Il Castello di Fosini si erge nel comune di Radicondoli (SI), ma è geograficamente parte del territorio di Castelnuovo Val di Cecina (PI) essendo situato alle sorgenti del torrente Pavone di fronte alla "Cornata di Gerfalco".
Le prime testimonianze del castello di Fosini risalgono alla metà del XII secolo, e testimoniano il suo inserimento nei possedimenti dei vescovi di Volterra. Successivamente fu feudo della famiglia dei Pannocchieschi, conti del vicino castello di Elci. In seguito entrò nell'ambito della sovranità senese, probabilmente sotto il dominio dei conti d'Elci.
Il castello ha una sagoma quadrangolare disposta attorno ad un cortile centrale. I lati sud e ovest molto rimaneggiati, sono in muratura rustica a pietra e mattoni. Il lato nord ovest è meglio conservato, con base a scarpa e numerose feritoie al piano inferiore.
L'interno non è visitabile, chiuso all'accesso da lastre di ferro per evitare l'accesso. Vandali e incuria, negli anni, hanno arrecato gravi danni alla struttura. Dalla torre principale si dominerebbe la valle del Pavone, immersa in un fittissimo bosco. Ci si può comunque affacciare a un vicino belvedere e godere del suggestivo panorama. Tutta l'area è inserita nella riserva naturale delle cornate e Fosini per gestire conservazione degli ecosistemi e promozione di attività produttive sostenibili quest' area verde che costituisce un autentico paradiso ambientale.
La presenza di pareti rocciose offre un luogo ideale per la nidificazione dei rapaci come il falco pellegrino, e il falco lanario. Nei boschi sono presenti il Capriolo, il Daino, l'istrice, la donnola, la puzzola e la faina. La vegetazione presenta specie rare come la viola etrusca. Di Fosini ha anche il suo fantasma. Una leggenda legata al "morbo oscuro", che colpì il centro Italia nel 300 narra che, i pochi mesi al castello restò in vita solo Ilario Brandani, con la fama di essere un negromante e conoscitore di antiche formule per evocare i morti. Rimase chiuso, per anni, da solo all'interno di Fòsini, con decine di cadaveri ed il silenzio come unici compagni.
Le misteriose e ripetute chiusure della rocca rendono affascinante la leggenda che circola tra gli anziani del posto: lo spettro del Brandani si aggira ancora per le stanze abbandonate e coloro che lo vedono sono condannati ad essere dei non-morti.
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il 11/11/2016 alle 20:55
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