Creato da hesse8 il 04/02/2007
Federazione della sinistra di Lentini
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Contatta l'autore

Nickname: hesse8
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 63
Prov: SR
 

Area personale

 

FACEBOOK

 
 

Federaz.giovani comunisti italiani

 

Ultime visite al Blog

urlodifarfallaalterogalasso_raffaelezoppeangeloideaculturaleTomassiniPieroabagnalevincenzo1983alessandro.de.angeliunafatastregamax_6_66elomanlubopomesdiaiellovivianagreta.rossogeraniosilviomassari
 

Archivio messaggi

 
 << Gennaio 2009 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Peacereporter

 
 

Un quadro

                                                                                                                                   

Stefano Lattanzio

Tel.095.7835328(Lentini)


Investimenti nell'arte

 

Non-violenza

L'immagine “http://nonviolenti.org/images/bandiera.jpg” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.
 

San Precario

San Precario



 
 

Tag

 

La piazzarossa-video




 
 
blog di spazioblog

Blog di libero
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Web tv interessante

Welcome to Arcoiris Web TV
 

rosso vivo

immagine
 

settimanale del pdci


 

Ultimi commenti

Contro la pena di morte nel mondo

Fdca federazione dei comunisti anarchici

 

Messaggi di Gennaio 2009

I suicidi nella guerra in Afghanistan

Post n°836 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da hesse8

asso di suicidi record nell'esercito Usa nel 2008
 

tra le cause lo stress per le guerre lunghe e intense in Iraq e Afghanistan

ImageIl tasso di suicidi nell'esercito di terra Usa ha raggiunto un nuovorecord nel 2008, verosimilmente a causa dello stress generato dallalunghezza e intensificazione dei conflitti in Iraq e in Afghanistan

come indicato, giovedì 29 gennaio, dai responsabili dell'esercito americano.

Ilnumero di suicidi tra i soldati in attività è aumentato ogni anno, daquattro anni a questa parte, parallelamente all'intensificazione deglisforzi militari in Iraq e in Afghanistan. Secondo il capo di statomaggiore aggiunto, il generale Peter Chiarelli, questo innalzamento èlegato alla lunghezza e al ritmo elevato delle missioni che complicanole relazioni tra i soldati e le loro famiglie. «Lo stress è unaspiegazione, non ho dubbi» ha dichiarato.

Secondo le cifredell'esercito, il 30% dei suicidi è stato commesso da soldati inmissione. Per i tre quarti di questi ultimi, si trattava del primoimpiego. Ma più di un soldato su tre (35%) hanno ugualmente messo fineai propri giorni dopo essere rientrati da missioni, generalmente più diun anno dopo essere tornati ai campi base.

Di fronte a questiincrementi, l'esercito ha messo in piedi dei programmi di prevenzione eaccentuato l'individuazione di soldati che soffrono di problemipsicologici, ma alcuni responsabili militari hanno ammesso di nonconoscere precisamente l'efficacia di queste misure. Il generaleChiarelli ha annunciato il lancio, dal 15 febbraio, di sedute diintrattenimento destinate a far apprendere ai soldati come gestire uncomportamento suicida, proprio o dei compagni d'armi.

(da Le Monde 30.1.09)

 
 
 

I Londinesi se la prendono con noi

Post n°835 pubblicato il 30 Gennaio 2009 da hesse8

Le frasi rivolte ai lavoratori stranieri sono più o meno queste: “Sporchi immigrati. Tornate a casa vostra. Togliete lavoro a gente di qui che ne ha bisogno”. Quante volte si sentono ripetere espressioni simili, in Italia, da chi non sopporta la vista degli immigrati di un colore o di un altro. Be’, in questi giorni le stesse frasi sono state pronunciate qui in Inghilterra all’indirizzo di lavoratori italiani. Alla raffineria Lindsey Oil di Grimsby, gestita dall’azienda petrolifera francese Total, è stato assunto un gruppo di manovali italiani e portoghesi, scrive il quotidiano Daily Express di Londra, apparentemente perchè costano meno. Una legge europea lo permette. Sono ospitati da una speciale nave-albergo, con un contratto di lavoro a tempo. Ma agli operai inglesi la cosa, in piena recessione, non è andata giù: ieri hanno dichiarato sciopero e protestato piuttosto vigorosamente per la presenza degli italiani. Alcuni dei quali, o almeno presunti tali, sono ripresi in una fotografia del Daily Express mentre agitano il dito medio e fanno il gesto dell’ombrello davanti al naso degli operai inglesi. “Gli italiani lavorano male e non rispettano le norme di sicurezza”, dice un operaio inglese al quotidiano di Londra. “La nostra non è una protesta razzista, ma quei posti di lavoro spettavano a noi. E’ un’ingiustizia”.


Chiunque abbia ragione, è la prova di come i ruoli possono cambiare in fretta: in Inghilterra possiamo essere visti come i vu’cumprà che tanti di noi non sopportano in patria. Che è stato poi, quello dei poveri immigrati guardati male dai nativi, il nostro ruolo per secoli. Sarebbe bene non dimenticarcelo.

 
 
 
 
 

L'Ing(cucuzza) licenzia 7000 operai

Post n°833 pubblicato il 26 Gennaio 2009 da hesse8

nel 2008 ha fatto registrare una perdita netta di un miliardo di euro
Ing taglia 7000 posti di lavoro
Philips licenzierà 6000 dipendenti
Riduzioni di personale in tutto il mondo per il gruppo bancario e assicurativo e il big dell'elettronica











Un'immagine di una celebre campagna pubblicitaria della Ing (Archivio Corsera)
Un'immagine di una celebre campagna pubblicitaria della Ing (Archivio Corsera)

L'AJA (OLANDA) - Il gruppo bancario e assicurativo olandese Ing ha annunciato oggi per il 2009 il taglio di 7.000 posti di lavoro in tutto il mondo, nell’ambito di un piano di riduzione dei costi di un miliardo di euro. Stando ai risultati provvisori, nel 2008 il gruppo ha registrato una perdita netta di un miliardo di euro. Ing aveva ricevuto nel dicembre scorso un prestito di dieci miliardi di euro dal governo olandese.


PHILIPS - Tagli di personale in vista anche per il colosso dell'elettronica Philips, che licenzierà 6000 dipendenti in tutto il mondo. La ristrutturazione, ha aggiunto un portavoce, permetterà di risparmiare circa 400 milioni l'anno, a partire dal secondo semestre del 2009, e tutte le divisioni del gruppo verranno coinvolte. Nel 2008 Philips ha registrato una perdita netta di 186 milioni di euro, contro l'utile di 4,16 miliardi del 2007. I ricavi annui sono stati pari a 26,39 miliardi di euro, in calo dell'1,5% rispetto all'anno precedente. Nell'ultimo trimestre del 2008 Philips ha perso 1,5 miliardi di dollari.

 
 
 

Hanno lasciato CGIL sola

Post n°832 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da hesse8

Epifani: «Industriali e governo hanno voluto colpirci»

di Felicia Masocco Il j’accuse di Guglielmo Epifani arriva al termine di una riunione fiume con i segretari delle categorie e quelli dei territori. E ce n’è per tutti. Per il governo, che ha «deliberatamente cercato la rottura», per la Confindustria che «ha una responsabilità diretta ed esplicita», per Cisl e Uil «perché mai la Cgil avrebbe firmato un accordo sulle regole senza di loro. Mai».

Invece Cisl e Uil e tutti gli altri hanno firmato. Perché la Cgil no?
«Perché è stato un prendere o lasciare su un testo che non può essere condiviso. Restringe la contrattazione, quella nazionale è fortemente depotenziata in tutti i suoi aspetti; quella aziendale non viene estesa. Il testo contiene un principio di derogabilità ai principi generali che può rendere inesigibili le norme del contratto nazionale. A livello nazionale si procede, strutturalmente, a una riduzione del potere d’acquisto. E non abbiamo firmato perché c’è una norma sul diritto di sciopero assolutamente inaccettabile in quanto le parti dovrebbero stabilire che solo chi rappresenta la maggioranza ha la possibilità di proclamare gli scioperi. Messo così non è un tema delle parti sociali, il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione. È un terreno improprio e pericoloso, una forzatura voluta dal ministro Sacconi. C’è poi l’estensione abnorme della bilateralità.

Lei ha parlato della nascita di una casta...
«Estesa impropriamente la bilateralità rischia di creare una casta di burocrati, del sindacato e delle imprese».

Si aspettava questa accelerazione?
«Doveva essere una riunione per discutere dei provvedimenti contro la crisi, invece contro la crisi non è stato proposto nulla ed è finita con un accordo separato sui contratti. È il segno di una scelta deliberata, profondamente sbagliata e che porterà un sacco di problemi».

La presidente di Confindustria dice che la porta è sempre aperta.
«Ho letto dichiarazioni di Emma Marcegaglia assolutamente incomprensibili. Voglio dire che non è stata la Confindustria a tentare di convincere la Cgil, ma è stata la Cgil a fare l’estremo tentativo chiedendo alla Marcegaglia una disponibilità a discutere sui punti di disaccordo. È stato un senso di responsabilità mantenuto fino all’ultimo dalla Cgil e che si è scontrato con il no della Marcegaglia, la quale ha una responsabilità diretta ed esplicita in questa vicenda, cosa che mai mi sarei aspettato. Come le ho detto la Cgil e Confindustria sono i soggetti fondamentali, anche se non unici, del sistema delle relazioni industriali del Paese e dovrebbero avere tra di loro attenzione e responsabilità reciproca. Cosa che non ho trovato».

Forse perché Confindustria con l’accordo porta a casa un bel po’ di cose.
«Porta a casa un credito verso il governo, un indebolimento del sindacato, una restrizione degli spazi collettivi di contrattazione, una bassa politica salariale del contratto nazionale. Ma non la cosa più importante: regole condivise. Questa assenza determinerà incertezza permanente nei rapporti, a tutti i livelli. E creerà un problema in più alle imprese, dappertutto».

La leader degli industriali dice che lei, Epifani, pensa ad altro, alle elezioni europee. Che cosa risponde?
«Che dovrebbe chiedere scusa se è una persona onesta. Anzi, avrebbe già dovuto farlo».

Al movimento sindacale restano invece un bel po’ di cocci.
«Cocci, esattamente. Resta soprattutto un punto, che per noi questa volta è risolutivo nei rapporti con Cisl e Uil, perché la Cgil non avrebbe mai firmato un accordo sulle regole generali senza Cisl e Uil, mai. Non lo avrebbe concepito. Com’è possibile che quello che per la Cgil è impensabile per gli altri lo è? Non mi si dica che c’è un problema di merito perché c’è sempre un problema di merito tra tre organizzazioni».

Ora che cosa farà la Cgil?
«Sono problemi grandi e destinati a durare quindi faremo ponderatamente le nostre scelte. Apriremo discussioni nei luoghi di lavoro e chiediamo di farlo unitariamente, e chiederemo ai lavoratori di esprimersi democraticamente. Lo facemmo anche nel ‘93. E una sfida democratica cui nessuno può sottrarsi, se no vuol dire che si ha paura di quello che si è firmato. E risponderemo con una iniziativa di lotta specifica che deciderà il direttivo, ferme restando le iniziative programmate».

Il Pd si è diviso, solo una parte vi sostiene. L’amareggia?
«Abbiamo provato fino all’ultimo a fare l’accordo, non si è voluto trovarlo per responsabilità di governo e Confindustria. È evidente che un partito che ha dentro di sé diverse anime e culture possa avere opinioni diverse. Mi piacerebbe che tutto il Pd chiedesse a tutto il sindacato di affrontare un percorso democratico affidando la risoluzione al voto dei lavoratori. Sarebbe un messaggio verso la direzione giusta».

 
 
 

A Lampadusa i cittadini si ribellano

Post n°831 pubblicato il 23 Gennaio 2009 da hesse8

Il pd: «Nel centro situazione drammatica: violati i diritti dell'uomo» Lampedusa, migliaia in piazza
contro il centro per le espulsioni Sciopero generale sull'isola. Alcuni extracomunitari sono usciti dal Centro mischiandosi alla folla

Il centro di prima accoglienza di Lampedusa (Fotogramma)

LAMPEDUSA - Alta tensione a Lampedusa. A scatenare la rabbia e le proteste degli abitanti è la decisione del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di realizzare un Centro per l'identificazione e l'espulsione degli immigrati. Sull'isola è scattato lo sciopero generale proclamato dal consiglio comunale e dal comitato «Sos isole Pelagie». I manifestanti - circa 4 mila secondo gli organizzatori, 2500 per le forze dell'ordine - hanno bloccato un pullman che stava trasportando un gruppo di 110 persone dal Cpa alla ex base Loran della Nato dove è prevista la nuova struttura. Alcune decine di extracomunitari sono usciti dal Centro di prima accoglienza, mischiandosi alle persone che stanno protestando davanti alla struttura di contrada Imbriacola insieme al sindaco, Bernardino De Rubeis. Le forze dell'ordine si sono schierate in tenuta anti sommossa.

«STRUTTURA OPERATIVA» - Ma il ministro Maroni ha confermato che il centro per l'identificazione e l’espulsione degli immigrati clandestini è ormai operativo. «Sono già stati trasferiti lì i primi extracomunitari per l'identificazione - ha detto Maroni - Al Consiglio dei ministri ho fatto presente la decisione di mantenere i clandestini nell'isola, per rimpatriarli direttamente, e sono soddisfatto che si sia accolta la nostra linea di rigore». Il responsabile del Viminale ha spiegato che a Lampedusa ci sono al momento 1.677 extracomunitari: dal primo gennaio ne sono stati rimpatriati 150, tra egiziani e nigeriani.

LA DENUNCIA - A Lampedusa, nel frattempo, decine di extracomunitari, alla vista della delegazione del Pd e dei giornalisti in visita nel centro, si sono ammassati contro la recinzione chiedendo aiuto e denunciando di essere stati malmenanti dai carabinieri mentre tentavano di fuggire dal centro. «Pensavamo che l'Italia fosse il Paese delle libertà - racconta un tunisino di 31 anni - e invece ci tengono prigionieri qui dentro da 40 giorni. Dormiamo in 30 dentro una stanza, il cibo è scarso, i materassini su cui ci stendiamo sono bagnati fradici. Abbiamo pagato 1200 euro perché cercavamo un futuro». Il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per l'immigrazione del ministero dell'Interno, smentisce i maltrattamenti: «Non capisco a cosa si riferiscano. La disperazione porta a giocarsi qualsiasi partita». «Gli immigrati ci hanno detto che dentro li hanno trattati male - ha però rilanciato Salvatore Cappello di "Sos Pelagie" - non li fanno mangiare e altre cose gravi». Cappello ha poi affermato che «le tv presenti qui hanno ripreso tutto, vediamo se avranno il coraggio di mandare in onda le immagini». Duro il commento del vicesegretario del Pd, Dario Franceschini: «La situazione qui nel centro è drammatica: sono violati i più elementari diritti dell'uomo» 

 

 

 

 
 
 

La nostra storia

Post n°830 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da hesse8

http://comunisti-italiani.it/upload/rte/090121_gram.gif


Guarda il video

 
 
 

Berluska:Il PIL a -2% non è così grave(fregateVene tanto io i soldi c'è l' ho)

Post n°829 pubblicato il 20 Gennaio 2009 da hesse8

«Il Pil a -2%? Non è grave», per Berlusconi la crisi non esiste

La crisi? Bazzecole. Il nostro premier parla dal luogo meno indicato, il Pio Albergo Trivulzio di Milano, là dove cominciò Tangentopoli. E cerca, come al solito, di fare l’ottimista. «Il governatore della Banca d'Italia e anche l'Europa ci dicono che quest'anno il pil registrerà il 2% in meno. Ciò significa che torneremo indietro di due anni e non mi sembra che due anni fa si stesse così male».

Era lì per l'inaugurazione della ristrutturazione di un reparto dedicato alla madre, che in suo onore si chiamerà “Mamma Rosa”, come se Rosa Berlusconi sia esistita solo come figlia di Silvio.

Ma il premier ha continuato: «Forse - ha spiegato Berlusconi - è necessario un momento di riflessione in un'epoca di consumismo». «La profondità della crisi - ha aggiunto - sta nelle nostre mani. Bisogna aver paura di avere troppa paura».

Secondo Berlusconi, è necessario quell'ottimismo che incentivi i consumi non solo tra gli italiani ma anche tra i francesi e i tedeschi «che sono i maggiori consumatori dei nostri prodotti». «Bisogna dare - ha concluso - il nostro piccolo contributo perchè questa crisi non sia troppo tremenda».

Berlusconi ha poi parlato anche del tema pensioni. «Non cambieremo il sistema pensionistico, ma l'Europa ha ritenuto che ci sia una discriminazione nel far andare le donne in pensione a 60 anni, ovvero cinque anni prima degli uomini». Il Presidente del Consiglio ha, quindi, spiegato l'intenzione di non cambiare il sistema pensionistico, perchè «non è che ogni Governo può cambiarlo», sottolineando tuttavia che probabilmente «l'Europa ci obbligherà a rivederlo ritenendo discriminatorio che le donne vadano in pensione cinque anni prima degli uomini».

 
 
 
 
 

17 gennaio pro Palestina.La manifestazione silenziosa (se succedeva qualcosa?)

Post n°827 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da hesse8

Oltre 150 mila persone sfilano a Roma con il popolo palestinese !

  



NONOSTANTE IL VERGOGNOSO E DISARMANTE
SILENZIO MEDIATICO DELLA MAGGIORANZA DELL'INFORMAZIONE UFFICIALE, E'
PIU' CHE RIUSCITO IL CORTEO NAZIONALE A ROMA PER IL POPOLO
PALESTINESE....

Oltre
150mila persone hanno invaso Roma quest'oggi per il corteo nazionale
per la Palestina. Un corteo attraversato dalle associazioni pro
Palestina, dalle comunità arabe, dai centri sociali e collettivi
autorganizzati, dalle tante persone, italiane e migranti, che hanno
voluto portare la loro vicinanza al popolo palestinese, in opposizione
all'aggressione sionista contro la Striscia di Gaza.

Un corteo
nazionale che arriva dalle mobilitazioni delle settimane scorse nel
nostro paese. Manifestazioni che hanno portato in piazza la rabbia per
la violenza dispiegata contro Gaza e la tenacia nel sostenere la
Resistenza del popolo palestinese. Piazze all'interno delle quali è
emerso forte il protagonismo dei migranti, primi attori in un conflitto
sentito quanto mai vicino, non solamente dalle comunità arabe. Questo
si è riproposto quest'oggi per le vie della capitale, letteralmente
invasa dalle migliaia di persone.

Manifestazione "Dalla parte
dei palestinesi!", senza se e senza ma, che è andata a chieder conto
con slogan cori striscioni manifesti e interventi ai governi
dell'Occidente di smettere la recita succube d'Israele, ai governi
degli Stati arabi di cessare immediatamente l'atteggiamento comodo di
immobilismo di fronte alla tragedia. Oltre ovviamente all'essere
andati, come esplicitava lo stesso slogan fatto assumere dal corteo, a
solidarizzare con il popolo palestinese, con la Resistenza che ha fin
qui tenuto dignitosamente testa alla micidiale macchina da guerra
israeliana.

Una grande giornata di lotta interessatamente
ignorata dai media, che hanno praticamente cercato di mettete il
silenziatore alla mobilitazione, fedeli alla rappresentazione della
realtà richiestagli dai piani alti. Un ostracismo sfondato dalla forza
di questa, così come delle altre che l'hanno preceduta, mobilitazione:
indetta autonomamente, portata avanti in quanto mobilitazione dal
basso, vissuta sul filo della tensione di quelle che erano le notizie
provenienti da Gaza. In poco più di una settimana si è tirata su una
mobilitazione straordinaria, che ha evidenziato, ancora una volta, la
distanza siderale in capacità di lettura ed iniziativa corrente tra
apparati e forze sociali: le differenze numeriche e di carattere tra la
"marcia di Assisi" ed il corteo romano sono oggi quanto mai palesi. Il
moderatismo e il pacifismo di Assisi surclassato politicamente dalla
determinazione e dalla rabbia di Roma. Senza padrini e parole
obbligatoriamente politicamente corrette la manifestazione nella
capitale ha raccolto i frutti di una scadenza nazionale indetta su
parole d'ordine precise, senza concetti astratti, fuori dalla retorica
dell'equidistanza: contro l'aggressione militare israeliana, con la
Palestina che resiste.

Nonostante si rincorrano sempre più le
voci di una tregua possibile, le cui condizioni sono tuttora offuscate
dai giochi politici degli attori statali in campo (Usa, Israele, Egitto
e servitù al seguito), a Gaza quella di oggi è stata una nuova giornata
di guerra, che ha visto, ancora, l'ennesimo bombardamento contro una
scuola delle Nazioni Unite. Un lembo di terra, la Striscia di Gaza, che
pur nella drammaticità della sua realtà, si è cercato sempre di non
lasciar solo, di rimarcare quella vicinanza e quell'appoggio ad una
battaglia che dura da 61 anni e che Israele non può certamente
illudersi di poter pacificare e normalizzare per mano delle bombe.


Con la Palestina nel cuore, con Gaza che resiste!
Tratto da indymedia
Guarda il video

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963