Creato da lascuolaoggi il 17/05/2013

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La vendicativa dottoranda legge le slides in calabrese

Post n°8 pubblicato il 20 Maggio 2013 da lascuolaoggi
 
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Primo giorno di università per Marika, primo corso: la frequenza è obbligatoria. In aula studenti di tutte le età,una cinquantina circa, con alle spalle diversi percorsi personali e scolastici. Qualcuno già lavora da precario, altri sono al secondo titolo, poche le matricole effettive. Il corso è di fondamentale importanza nel curriculum, è l’esame più difficile del piano di studi, perché la commissione pare sia molto esigente. Il professore, un uomo sulla cinquantina dallo stile un po’ country, arriva puntuale e si presenta alla classe, presenta anche le sue collaboratrici. Non si tratta di ricercatrici, ma di dottorande. Non è dato sapere su cosa si stiano specializzando le dottorande in questione, di certo sono molto giovani ma dimostrano subito di essere consapevoli del potere che hanno trovandosi in quell’aula. La classe è in religioso silenzio. Tutti sono in ascolto. Immediatamente, viene chiarito che gli esami saranno presieduti dalle dottorande (ma è legale?), accompagnate da alcuni ricercatori. Si fa, inoltre, presente alla platea che gli eventuali furbetti, quelli della serie “io firmo te, tu firmi me”, non saranno ammessi agli esami, perché tutti hanno l’obbligo della frequenza, anche se lavorano “in nero” ed il datore minaccia il licenziamento, anche se ci sono madri che dovranno pagare le baby sitter, anche se l’ateneo è lontano dal centro e, per raggiungerlo in auto o in pullman, i costi si aggirano intorno ai dieci euro al giorno. In fondo l’università non è un centro di accoglienza. Ma il titolo accademico in oggetto potrebbe dare immediati sbocchi lavorativi, quindi gli studenti abbandonano i propositi strategici e si organizzano per frequentare. Il docente introduce gli argomenti principali del corso e va via. Continua la lezione la prima dottoranda. Una giovane donna di bell’aspetto e dai capelli rossi, che sintetizza brevemente i primi capitoli del testo. Probabilmente, è alle prime armi e forse non ha mai avuto una classe di studenti già laureati,non più bravi di altri ma semplicemente più abili nell’organizzazione dello studio e nell’ottimizzazione dei tempi, molti dei quali, durante il viaggio, hanno già dato una lettura sommaria all’opera. Si tratta di un testo non semplice, la dottoranda si impegna al massimo ma la sua performance smbrerebbe palesare una formazione in ambito diverso. Poco dopo, tocca alla seconda dottoranda, una giovanissima blond girl che inserisce la penna usb nel pc e si collega alle slides. Ha inizio una lunga lettura di spezzoni ricopiati dal testo,alcune parole risultano incomprensibili perché la pronuncia è marcatamente regionale. Cominciano i vari “come?” e “può ripetere, per favore?”, e, con essi, le prime richieste di spiegazione. La giovane cammina su e giù nell’aula, a guardarla sembra quasi una soldatessa in marcia con le braccia adagiate dietro la schiena, ma non seguono risposte nè aggiunte da parte sua, salvo per incalzare con : “Ma non sa leggeRe, è scritto lì”, o per riaffermare il potere di cui è investita dicendo : “In sede d’esame sarRò io ad interrogaRvi e voglio che queste definizioni le sappiate peRfettamente, paRola per paRola”. Gli studenti sono attoniti: nelle slides non compaiono definizioni, ma estratti del testo,quindi, cosa avrebbe voluto dire quella sua affermazione così decisa?. Grazie al cielo qualcuno ha inventato Google, così, finito il corso ciascuno cerca informazioni sul percorso accademico di coloro che avrebbero potuto inficiare e rallentare la corsa agli esami. Si scoprono cose che è preferibile non riportare. Improvvisamente, però, la dottoranda-capò attira la benevolenza delle donne della prima fila. Le arriva una telefonata, la giovane si emoziona, arrossisce e scappa fuori dall’aula, ritornando felice ed ancora chiaramente emozionata. Dopo una decina di minuti, in cui lancia sorrisi da pace nel mondo, rammenta il suo ruolo ed il colorito ritorna grigio. “AlloRa, Ricominciamo la lezZione” dice e riprende a leggere le slides. Tuttavia, quel moto emozionale le ha attirato le simpatie delle altre donne che, ormai rassegnate all’idea di dover frequentare un corso di lettura al pc, smettono di porle domande, sperando almeno che la giovane dimostri riconoscenza in sede d’esame. E il giorno della temuta prova puntualmente arriva. La commissione è schierata a mo’ di falange oplitica; di fronte gli studenti,una ventina di temerari, abilmente nascosti dietro i libri. L’ansia sale, perché gli esami fanno paura ad ogni età, specie se la posta in gioco sembra così alta, specie se si spera di poter approdare ad un lavoro almeno dignitoso. La blond dottoranda, immemore della sorellanza ricevuta, chiede perfino la bibliografia del suo articolo. Guai allo sventurato che abbia osato distaccarsi dagli esempi del testo proponendone di propri, ma coerenti, su di lui si scagliano le ire della ragazza. Gli esempi da fare sono quelli del libro e basta. Anche con chi la asseconda obietta con un “non mi ha convinto completamente”o ancora con un “per me è diciotto”. Come è andata è intuibile. I venti studenti hanno “messo a libretto” l’esame, ma con voti stentati. Morale della favola: mai fare domande e chiedere spiegazioni ad un corso, se dall’altra parte c’è qualcuno che “hanno ben piazzato”.

  

 

 

 

 
 
 
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