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Messaggi del 22/05/2008

Il Che a Cannes

Post n°642 pubblicato il 22 Maggio 2008 da hesse8

Il «Che» scuote Cannes
con una cine-maratona
Il doppio ritratto di Soderbergh dura oltre 4 ore. E già si parla di "Palma" contesa a Gomorra
DA CORRIERE.IT



 










Benicio Del Toro in versione Che Guevara
DAL NOSTRO INVIATO
CANNES — La gara di
resistenza cinefila è iniziata alle 18.30. L'ora del Che, titolo corto
quanto lungo è il film. Soderbergh, il regista, per raccontare l'epopea
Guevara non ha badato a spese. Né a tempi: 4 ore e mezzo, 268 minuti.
Nei cinema francesi uscirà in 2 parti, la prima a ottobre la seconda a
novembre. Qui invece il regista americano, con sadismo autoriale, ha
ottenuto dal Festival di proiettarlo tutto filato, ma tra la prima e la
seconda parte in sala è stato distribuito un kit di sopravvivenza: un
sacchetto con panino e acqua minerale.

Nella divisa verde
oliva del mitico guerrigliero, un Benicio Del Toro di grande
somiglianza (anche se il vero Che, va detto, era più bello)
. E molto evocativo, per barba, sguardo, e persino modo di parlare, il Fidel Castro interpretato da Demian Richir.

La prima inquadratura è per un sigaro, il sigaro del Che.
Poi ecco la barba un po' rada, gli occhi penetranti... Costruito
alternando il colore con il bianco e nero, a seconda che si racconti
della rivoluzione cubana o della visita di Guevara a New York nel 1964,
il film scandisce la prima parte dal 1952, anno del golpe di Batista,
fino al 1959, la vittoria dei rivoluzionari a Santa Clara. 








Nella seconda parte si mostra il Che dopo la rivoluzione,
l'ascesa internazionale, la scomparsa improvvisa da Cuba, il suo
riapparire in Bolivia per combattere per un altra causa. «Il vero
rivoluzionario sta sempre dove serve », è il suo motto.

Un ritratto di un eroe dei nostri tempi, amatissimo dai giovani perché incarna ribellione e idealismo,
omaggio a un mito sempre vivo a 40 anni dalla morte. Applausi discreti
alla fine della proiezione. Qualcuno già sente odor di Palma d'oro. Ma
anche altri sono i nomi in corsa per lo stesso premio, da Gomorra di Matteo Garrone a Waltz with Bashir, documentario animato dell'israeliano Ari Folman, da Linha de passe del brasiliano Walter Salles al controverso filippino hard Serbis di Brillante Mendoza.


Giuseppina Manin

 
 
 
 
 

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