Lapiazzarossa

Non P(er)Diamoci

Primarie subito o leadership provvisoria e Parisi sfida Franceschini

Un partito allo sbando, senza un capo, dalle mille anime che ora escono allo scoperto con tutti i propri contrasti, una base che sente i vertici sempre più lontani

Tutto questo si troveranno davanti i 3 mila che comporranno l'Assemblea costituente del Pd che domani dovrà rimettere ordine dopo l'abbandono di Walter Veltroni. Dario Franceschini alla reggenza fino alle europee, congresso subito, congresso in autunno, primarie...sono queste le ipotesi su cui si dovrà discutere e il risultato non è affatto scontato. Infatti anche una guida provvisoria affidata a Franceschini, indicato proprio da Veltroni, che in questi giorni sembrava cosa fatta viene rimessa in discussione.
A scendere per primi in campo sono gli ulivisti ed in particolare Arturo Parisi che domani presenterà una mozione per le primarie, «ci batteremo perché la parola torni ai nostri elettori». Se così non fosse, Parisi sfiderà Franceschini candidandosi alla segreteria del Pd.

Per Rosy Bindi invece un congresso serio non si può improvvisare, meglio per ora appoggiare Franceschini a cui arriva anche il sostegno di Piero Fassino. Rimane fuori dal dibattito Pierluigi Bersani, che da tempo viene indicato come prossimo leader del Pd, spalleggiato da Massimo D'Alema, ma che per ora afferma di voler evitare catastrofismi e prediligere la possibilità di scavalcare le europee ed andare al congresso in autunno. Invece Enrico Morando annuncia una mozione per il congresso immediato, mentre nei regionali il dibattito è ferrato e si chiede che i vertici evitino decisioni dall'alto e tornino ad ascoltare la base.

Intanto, dopo le dimissioni di Veltroni in una conferenza stampa dalla quale era assente, Massimo D'Alema in una lunga intervista a Repubblica analizza gli sbagli della dirigenza Pd, dalla scelta di un partito troppo “leggero”, lontano dalla gente e dai territori, a un a linea politica poco chiara. Questione mediorentale, testamento biologico, alleanze, collocazione in Europa, «abbiamo dato un'immagine sbiadita, il nostro messaggio è stato debole e confuso». Per D'Alema di errori ne sono stati fatti e molti, ma c'è la possibilità di ripartire «se le decisioni dell'assemblea costituente di domani saranno chiare e condivise. Se invece si produrrà uno strappo tra il vertice e la base, allora sì, corriamo un rischio serio».