Uso
di bombe al fosforo in aree densamente popolate, questo è solo uno dei
crimini di guerra di cui potrebbe essere accusata Israele dalla Corte
penale internazionale dell’Aja. Il procuratore Luis Moreno-Ocampo sta
conducendo esami preliminari sulla base di “comunicazioni e denunce”
pervenutegli dal ministro della Giustizia palestinese Ali Kashan e da
altri 200 soggetti, persone fisiche ed organizzazioni non governative.
Accertamenti a cui potrebbe presto far seguito un’inchiesta che
metta sul tavolo degli imputati i vertici militari israeliani,
colpevoli di aver fatto ricorso durante l’offensiva nella Striscia di
Gaza ad armi non convenzionali, proibite dal diritto internazionale nei
pressi di luoghi dove si trovano civili.
Rimane però un fatto.
Secondo quanto previsto dal Trattato di Roma, la Corte Penale
internazionale può indagare e procedere su presunti crimini di guerra
soltanto se il Paese responsabile non ha la volontà o non è in grado di
farlo attraverso il proprio sistema giudiziario. A questo si aggiunge
il fatto che Israele non è tra i firmatari dello Statuto, che nel 1998
istituì la Cpi. Fonti ufficiose, riportate dall'autorevole quotidiano Haaretz,
parlano dell’apertura, poche settimane fa, di un’inchiesta militare per
accertare l’impiego di proiettili al fosforo bianco nei dintorni di
Beit Lahiya da parte di una brigata di paracuditisti riservisti.
Ma
a denunciare un utilizzo «chiaro ed innegabile» del fosforo bianco era
già stata nel corso dei 22 giorni di bombardamenti Amnesty
International, raccogliendo sul territorio «prove incontrovertibili»
che ne attestavano la presenza in aree residenziali densamente popolate
a Gaza City e nel nord. Sono stati trovati nelle strade e nei vicoli
ricoperti dalle macerie residui degli ordigni, oltre a resti di
proiettili e candelotti sparati dall’esercito israeliano. Ma la
testimonianza più evidente la si deve cercare nei visi e nei corpi
martoriati da ustioni di centinaia di uomini, donne e bambini. Vittime
inermi di bombe che piovevano dall’alto col dichiarato intento di
ferire e uccidere quante più persone possibili. Non solo i miliziani di
Hamas, badate bene, ma tutti i palestinesi, indiscriminatamente, perché
anche se Israele non lo può ammettere ufficialmente - non sarebbe politically correct - considera i civili alla stregua degli altri, colpevoli di essere collusi e sostenitori del gruppo islamista.
E
come se questo non bastasse, c'é dell'altro. Oltre a mutilazioni e
ustioni da fosforo bianco, il personale sanitario palestinese ed
internazionale continua a testimoniare la presenza di ferite non
compatibili e riconducibili agli effetti provocati dalle armi di guerra
normalmente utilizzate. Vaste bruciature, tessuti scarnificati e
mummificazione dei tessuti molli su centinaia di cadaveri potrebbero
confermare le ipotesi dell’uso di ordigni a microonde o al plasma.
Fonti non ufficiali ne confermerebbero l’impiego in Iraq, Libano e
forse anche in occasione della prima guerra del Golfo. Si tratta di
sistemi che sparano fasci di energia più o meno potente, strumenti made
in Usa ed originariamente realizzati a scopo di ordine pubblico in
funzione antisommossa e poi modificati per azioni di guerra.
Ancora
una volta il tentativo messo in piedi dagli organismi internazionali di
definire responsabilità ci appare non adeguato alla gravità dei fatti
accaduti. Un atto di perbenismo morale da parte dell'Occidente libero e
democratico, che strumentalmente confonde una que stione politica, come
quella palestinese, fatta di interessi e alleanze, sotto le vesti
pietose dei diritti civili e dell'emergenza umanitaria. Sarebbe invece
un atto di giustizia l'unico riconoscimento degno ed accettabile per il
popolo palestinese, uno Stato.
Susanna Bernabei
Inviato da: lo_snorki
il 28/08/2014 alle 03:29
Inviato da: hesse8
il 23/04/2013 alle 12:50
Inviato da: hesse8
il 07/01/2013 alle 14:42
Inviato da: hesse8
il 09/11/2012 alle 14:02
Inviato da: perpiuzza
il 06/11/2012 alle 20:48