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Contro la pena di morte nel mondo

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Messaggi di Ottobre 2008

Il nuovo ' 68

Post n°766 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da hesse8

Si comincia domani, venerdì 14, con lo sciopero nazionale dei Cobas
Manifestazione a Roma e rischio di blocco degli istituti in tutta Italia
Scuola, un mese caldo
scioperi insieme ai cortei

di SALVO INTRAVAIA



Scuola, un mese caldo scioperi insieme ai cortei


Il mese di fuoco per scuola, università e ricerca parte domani, venerdì
17. Tra scioperi, occupazioni e manifestazioni l'intero mondo della
formazione e della ricerca scientifica verrà attraversato da un
autentico terremoto che vuole lanciare un chiaro segnale al governo. Le
riforme messe in campo dall'esecutivo non piacciono a nessuno:
genitori, alunni e prof.






Gli appuntamenti.
Ogni giorno che passa l'elenco delle manifestazioni spontanee di
insegnanti, alunni/studenti e genitori in varie città del paese si
allunga. Il primo appuntamento ufficiale con lo sciopero è per domani
(17 ottobre). I Cobas della scuola scendono in piazza ripromettendosi
di fermare la didattica in tutta Italia. La manifestazione nazionale si
svolgerà a Roma e partirà alle 10 da piazza della Repubblica. Anche gli
studenti delle scuole superiori stanno affilando le armi: l'Unione
degli studenti ha organizzato una tre giorni, dal 21 al 23 ottobre, di
occupazioni e autogestioni degli istituti. In quei giorni il Senato
dovrebbe approvare con il voto di fiducia il decreto-Gelmini. "Per
questo abbiamo deciso di invitare le studentesse e gli studenti di
tutta Italia a bloccare la didattica proprio in questi giorni,
dimostrando ancora una volta tutta la nostra contrarietà a questo
provvedimento", spiega Valentina Giorda. Il clou della protesta del
personale della scuola è previsto per fine mese: il 30 ottobre
incroceranno le braccia gli aderenti alla Flc Cgil, Cisl e Uil scuola,
Snals Confsal e Gilda degli insegnanti. Mentre il mondo universitario e
della ricerca hanno già attivato le procedure per una giornata di
sciopero che si svolgerà probabilmente il 14 novembre.

 






I motivi della protesta.
Elencarli tutti non è cosa semplice. Il mondo della scuola è in rivolta
per la cura dimagrante imposta dalla Finanziaria che farà sparire 132
mila posti in tre anni. Operazione che avrà effetti disastrosi sui 270
mila precari nelle liste provinciali. C'è poi il Dimensionamento della
rete scolastica che dovrebbe cancellare dalla geografia scolastica
italiana 2.600 istituzioni scolastiche e 4.200 plessi. Operazione che
imposta alle Regioni, che ne hanno competenza, con un diktat poco
gradito dai governatori che si rivolgeranno alla Corte costituzionale.
L'intera scuola elementare combatte la "restaurazione" del maestro
unico che dovrebbe sostituire il team di tre insegnanti su due classi.
E il personale della scuola ricorda al governo di avere il contratto
scaduto da 10 mesi. A mettere la ciliegina sulla torta ci ha pensato
l'altro ieri la maggioranza che ha approvato una mozione che prevede le
"classi differenziate" per gli alunni stranieri.





Università e mondo della Ricerca ritengono di essere affossati dai i
provvedimenti "ammazza precari" e per i tagli alle università. Gli
studenti dell'Unione degli universitari hanno coniato lo slogan
"sorridi ... se ci riesci". Il decreto-legge prevede la riduzione
annuale fino al 2013 del Fondo di finanziamento ordinario e un taglio
del 46 per cento sulle spese di funzionamento. E ancora: una drastica
riduzione del turn over al 20 per cento per l'università, la
trasformazione degli atenei in fondazioni aperte ai privati. C'è poi la
questione dei precari degli enti di ricerca che in base ad un disegno
di legge del governo dovranno essere stabilizzati entro il 30 giugno
2009. Coloro che non avranno i requisiti o non troveranno posto saranno
licenziati. Secondo la Cgil sono 60 mila i cervelli che fra pochi mesi
dovranno trovarsi un altro lavoro o un altro paese che li ospiti.
Noi (PdCI ) aderiamo domani  17 alla manifestazione dei Cobas contro le destre a Roma Clicca

 
 
 

Lo scrittore di "Gomorra" Saviano vuole una vita normale.

Post n°765 pubblicato il 15 Ottobre 2008 da hesse8

La denuncia di Saviano: circondato dall'odio per le mie parole
Vado via perché voglio scrivere ed ho bisogno di stare nella realtà
"Io, prigioniero di Gomorra
lascio l'Italia per riavere una vita"

di GIUSEPPE D'AVANZO











Roberto Savianio

ANDRO' via dall'Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà...", dice Roberto Saviano. "Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me">
Continua a leggere

 
 
 

Scuola: proteste e occupazioni(il nuovo' 68)

Post n°764 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da hesse8

Università in rivolta contro i tagli del duo Tremonti-Gelmini Gianluca Galotta

università al sapienza, studenti

Cresce
la mobilitazione nelle università italiane contro il decreto 133/2008
che stabilisce pesanti tagli per il settore università e la possibilità
per gli atenei del Belpaese di trasformarsi in fondazioni private. La
Statale di Milano è stata occupata. Alcuni studenti stanno manifestando
di fronte al rettorato per chiedere che il senato accademico prenda una
posizione su un loro documento di critica alle legge 133. «Non vogliamo
interrompere il senato accademico ma solo che il rettore Decleva dica
forte e chiaro se vuole fare da parafulmine a Tremoni e Gelmini o se
sta dalla nostra parte» dicono gli studenti.

Alla Sapienza di
Roma proseguono cortei ed assemblee. Nella capitale il centro della
protesta è stata la facoltà di Lettere dove gli studenti hanno gridato
in coro «blocco subito» per chiedere la sospensione dell'attività
didattica. Il preside della facoltà, Guido Pescosolido, al momento non
sembra voler accogliere la richiesta degli studenti ma non chiude
categoricamente la porta. Pescosolido vuole aspettare la riunione di
martedì prossimo del senato accademico con all'ordine del giorno la
discussione sulla legge 133/2008. E non è escluso che dopo quella
riunione il preside conceda il blocco delle lezioni.

Pescosolido
non si è comunque tirato indietro ed ha criticato la riforma del
centrodestra, in particolare il blocco del turn-over del personale
docente che va in pensione, giudicato «un taglio duro e pesante, che
avviene in modo uniforme, prescindendo da misure di interpretazione
qualitativa». La conseguenza è che «alcuni settori
scientifico-disciplinari potrebbero restare senza personale» conclude
il preside.

L'onda della protesta sembra comunque destinata a
continuare. Per il 15 ottobre alla Sapienza sono previste due
assemblee: presso la facoltà di Sociologia, alle ore 12 in aula magna,
e presso la facoltà di Economia, nell'aula 8A alle ore 12.30. L'Unione
degli Studenti auspica che «queste iniziative siano il punto di
partenza per un'analisi attenta di questa legge da parte degli stessi
studenti, i quali possano dare vita una protesta che veda la
partecipazione di tutte le varie componenti delle università». Per i
promotori delle iniziative di protesta la legge 133, tra tagli, blocco
del turn-over e possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni
private, sferra «l'attacco definitivo all'Università pubblica e alla
ricerca». E gli effetti si iniziano già a vedere: «vertiginoso aumento
delle tasse universitarie, anticipazione a gennaio delle sessioni di
laurea, didattica sempre più dequalificata e frammentata, totale
cancellazione del futuro dei ricercatori» continuano i promotori.

Una
protesta che vede in prima linea non solo gli studenti ma anche i
docenti. Basta ad esempio recarsi presso l'Istituto di Storia
contemporanea della Sapienza per leggere questo avviso: «Il prof
Bevilacqua rinvia a data da destinarsi l'inizio delle lezioni per
protesta contro la legge 133 che condurrà all'emarginazione
l'università pubblica».

Ma è in tutta Italia che si protesta
contro la riforma universitaria. All'Università Orientale di Napoli,
l'assemblea «Stop Gelmini» ha interrotto la seduta del senato
accademico per far conoscere all'organo accademico le rivendicazioni e
le proposte degli studenti: «Abbiamo consegnato a tutti i senatori una
lettera aperta in cui chiediamo di passare finalmente dalle parole ai
fatti, pronunciandosi ufficialmente e pubblicamente sulle nostre
richieste» dicono gli organizzatori. Invece per il 15 ottobre è
prevista presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università
Federico II di Napoli un'assemblea.

A Pisa il
15 ottobre il Rettore ha convocato un'assemblea di ateneo, aperta a
tutti, per discutere gli effetti della legge 133 e pianificare le
conseguenti iniziative di mobilitazione mentre a Firenze, il 16,
lezioni in piazza. Infine a Bari proseguono le assemblee nelle diverse
facoltà: il 14 è stata la volta di Lettere e Filosofia mentre il 15
toccherà a Scienze Politiche (dove saranno anche sospese le lezioni) ed
Agraria.

 
 
 

Rinviati a giudizio i dirigenti della thyssen

Post n°763 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da hesse8

Thyssen, chiesto il rinvio a giudizio per sei dirigenti

thyssen krupp vittime sette operai
Le sette vittime dell'incendio

Il
rischio di un incendio c’era. E i dirigenti lo sapevano. Quello che è
successo il 7 dicembre scorso alla Thyssenkrupp di Torino, quindi, era
prevedibile. E per questo i pm Francesca Traverso e Laura Longo, che
hanno affiancato nelle indagini il procuratore aggiunto Raffaele
Guariniello, hanno chiesto il rinvio a giudizio per sei dirigenti della
multinazionale tedesca.

D’altronde, che non si potesse
continuare a produrre – e a quei ritmi – in uno stabilimento in
dismissione era chiaro a tutti, per primi agli operai. Ma soprattutto
lo sapevano i dirigenti, che la manutenzione era stata abbandonata. Nel
febbraio del 2007, gli inquirenti hanno ricostruito che dopo un grave
incendio scoppiato in una filiale della Germania, la casa madre convocò
un meeting per parlare del problema, e per lo stabilimento di Torino
furono disposti finanziamenti che però non vennero utilizzati.

Per
questo, come ha spiegato in Aula il procuratore aggiunto Guariniello,
ad essere chiamata in causa è anche l'azienda come persona giuridica,
perchè la tragedia non si è verificata per «colpa della scelta di un
singolo, ma di una politica aziendale». E nulla è successo per caso, ma
i reati sono stati commessi «nell' interesse e a vantaggio della
società».

Insomma, il rischio c’era, a Torino si sapeva e in
Germania pure. Ma nessuno ha fatto niente, tanto da lì a poco tutta la
Thyssen si sarebbe trasferita a Terni. L'accusa più grave, omicidio
volontario con dolo eventuale, è mossa all'amministratore delegato
Harald Espenhahn. Per altri cinque dirigenti, invece, si parla di
omicidio colposo con colpa cosciente. In Aula, ad ascoltare la
requisitoria dei pm, c’erano anche i familiari di alcune delle vittime.
Se ne sono andati, però, perché non ce la facevano «ad ascoltare il
modo in cui sono morti i nostri cari».

 
 
 

Noi Ci siamo + rossi che mai

Post n°762 pubblicato il 12 Ottobre 2008 da hesse8





Cinquecentomila! Una marea di bandiere rosse con falce e martello invade Roma












Una
manifestazione di popolo grande, grandissima contro Berlusconi e la
Confindustria. Pdci e Prc insieme in una piazza che chiede unità e
lotta. Forte presenza di Sd, Verdi, movimenti e associazioni. Dopo la
sconfitta la sinistra, che sta a sinistra, c'è e riparte dalla difesa
della democrazia e dei salari

Image 

In
cinquecentomila hanno sfilato in un corteo che ha attraversato il
centro di Roma. Migliaia le bandiere rosse con la falce e il martello,
migliaia le voci che intonavano “Bella Ciao” e “Bandiera Rossa”,
migliaia gli slogan contro le politiche antipopolari di governo e
Confindustria.



La sinistra di classe torna in piazza per costruire un’opposizione
sociale di massa. I Comunisti italiani e Rifondazione comunista ma
anche Sinistra democratica e Verdi, tutti insieme, in una grande
manifestazione contro lo smantellamento di diritti e garanzie, contro
il clima di crescente intolleranza e repressione, per la pace e il
disarmo, per la difesa dei salari e delle pensioni, per la democrazia e
la libertà d’informazione, per la salvaguardia della scuola pubblica e
della laicità dello Stato. Forte la presenza del mondo sindacale, con
la sinistra Cgil, Lavoro e società, e i sindacati di base Cobas e Sdl
promotori dello sciopero generale del 17 ottobre prossimo, a cui hanno
aderito anche Pdci e Prc. Tante le associazioni e i movimenti, dai No
Tav ai No dal Molin, tante le testimonianze dei lavoratori precari in
lotta nella scuola, nella sanità, nei servizi.

«Ho visto
sfilare centinaia di migliaia di uomini e donne che non si sono arresi
e non si vogliono arrendere. Questa è la strada che dobbiamo
percorrere. Questa è la strada giusta, ce lo dice il nostro popolo»,
dichiara il segretario del Pdci Oliviero Diliberto. E aggiunge: «La
soddisfazione più grande è vedere tantissime bandiere rosse, quelle del
Pdci e di Rifondazione, mischiate insieme». È la ripresa della lotta
dei comunisti, la cui unità rimane l’obiettivo dei Comunisti italiani.
A conferma le parole del segretario del Prc Paolo Ferrero, «qui c’è
l'opposizione di sinistra al governo Berlusconi. Vorrei lanciare qui il
coordinamento di tutte le opposizioni della sinistra, delle forze
sociali e politiche. Inutile parlare di costituente, questa è l’unica
proposta unitaria percorribile». Un chiaro monito per la minoranza
vendoliana, che ha sfilato a metà corteo insieme al coordinatore di Sd,
Cladio Fava, che parla della necessità di «una nuova proposta di
sinistra, un nucleo di sinistra democratica e di popolo aperto a tutte
le forze politiche e sociali». E Ferrero non manca di lanciare un
avvertimento al Pd in merito allo sbarramento del 5% alle Europee:
«Questo popolo merita di essere rappresentato».

Al corteo
anche tante bandiere dei Verdi, «Siamo qui per dare forza ad un’altra
opposizione che lega i temi ambientali con quelli del lavoro», ha
dichiarato Grazia Francescato, «ma siamo qui anche per difendere le
basi della democrazia, che oggi sono in pericolo e per scuotere un po’
la coscienza di un Paese che appare rimberlusconito».

Grande la
mobilitazione per la raccolta delle firme per il referendum abrogativo
del cosiddetto Lodo Alfano, la legge che per sospende i processi a
presidente della Repubblica, presidenti di Camera e Senato e primo
ministro durante i loro mandati.

 
 
 

Le 2 manifestazioni 1 a Roma l' altra a Comiso

Post n°761 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da hesse8

E a Comiso si fa battaglia per Pio La Torre

comiso, pio la torre
Sabato
11 ottobre è anche la data scelta per manifestare a Comiso, Ragusa,
dove il nuovo sindaco – Giuseppe Alfano di An – vuole togliere il nome
di Pio La Torre http://www.piolatorre.it/ dalla targa dell’aeroporto.
Un affronto alla storia dell’antimafia e dell’antifascismo siciliana.
Per questo esponenti del mondo politico e dell’associazionismo sabato
sono a Comiso per dire che quel nome non può essere cancellato. E
soprattutto non può essere sostituito, come vorrebbe il sindaco, con il
nome del generale Magliocco, così com’era in epoca fascista.

«Quello
che è successo a Comiso – spiega il segretario del Pd Walter Veltroni –
è la metafora del drammatico momento che vive questo paese. Per questo
è giusto esserci. Per questo io e il Pd ci saremo». «Io ho conosciuto
Pio La Torre – racconta ancora Veltroni – eravamo amici. Era un
combattente ed era un nemico irriducibile della mafia. Uno dei temi che
sento con più urgenza debba essere riaffermato in questo paese –
conclude – è il valore della legalità e della lotta ai poteri criminali
e, al tempo stesso, il valore della nostra democrazia, della nostra
libertà, nata dalla battaglia contro il fascismo».

Venerdì il
sindaco Alfano aveva invitato Veltroni ad un incontro, per spiegargli
le ragioni del cambio di nome. Ma il segretario del Pd ha declinato
l’offerta, spiegando che lo incontrerà solo «nel momento in cui lei
deciderà di ripristinare l'intitolazione a Pio La Torre».

A
Comiso, tra gli altri, ci saranno anche Fabio Mussi, , presidente del
Consiglio nazionale di Sinistra Democratica, e Rita Borsellino.
Mettero' le foto di Comiso domani

 
 
 

Giornata mondiale contro la pena di morte

Post n°760 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da hesse8

Si celebra il 10 ottobre la giornata mondiale contro la pena di morte
«India, Corea del Sud e Taiwan
cancellino la pena di morte»
Amnesty International: «L'88% delle esecuzioni del 2007 tra Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa»






















MILANO
- «Asia: è tempo di fermare le esecuzioni». In occasione
della «Giornata mondiale contro la pena di morte» che si celebra
venerdì 10 ottobre, la Coalizione internazionale contro le esecuzioni capitali
rinnova l'appello ai Paesi asiatici perché si adeguino alla tendenza
mondiale adottando immediatamente una moratoria. Secondo i dati forniti
da Amnesty International, le condanne a morte eseguite in Cina, Iran,
Arabia Saudita, Pakistan e Usa rappresentano l'88 per cento delle 1252
esecuzioni del 2007. Nell'area Asia/Pacifico, 14 Paesi ancora eseguono
condanne a morte, mentre 27 Paesi hanno abolito la pena di morte per
legge o nella pratica.

SPERANZA - Ma perché quest'anno
l'attenzione è rivolta all'Asia? «Perché c'è terreno per la speranza ed
esiste la concreta possibilità di un cambiamento - spiega Irene Khan,
segretaria generale di Amnesty International - Per questo sollecitiamo
India, Corea del Sud e Taiwan ad adeguarsi alla tendenza mondiale verso
la fine delle esecuzioni e a dare il buon esempio al resto del mondo»,
ha detto. «In Corea del Sud - fa sapere Amnesty - le ultime esecuzioni
risalgono al mese di dicembre del 1997, quando 23 persone furono messe
a morte. Dieci anni dopo, il 31 dicembre 2007, il presidente ha
commutato in ergastolo le sentenze capitali di sei detenuti. Tuttavia,
sono ancora 58 le persone rinchiuse nel braccio della morte. L'India
non esegue condanne a morte dal 2004, anche se continuano a essere
comminate sentenze capitali, almeno 100 nel 2007, spesso in seguito a
processi nei quali gli imputati più poveri non ricevono un'adeguata
rappresentanza legale. Taiwan non esegue condanne a morte dal dicembre
2005. Quest'anno due persone sono state condannate alla pena capitale,
portando così a 30 il numero dei prigionieri nel braccio della morte.
«In numerosi Paesi dell'Asia - ha aggiunto Irene Khan - la pena
capitale continua a essere inflitta per una vasta serie di reati e i
prigionieri vengono messi a morte spesso a seguito di processi iniqui.
Riscontriamo inoltre un'enorme mancanza di trasparenza sull'uso della
pena di morte».

LA COALIZIONE - Proprio in occasione
della Giornata contro la pena di morte, Amnesty International, la
Coalizione mondiale contro la pena di morte, la Rete asiatica contro la
pena di morte e altri gruppi abolizionisti organizzano iniziative in
ogni parte del mondo. Fondata nel maggio 2002, la Coalizione riunisce
74 organizzazioni per i diritti umani, associazioni legali, sindacati e
autorità locali e regionali che agiscono insieme per liberare il mondo
dalla pena di morte. Maggiori informazioni sono disponibili
all’indirizzo www.worldcoalition.org.

 
 
 

Segretario va' in pensione e ritorna a lavorare gratis(fantozzi va' in pensione)

Post n°759 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da hesse8

Il segretario comunale in pensione
lavora gratis al Comune di Lecco

In
pensione il 31 luglio, l'ex segretario generale Mario Moschetti è
tornato in Comune con regolare contratto di funzionario amministrativo
con incarico di capo gabinetto. Ma con una variante: non percepirà
alcuna retribuzione



Un ufficio del tribunale non controllato

Un ufficio del tribunale
non controllato

Andato in pensione il 31 luglio, l'ex segretario generale del Comune di
Lecco, Mario Moschetti, è tornato in Comune con regolare contratto di
funzionario amministrativo con incarico di capo gabinetto. Ma con una
variante: non percepirà alcuna retribuzione. Lavorerà 18 ore
settimanali (ma nella realtà saranno di più) alle dirette dipendenze
del sindaco senza guadagnare un euro e rispondendo a tutti i vincoli
del dipendente statale.

Il
sindaco di Lecco, Antonella Faggi, aveva detto che non lo avrebbe
"lasciato andare tanto facilmente" è così è stato. In tempi di manager
superpagati nei Comuni, ecco un caso assolutamente opposto. "Mi rendo
conto che una tale modalità potrà apparire singolare e fortemente
anomala soprattutto a quanti non riescono a concepire il loro impegno
sociale o professionale al di fuori di una adeguata e sostanziosa
contropartita in termini monetari", ha scritto Moschetti al sindaco.

"Accettando
questo incarico intendo onorare un impegno morale che avevo preso nei
suoi riguardi al momento in cui ha assunto la carica di sindaco e a
cui, con la mia improvvisa decisione di dimettermi, sono venuto meno e
perchè ritengo immorale e contrario ai miei principi di correttezza che
a fronte del cospicuo trattamento economico di cui godo come pensionato
ottenga dall'ente presso cui ho prestato servizio per tanti anni e che
si dibatte in notevoli difficoltà finanziarie, un corrispettivo per un
impegno limitato nel tempo e per una modesta quantità di ore
lavorative".

 
 
 

Sara' un autunno caldo, Berluska stai attento a non accaldarti

Post n°758 pubblicato il 07 Ottobre 2008 da hesse8

Referendum contro il lodo Alfano, sinistra e Idv uniti

Angelino Alfano di Forza Italia, foto lapresse
Scalda
i motori la macchina organizzativa per il referendum contro il lodo
Alfano: martedì mattina in una conferenza stampa a Montecitorio il
leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, ha lanciato la raccolta firme, che
inizierà l'11 ottobre in piazza Navona a Roma. La raccolta proseguirà
in oltre tremile piazze italiane e, stando alle parole di Di Pietro,
non avrà «timbri di primogenitura». Insomma, anche alla manifestazione
del Pd del 25 ottobre, seppure il partito non abbia aderito alla
campagna referendaria, chi vorrà, potrà firmare.

A sostenere
l'iniziativa, che si concluderà l'8 gennaio con la consegna delle firme
in Cassazione, oltre all'Idv ci sono i partiti della ex Sinistra
arcobaleno. Non a caso nella conferenza stampa accanto a Di Pietro
erano presenti il segretario del Prc, Paolo Ferrero, Carlo Leoni di
Sinistra Democratica e Manuela Palermi del Pdci. Presente anche, ma a
titolo personale, Arturo Parisi: «Non sono qui a nome del mio partito»
ha chiarito l'esponente ulivista del Pd.

Sinistra radicale e Idv
unite nel fronte anti lodo Alfano restano però divise su molti altri
punti e per questo l'11 ottobre hanno organizzato due distinte
manifestazioni. Comunque, chiariscono gli organizzatori, «in tutte e
due la manifestazioni ci si impegnerà per la raccolta delle firme»
contro una legge - spiega il leader del Prc Ferrero - che tutti i
promotori del referendum giudicano «incostituzionale e castale».

Secondo
Di Pietro, la raccolta delle firme è una «naturale conseguenza rispetto
a una legge, il lodo Alfano, voluta a tutti i costi da Berlusconi in
persona per assicurarsi l'impunità permanente alla faccia della legge
uguale per tutti». La legge, approvata lo scorso 22 luglio, concede
l'immunità alle quattro più alte cariche dello Stato (Presidente della
Repubblica, presidenti delle Camere e presidente del Consiglio). Per il
leader Idv l'iniziativa anti lodo Alfano è una battaglia in «difesa
della democrazia».

Polemico Parisi che critica la scelta del Pd
di non sostenere la raccolta delle firme: «All'obiezione che i
referendum si fanno per vincerli, rispondo che noi lo vinceremo perchè
è rivolto alla maggioranza degli italiani. Non promuoverlo sarebbe una
resa e noi siamo qui per dire che non ci arrendiamo».

Oltre al
referendum, comunque, il Lodo Alfano potrebbe incontrare anche
l'incostituzionalità, sollevata dal pm di Milano Fabio De Pasquale nel
corso del processo Berlusconi-Mills. Il tribunale ha accolto il
pronunciamento ed ha presentato la richiesta alla Corte Costituzionale
che ora dovrà esprimersi. In nessun paese europeo infatti i
rappresentati del governo godono dell' immunità. In alcuni paesi come
Grecia, Portogallo e Francia l'immunità è garantita ai capi di stato,
in altri ai reali ma in nessun caso alle cariche governative.

 
 
 

In Belgio sciopero contro il carovita (in Italia prossimamente)

Post n°757 pubblicato il 06 Ottobre 2008 da hesse8

l'agitazione organizzata dai sindacati contro l'aumento dei prezzi
Il Belgio sciopera contro il carovita
Fermi i mezzi pubblici. Non funzionano le fabbriche, gli uffici pubblici, la posta e i centri commerciali




BRUXELLES - La vita costa troppo e il Belgio si ferma. Ha avuto
una grande adesione lo sciopero indetto nel Paese per protestare contro
l'aumento dei prezzi. Sono praticamente paralizzati i principali
servizi pubblici: treni, autobus, metropolitane e tram. Solo
l'aeroporto di Bruxelles funziona, al momento, regolarmente. Lo
sciopero ha costretto anche alla cancellazione di tutti i treni
Eurostar e Thalys sul percorso internazionale. Frederic Petit,
portavoce dell'operatore ferroviario Infrabel, ha detto che tutti gli
Eurostar in servizio tra Bruxelles, Londra e Lille sono sospesi fino
alle ore 22, così come tutti i Thalys diretti in Francia, Germania e
Paesi Bassi.

PREZZI - Chiuse anche le fabbriche, gli
uffici pubblici, la posta e i principali centri commerciali. Lo
sciopero organizzato dalle tre principali confederazioni sindacali,
cristiana, socialista e liberale, interessa Bruxelles, ma anche le
altre grandi città del Paese sia nella Fiandre sia in Vallonia, da
Anversa a Bruges, da Charleroi a Liegi. In settembre in Belgio i prezzi
al consumo hanno visto un aumento del 5,46% rispetto all'anno
precedente.

 
 
 
 
 

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