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Messaggi del 22/07/2008

Tratto dal blog di Beppe Grillo "morti bianche"

Post n°710 pubblicato il 22 Luglio 2008 da hesse8

Vi consiglio di non leggere il libro: "Morti Bianche".
E’ un libro pericoloso. Le testimonianze dei famigliari delle vittime
sul lavoro, assassinati sul lavoro, sono così sconvolgenti che dopo non
sarete più gli stessi. Dopo, se il vostro padre, figlio, fratello. Se
la vostra madre, figlia, sorella si recheranno al lavoro conterete le ore che vi separano dal loro ritorno. Forse, vi verrà spontaneo chiedergli di accompagnarli, per proteggerli.
Quando una persona muore, la parola più usata è fatalità. Quando una persona muore, l’aggettivo più usato è tragico. Tragica fatalità.
1300 tragiche fatalità ogni anno, cinquantamila invalidi ogni anno.
Migliaia di famiglie sul lastrico, vedove con figli piccoli da educare,
sfamare, amare trattate come delle questuanti. Liquidate con qualche
migliaio di euro.
Non siamo nel Medio Evo, siamo nel Nuovo Evo Italiano.
In un punto del tempo e dello spazio dove se un rumeno stupra una donna
il Paese si indigna, ma se muoiono cinque operai al massimo, e comunque
per poche ore, il Paese si rattrista. Una lacrima scende dal Palco
delle Autorità. Il nostro Evo Moderno non nasce dal nulla, ha
un’origine chiara, solare: il lucro. La morte di un
uomo è un rischio di impresa. Quanto costa mettere in sicurezza un
impianto, la formazione per i propri dipendenti, le attrezzature per la
loro incolumità? Molto di più, enormemente di più, dell’eventuale
risarcimento per la morte di una persona. Le aziende lo sanno, lo
mettono in conto. Può succedere. In quel caso, sfortunato, si paga il
minimo necessario. Gli studi legali della società contro l’avvocato
della vedova o della madre. Dovrebbe essere lo Stato a tutelare
legalmente le famiglie dei caduti. Se la morte di un dipendente
costasse alle aziende più degli investimenti in sicurezza, non morirebbe quasi nessuno.
E’ l’economia della morte. Se vale poco, si può rischiare. E’ il prezzo
della vita, che vale meno della produzione. Il trionfo
dell’autoregolazione del mercato. La mancanza di regole. La classifica
del sangue. Un militare ferito in Afghanistan merita la prima pagina
del giornale. Tre morti sul lavoro un riquadro in quindicesima pagina.
La
legge Maroni (fatta quando lui era ministro del Lavoro),detta 30, detta
Biagi ha una grande responsabilità nelle morti bianche. Un precario
è un candidato naturale a morire sul lavoro. I motivi sono due. Il
primo è che non può lamentarsi per le condizioni in cui si trova,
sarebbe subito licenziato. Un sopravvissuto al rogo della Thyssen Krupp
ha dichiarato che gli estintori erano vuoti, i turni massacranti, ma
non si poteva dire se si voleva conservare il proprio lavoro. Chi ha
una famiglia pensa ai figli, china la testa e spera
che non tocchi a lui. Il secondo motivo è che un precario non ha tempo
per essere istruito, formato. E’ assunto per pochi mesi o anche per
qualche settimana. Non è economico investire su qualcuno che è di
passaggio.Molte morti bianche avvengono nei primi giorni di lavoro, tra
i precari, tra gli extracomunitari assunti in sub-sub-appalto al cui
vertice della catena ci sono le amministrazioni pubbliche.
“Morti Bianche” è il seguito di “Schiavi Moderni”, un libro che descriveva lo sfruttamento totale delle persone, ma le lasciava in vita.
“Schiavi Moderni” era, a suo modo, un libro ottimista. La sera, con
pochi euro, senza pensione, senza un’idea del futuro, si tornava
comunque a casa con le proprie gambe. Forse anche “Morti Bianche” è un
libro ottimista. Il proprietario della Umbria Olii,
dove sono morte quattro persone sul lavoro in un’esplosione, ha citato
le loro famiglie per 35 milioni di euro per i danni causati allo
stabilimento. E’ la nuova via del capitalismo italiano, assistito dallo
Stato e supportato dai sindacati. I dipendenti li sfrutti, li uccidi e
chiedi il risarcimento. Del lavoratore, come del maiale, non si butta
via niente.
Guarda il video
Vorrei che ci fosse un giorno dedicato ai morti sul lavoro

 
 
 
 
 

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