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Messaggi del 08/04/2009

Tratto da "rinascitaonline"(il nostro settimanale)

Post n°891 pubblicato il 08 Aprile 2009 da hesse8

L'ospedale che non c'è più   
Il racconto dei nostri inviati a l'Aquila

Le case continuano a sbriciolarsi, stamattina due scosse forti le abbiamo sentite anche a Roma. Ho chiamato Gabriele, uno dei due giornalisti di rinascita che stamattina hanno raggiunto l'Aquila e i compagni del Pdci che si stanno dando da fare per soccorrere i superstiti

Gabriele e Raffaella sono i nostri occhi, ci raccontano lo strazio e la paura che attanagliano i senzatetto. La cronaca tiene il conto dei morti estratti dalle macerie e di paesi che non esistono più, le vittime sono 207 e i dispersi 15. Diciassettemila i senzatetto. Il governo ha stanziato 30 milioni di euro, e si moltiplicano gli aiuti e le sottoscrizioni. Anche la Tim sta accreditando gratuitamente 10 euro su tutti telefonini della zona.

Tutti provano a dare una mano, ma è dura quando la terra continua a tremare e il terrore paralizza i muscoli e la voce. Anche loro, Gabriele armato di macchina fotografica e Raffaella che appunta storie sul taccuino, tremano, lo sento dalle voci. Guardano le bare, le macerie, le persone vestite alla meno peggio che prendono il caffè assistite dai soccorritori e che raccontano le storie della loro vita sbriciolata in ventidue lunghissimi secondi e la vita di quelli che non ci sono più.

Gabriele a Coppito, frazione de l'Aquila ha stretto la mano ad Antonella, compagna del Pdci che presta aiuto e guarda sconsolata la sua casa lesionata, e ha fotografato il vaso di fiori integro, appeso al tetto semicrollato che franerà in mille pezzi alla prossima scossa. Antonella si fa forza. Racconta il primo terremoto, quello tra le undici e mezzanotte del 5 aprile che ha allarmato tutti, ma non è stato sufficiente a farli scappare e mettersi in salvo. Alle tre e mezza era troppo tardi, è venuto giù tutto. Di Coppito restano macerie e qualche casa rimasta miracolosamente in piedi.

Raffaella invece ha parlato coi medici dell'ospedale da campo allestito davanti a quello crollato de l'Aquila. L'ospedale San Salvatore inaugurato nel 2000, con la fanfara, dopo 25 anni di cantieri, suicidi illustri e tangenti. L'ospedale costruito su due soli piani proprio per attenersi alle norme antisismiche e che è stato cancellato in quei venti secondi. La protezione civile ieri mattina è arrivata convinta di dover essere soltanto di supporto al personale visto che la struttura c'era, nuova di zecca. Invece ha dovuto allestire un ospedale da campo completo e sfollare tutti i malati. Tutti, perché non c'è nemmeno un'ala agibile e i feriti gravi sono stati trasferiti altrove. Ieri funzionava una sala operatoria allestita nel reparto di ginecologia, talmente arrangiata che è stata usata solo nell'emergenza del primo giorno. Il personale lavora giorno e notte nella tendopoli, senza porsi troppe domande, nemmeno su quello che resta delle loro case e delle loro famiglie.

Un'operatrice con contratto a tempo determinato, incalzata da Raffaella, si chiede cosa sarà del loro futuro: da dopodomani niente contratto di lavoro e nemmeno un luogo dove andare a lavorare. La pediatra che stamattina cura i bambini tremanti di freddo dopo una notte passata all'addiaccio perchè non tutte le tende erano pronte, racconta con rabbia, alla nostra inviata, dei chilometri percorsi con le barelle lungo gli interminabili corridoi dell'ospedale costruito tutto in larghezza, proprio per resistere alle scosse di terremoto.
Sulle macerie del pronto soccorso stamattina è comparso un cartello di cartone scritto col pennarello: il pronto soccorso dell'ospedale da campo si trova alle spalle delle rovine.

p.m.

 
 
 
 
 

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