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Messaggi di Agosto 2011

Deputato dell' ARS- Alle Maldive con i soldi di una fondazione

Post n°1267 pubblicato il 26 Agosto 2011 da hesse8

Spese pazze dell'ex deputato Acierno
con i soldi della Fondazione Federico II
Viaggi alle Maldive, acquisti di lusso e ristoranti alla moda. Il politico è stato condannato dalla Corte dei conti a risarcire 102 mila euro
25/08/2011
PALERMO - Oltre dodicimila euro per viaggi alle Maldive dove l'ex deputato regionale Alberto Acierno comprava anche prodotti artigianali. Oltre 3.600 euro per 4 giorni trascorsi a Panarea tra alberghi, ristoranti e supermarket. Duemilaquattrocento euro per acquisti di prodotti elettronici. Sono alcune delle "spese pazze" dell' ex direttore generale della fondazione Federico II, che la Corte dei conti ha condannato a risarcire 102 mila euro.

La decisione dei giudici contabili arriva a poche settimane dal processo nei confronti di Acierno, fissato dinanzi la terza sezione del tribunale di Palermo per il 7 ottobre: è imputato di peculato in pregiudizio della Fondazione e della Presidenza dell'Assemblea regionale per aver usato denaro per usi diversi da quelli istituzionali.

A Barcellona, come scrive Repubblica Palermo, Acierno ha speso 1.800 euro nei negozi della catena El Corte Ingles e 210 euro da Burberry. Ma dai rendiconti esaminati dalla Corte dei conti vi sono anche da febbraio a maggio 2007 oltre 17 mila 900 euro spesi nei siti dei casinò on line. Le spese riguardano anche la moglie di Acierno e due suoi collaboratori. L'ex parlamentare percepiva una retribuzione di 15.600 euro per la sua carica. Acierno ha iniziato la sua carriera politica nel Polo delle Libertà, militando poi in altri partiti.

 
 
 

Il 25 aprile non si tocca

Post n°1266 pubblicato il 17 Agosto 2011 da hesse8

Gli ex partigiani le suonano al governo via facebook: “Non toccate il 25 aprile”

L'Anpi in rivolta contro la manovra del governo che cancella di fatto le feste laiche. E per la prima volta la storica associazione che raggruppa gli uomini che hanno fatto la Resistenza si affida a internet per lanciare l'appello

Spostare il 25 aprile, ma anche il 1 maggio e il 2 giugno, alla domenica più vicina oppure al lunedì. Far slittare le “feste non concordatarie”, le feste laiche, non religiose. E’ una delle sorprese riservate agli italiani dalla manovra del governo. E nel silenzio agostano, quando quasi tutti sono in ferie, la sorpresa è anche un’altra. Proprio i partigiani d’Italia, non esattamente dei ragazzini cresciuti accanto a una tastiera, fanno boom di “mi piace” su facebook: la nota dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) rivendica il 25 aprile e le atre feste. E se anche molti sono in ferie, attraverso la rete e proprio sui social network scorre l’ondata di proteste contro la scelta del governo.

Un provvedimento caduto nel silenzio generale, attacca lo Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti) che sul suo sito parla di “resa incondizionata dell’intero arco parlamentare alle esigenze del Vaticano” – le parole sono del segretario Raffaele Carcano. Nella terra emiliano-romagnola, nella regione dell’eccidio di Marzabotto, dell’uomo che verrà, emerge ancora più forte e chiara la “vivissima preoccupazione” manifestata nelle parole dell’Anpi. E a insorgere sono tanti.

Roberto Grendene dell’Uaar di Bologna non è affatto convinto che le ragioni della crisi spieghino la decisione del governo e fa i dovuti distinguo: “Razionalizzare le festività è plausibile, ma è assurdo attaccare le date simbolo dei valori civili. E come associazioni stiamo reagendo in tanti, lo Uaar ma anche Rete Laica. Certo, molti sono in ferie, ma lo diciamo a chiare lettere e l’abbiamo anche scritto: difendiamo le radici laiche e diciamo no ai privilegi su base religiosa”. Grendene lancia una provocazione al governo: perché non annullare le festività dei santi patroni? Il 25 aprile e il 1 maggio dovrebbero al contrario essere tutelate, “tantopiù in una regione come l’Emilia Romagna per noi sono date simbolo”.

Su facebook le voci indignate sono tante: “25 aprile e 1 maggio, proprio non li sopportano!”, scrive Daniele, mentre Carla insorge contro “lo smantellamento di valori e tradizioni” e in tanti inneggiano alla protesta. Alcuni chiedono di più, anche all’Anpi. Chiedono parole più dure, “un comunicato meno edulcorato”. E per ora, se facebook insorge, la politica fa poco rumore. Per ora si sono espressi i consiglieri regionali Favia e De Franceschi, per condannare “il sacrificio del 25 aprile, del 1 maggio e del 2 giugno in nome della logica del Pil, la stessa che ci ha portati alla rovina”.

 
 
 

La disoccupazione aumenta e loro s' aumentano le pensioni

Post n°1265 pubblicato il 10 Agosto 2011 da hesse8

Nel 2010 oltre 427 mila giovani
hanno perso il posto di lavoroQuasi il 20 % dei disoccupati sotto i 35 anni lavorava nel 2009 e circa il 60 % non ha più un'occupazione da oltre un anno. Nord e Centro in recupero, Sud senza alcun segno di ripresa

ROMA - Mercato del lavoro ancora bloccato per i giovani nel nostro paese nel 2010. Quasi il 20 per cento dei disoccupati nel 2010 lavorava nel 2009, e circa il 60 per cento è disoccupato da più di un anno. E' quanto emerge da una indagine di Datagiovani che sottolinea come le regioni del sud hanno reagito meglio alle dinamiche di involuzione, creando più posti di lavoro rispetto alla media nazionale e con una minore probabilità di perderli nel corso di un anno. Ma l'indice di evoluzione globale mostra come le regioni del Centro e parte del Nord, dopo un 2009 pessimo, stiano recuperando parte del terreno perso, mentre il sud non dà segni di ripresa.

Il centro di ricerche mette il luce come quasi 2 giovani disoccupati su 10 lavoravano nel 2009. Si tratta di poco meno di 210mila giovani che hanno perso un posto di lavoro. Ad essi vanno però aggiunti i quasi 218mila ragazzi che sono passati dalla condizione di 'occupato' a quella di 'inattivo', o perché si sono rimessi a studiare o perché sono scoraggiati nella possibilità di trovare un altro posto di lavoro. Da rilevare poi che sono circa 686 mila gli under 35 che cercano lavoro da oltre un anno.

 
 
 

Almeno qualsosa si muove i G.A.S. (Gruppo d' Acquisto Solidale)

Post n°1264 pubblicato il 02 Agosto 2011 da hesse8

 

Lombardia, prima regione in Italia
per numero di Gruppi di acquisto solidale

Qui se ne concentrano oltre un quarto degli 800 distribuiti in tutto il Paese. Il primo Gas è nato nel 1994 a Fidenza, poi l’esperienza è stata replicata in altre località, fino al 1997, quando è nata la rete. "La merce termina di essere solo prodotto e diventa anche strumento di relazione tra soggetti che, oltre ai ruoli di produttori e consumatori, mettono in gioco i propri volti e le proprie storie"

La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di Gruppi di acquisto solidale (Gas). Qui se ne concentrano oltre un quarto del totale. Un dato che fa pensare che la società lombarda, tutto sommato, abbia gli anticorpi per resistere ai ministeri di Monza, alle pernacchie di Bossi o ai festini di Arcore. C’è gente che ha voglia di guardare oltre, di ricavarsi uno spazio nuovo, stimolante. Persone comuni, gruppi via via più eterogenei che sentono il bisogno di sovvertire le regole di un mercato sempre più omologante. E lo fanno in un modo concreto. Attraverso scelte di consumo critico e consapevole. Scelte ragionate e perseguite con costanza attraverso il meccanismo del Gas.

Per capire cosa sono i Gas prendiamo in prestito la definizione che ne dà retegas.org: “Il Gruppo d’acquisto solidale si costituisce, in genere, per favorire la riflessione sui temi dell’alimentazione con prodotti biologici, l’acquisto dei prodotti stessi a prezzi accessibili e per stabilire patti fiduciari tra consumatori e produttori. Si stabilisce un “canale fiduciario” tra produttori e consumatori, alimentato dal comune interesse e definito da parametri condivisi”. Questo con grande soddisfazione per gli acquirenti e i produttori: “La merce termina di essere solo prodotto e diventa anche strumento di relazione tra soggetti che, oltre ai ruoli di produttori e consumatori, mettono in gioco i propri volti e le proprie storie”.

Tratto dal "Il fatto quotidiano"

 
 
 
 
 

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