapienza (domani era previsto un convegno sulle Foibe poi
annullato dal rettore, ndr)
proprio di fronte ai cancelli dell'università, quando da una automobile
sono scesi 4 ragazzi armati di coltelli ed è partito lo scontro. Ci
sarebbero almeno 2 o 3 feriti, di cui uno portato in ospedale. Gli
altri, a quanto sembra, sono riusciti a fuggire.

A scaldare gli animi, già da ieri, era stata un'iniziativa del
prorettore vicario Luigi Frati, che aveva revocato l'autorizzazione
concessa dal preside della facoltà di Lettere e Filosofia a una
conferenza sulle Foibe, alla quale avrebbe partecipato Roberto fiore,
segretario nazionale del movimento di destra Forza Nuova. Una decisione
che gli studenti di sinistra avevano chiesto durante un lungo incontro
presso l'ufficio di presidenza e che male è stata accolta dai vertici
de la Destra.



"Il veto posto allo svolgimento di un convegno sulle foibe mi indigna e
molto. Credo che il sindaco di Roma debba spendere una parola:
l'Università non deve essere zona franca". Lo ha dichiarato Francesco
Storace dal suo blog, che ha aggiunto: "E' il caso di proporre la
convocazione di una seduta del consiglio comunale alla Sapienza sul
tema della libertà e del rispetto delle idee altrui. O ci sarebbe
problema di ordine pubblico anche per i consiglieri comunali?".





Gli studenti dei Collettivi si sono riuniti all'interno della facoltà
di Lettere. Intanto chiedono "le dimissioni del preside Guido
Pescosolido che - dicono - si deve dimettere dopo aver autorizzato il
convegno sulle foibe organizzato da Forza Nuova".





"Sono fatti di una enorme inciviltà. Uno la può pensare come vuole
politicamente, ma non si può aggredire qualcuno solo perché attacca dei
manifesti". E' il primo commento del prorettore dell'ateneo Luigi Frati
dopo gli avvenimenti di questa mattina. "Non si può che deplorare chi
si avvale della violenza invece che del dialogo - sottolinea Frati- e,
a questo punto, ritengo di aver fatto bene a revocare la manifestazione
di domani, che evidentemente si prestava a scopi diversi da quelli
culturali che venivano indicati inizialmente, come dimostrato oggi".

 
 
 

Palermo accoltella il figlio gay:era 1 disonore-(Non condivido questa scelta)

Post n°650 pubblicato il 26 Maggio 2008 da hesse8

Per un pregiudicato 53enne era "insopportabile" avere un omosessuale in famiglia
Il ragazzo, 18 anni, colpito durante una lite al braccio, medicato in ospedale

Palermo, coltellate al figlio gay
"Era un disonore". Arrestato





BPalermo, coltellate al figlio gaybr







PALERMO -
Una questione "di onore e di vergogna". Insopportabile sapere di avere
un figlio omosessuale per un pregiudicato 53enne di Palermo. Ha
accoltellato il ragazzo di 18 anni durante una furibonda lite. I
carabinieri del Nucleo radiomobile hanno arrestato il padre violento
con l'accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni. Adesso l'uomo si
trova rinchiuso in una cella dell'Ucciardone.

E' accaduto a Palermo, in un appartamento di via Messina Marine, al
culmine di giorni di tensione e dopo un ennesimo litigio. Questa volta,
però, il genitore non si è limitato alle botte: "Non ci ho visto più.
Troppo la vergogna e il disonore per questa storia", ha spiegato ai
carabinieri. Il giovane, terrorizzato e ancora sotto shock, ha
riportato ferite da taglio sull'avambraccio e sulla mano destra e un
trauma cranico facciale; condotto all'ospedale Civico è stato giudicato
guaribile in otto giorni.

Un episodio tanto simile a quello accaduto nei dintorni di Pesaro una
decina di giorni fa. Allora fu la madre a sferrare un coltellata alla
figlia di 16 anni che le aveva confessato di avere una relazione gay
con una diciottenne. La lama si fermò contro la fibbia della ragazza ma
per la madre scattò comunque la denuncia per tentate lesioni aggravate.


Pregiudizi apparentemente insusperabili sembra abbiamo armato entrambi
i genitori. L'amore per i loro figli non è riuscito a cancellare
l'ansia e la preoccupazione che li ha sommersi dopo il coming out
dei loro ragazzi. Una recente ricerca europea datata 2003 e condotta
dall'Istituto Cattaneo dell'Università di Bologna, fa sapere che ogni
cento persone, dieci sono omosessuali. Ogni cento omosessuali, venti
accettano la loro condizione; 80 non l'accettano e la sopportano;
ventidue pensano al suicidio, cinque compiono tentativi di suicidio.

Il problema è radicato e la strada che conduce alla piena integrazione
degli omosessuali lastricato da mille preclusioni. A Milano, da più di
dieci anni, funziona un'associazione genitori di omosessuali che
raggruppa attorno a coppie con figli gay, psicoterapeuti, consulenti
famigliari e legali. Ma restano nelle famiglie infelicità cupe che
sfociano spesso in raptus violenti o scelte suicide.
 

 
 
 

Il cinema italiano premiato a Cannes con "Gomorra" e "Il divo"

Post n°649 pubblicato il 25 Maggio 2008 da hesse8

Doppietta come non accadeva dal 1972, con l'ex aequo tra Rosi e Petri
La Palma d'oro assegnata a "Entre le murs" del francese Laurent Cantet
La giuria di Sean Penn premia l'Italia
riconoscimenti a 'Gomorra' e 'Il divo'

Napolitano: "Grande ritorno del nostro cinema ai momenti gloriosi della sua storia"


BLa giuria di Sean Penn premia l'Italiabrriconoscimenti a 'Gomorra' e 'Il divo'/B

La gioia di Sorrentino e Garrone







CANNES - Cannes torna a premiare il cinema italiano. E lo fa alla grande, anche se non con la Palma d'oro. Gomorra di Matteo Garrone ha ottenuto il Grand Prix e Il divo
di Paolo Sorrentino il premio della giuria, oltre a quello per i valori
tecnici. Il cinema di casa nostra ha quindi messo a segno una
doppietta, un successo che riporta alla vittoria ex aequo del 1972,
quando la Palma fu divisa tra Il caso Mattei di Francesco Rosi e La classe operaia va in paradiso
di Elio Petri. In questa 61.esima edizione niente Palma d'oro ma i due
giovani autori riportano l'Italia nel palmares dopo la Palma d'oro del
2001 di Nanni Moretti e del suo La stanza del figlio.







Il riconoscimento più ambito è andato quest'anno a Entre le murs
del francese Laurent Cantet, una storia di adolescenza, educazione ed
emarginazione nell'ambito scolastico. Erano 21 anni che la Palma d'oro
non andava a una pellicola francese, da quando nel 1987 l'aveva vinta Sotto il sole di Satana di Maurice Pialat (nel 2002 aveva trionfato Il pianista, coproduzione franco-polacca). Quella di premiare Entre les murs è stata una decisione unanime, ha svelato Sean Penn definendo "stupefacente" il film di Cantet.







Come migliore attore è stato premiato Benico Del Toro per Che di Steven Soderbergh. Il riconoscimento epr la migliore interpetazione femminile è andato alla brasiliana Sandra Corveloni per Linha de passe di Walter Salles e Daniela Thomas. Quello per la regia al turco Nuri Bilge Ceylan per Le tre scimmie. Per la carriera sono stati premiati Catherine Deneuve e Clint Eastwood.









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La soddisfazione di Napolitano. Di fronte al successo di Gomorra e Il divo,
il presidente della Repubblica parla di "grande ritorno del cinema
italiano ai momenti gloriosi della sua storia". "Il riconoscimento a
entrambi i film in concorso - commenta il Capo dello Stato -
costituisce un successo straordinario che premia e incoraggia tutti
coloro che fanno cinema in Italia. In particolare, volendo esprimere un
mio forte sentimento personale, dico che Gomorra, film di verità e di
dolore su Napoli, mai come in questo momento interroga e stimola le
nostre coscienze".








I commenti dei protagonisti. Tra i favoriti della vigilia c'era anche Toni Servillo, interprete sia di Gomorra che del Divo.
L'attore non sembra particolaremente deluso per non essere stato
premiato: "Mi considero il portafortuna di Paolo Sorrentino e Matteo
Garrone", dice. E poi sottolinea il valore dei due film, anche dal
punto di vista sociale: "Era dal '72 che due italiani non vincevano due
premi così importanti: il cinema italiano torna con un linguaggio
moderno a parlare della realtà e se ne sono accorti in tutto il mondo".









Dal canto suo, Matteo Garrone
ringrazia "tutte le persone che hanno partecipato al progetto, ma
soprattutto Roberto Saviano, che mi ha dato la possibilità, attraverso
le atmosfere del suo libro, di fare questo film". Poi sottolinea il
filo che unisce il suo all'altro film italiano premiato: "Condivido
molte cose con Paolo Sorrentino, che ha vinto con il suo Divo. Abbiamo un'idea di cinema che ci lega. Due film italiani vincitori a Cannes è un segnale importante per il nostro cinema".

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